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4 novembre 2017

120 Battiti al Minuto

Andiamo al Cinema

Di AIDS si moriva.
Anzi, di AIDS si muore, negli anni '80, come negli anni '90, come oggi.
Solo che non se ne parlava e non se ne parla.
Allora perchè tabù, perchè il virus si propagava per comunità e "tipi" di persone su cui si preferiva non accendere i riflettori -omosessuali, drogati, prostitute-, oggi perchè grazie ai progressi della medicina, di AIDS si muore meno, gli effetti collaterali sembrano quasi debellati, e il tutto sconfitto.
Se non fosse che i sieropositivi, in Italia come nel mondo, sono tristemente in aumento.
Oggi, per svegliare le coscienze, abbiamo un film necessario come 120 battiti al minuto, ieri, negli anni '90, abbiamo collettivi politici, impegnati in azioni informative, disturbanti, forti, in modo da smuovere un governo che non aiutava i malati, che non faceva prevenzione nelle scuole come altrove.


Act Up Parigi con le sue rigide regole, con il suo sistema interno per autoregolamentarsi, cercava di andare sempre oltre, di colpire chi -case farmaceutiche, altre associazioni, rami del governo- preferiva chiudere gli occhi, voltarsi dall'altra parte.
Mentre l'AIDS diventava una piaga sociale, mentre di AIDS si moriva.
Nel frattempo, fuori e dentro le mura del collettivo, si faceva il conto delle proprie T, ci si confronta sulle diverse cure quasi palliative, si organizzano sit-in, si prepara il sangue finto per la prossima iniziativa, si balla, si beve, ci si innamora.
In una normalità che lo spettro della morte non consente.
Fra queste mura si incontrano e si baciano Sean e Nathan, irriverente il primo, timido il secondo.
Un amore che nasce in fretta, che deve fare i conti con la malattia che avanza inesorabile, con la morte stessa che non può che essere un atto politico.
A dar loro volto e corpo, due attori tanto diversi quanto bravi come il fisico Nahuel Pérez Biscayart e il più pacato Arnaud Valois.


Non ci risparmia niente Robin Campillo, regista che al progetto dona tutto se stesso, ricordi compresi.
Non ci risparmia scene piene di bellezza e di poesia, in cui la polvere, come le cellule, vola, e scene di sesso esplicito, mitigato però, e reso così in parte necessario, dalle confessioni che fra quelle lenzuola avvengono, da prime volte che hanno segnato la vita -e l'attivismo di entrambi-, di slanci di passione che stanno ad indicare la voglia di farcela, di esserci ancora.
Scene che però hanno portato alla censura qui in Italia, dove il film è uscito vietato ai minori di 14 anni, quella fascia di età che si avvicina al sesso, e che non ne conosce i pericoli, visti i tempi in cui parlare di AIDS sembra non far più notizia, in cui di AIDS sembra non si possa più morire.
120 battiti al minuto è per questo un film che doveva essere fatto, che come la miniserie Angels of America (tratta dall'omonima opera teatrale) punta i riflettori su anni bui, e cerca di far luce, usando quelle proteste e quelle iniziative per colpire al cuore, quelle morti inevitabili se tutto tace, per urlare. Il dolore come la protesta.
Purtroppo, però, non solo di protesta e di necessità vive un film, e lì dove regia e attori sono al loro meglio, dove il messaggio e la storia, sono punti fermi, è lo sviluppo di questa che convince poco, con l'amore che in più punti prende il sopravvento rispetto alla politica, oscurandola.
Se quei primi sorrisi, quei primi sguardi, facevano ben sperare, l'andare avanti di una storia d'amore che si fa cura, che si fa poi tradimento, aiuta poco la narrazione del film. Avremmo voluto sapere di più, più di quella Senna rosso sangue, più di quegli spari insensati davanti a dei manifestanti, più di Act Up, mentre nell'ultima -lunghissima- parte del film, ci si focalizza su una morte, sperando che questa non sia vana.
Non lo è, ma in un minutaggio così dilungato, finisce per affievolire la lotta e il racconto di quanto visto fino ad allora. E per sfiancare lo spettatore.
Ed è un peccato, perchè con il ritmo giusto, con quei 120 battiti che fanno ballare, fanno entrare in azione, danno vita a chi vita vuole, l'attenzione era e rimaneva ben alta.


Regia Robin Campillo
Sceneggiatura Robin Campillo, Philippe Mangeot
Musiche Arnaud Rebotini
Cast Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adèle Haenel
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9 commenti:

  1. Temo patirei un po' la durata, ma non vedo l'ora di vederlo.

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    1. La durata non è indifferente, anche se il coinvolgimento c'è. In ogni caso, la visione è di quelle necessarie, e secondo me potrebbe piacerti più che a me.

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  2. Peccato che nel finale diventi pesante and estenuante.
    Vorrei vederlo comunque, però dopo la tua recensione lo temo un po'...

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    1. Visto l'entusiasmo generale forse mi aspettavo di più, o forse ero solo meno coinvolta dalla storia d'amore che dagli atti politici, aspettandomi meno dell'uno, più dei secondi. Mi saprai dire, che un film così francese e radical-chic non lo puoi non vedere ;)

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Giustissima osservazione sul divieto ai minori di 14 che preclude la visione a chi ne avrebbe più bisogno, sarebbe interessante vedere come si sono comportati in altri Paesi.

    Non sono invece d'accordo sul cambio di ritmo nella seconda parte, secondo me ci sta tutto, è (come giustamente fai presente altrove) la morte che esige il suo tributo, semplicemente non c'è più spazio né energia per la lotta. "Forse non sono abbastanza malato per la tua propaganda?!" Ecco, per me in questa frase di Sean c'è la disperazione di chi sa che è destinato a perdere la battaglia più grande.

    Grazie per lo spazio, Ciao

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    1. Grazie a te per il commento.
      Credo che il mio disappunto verso quella seconda parte sia da imputare a un maggior coinvolgimento verso le azioni di Act Up e un po' meno verso i singoli protagonisti. Quando la storia d'amore (e di morte) prende il sopravvento su queste a livello di narrazione, mi sono persa anch'io. Sarà anche che quell'amore non mi sembrava troppo grande, e che nel finale si è sciupato. In ogni caso, il film resta un gran bel film, ma soprattutto necessario, che questo passato non è ancora passato, purtroppo.

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  5. L'ho visto un paio di settimane fa al cinema. A me era piaciuto molto ed anche ai due amici che erano con me, non così abituati a vedere questo genere di film più di nicchia. Sì, tra prima e seconda parte cambia parecchio, ma non l'ho trovato così pesante. Non ho passato il tempo a guardare l'orologio (cosa che invece mi capita per film ben più brevi)

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    1. Il film è piaciuto anche a me, anche se di difetti ne ho trovati. La durata, appunto, mi è sembrata un po' eccessiva visti alcuni momenti "sforbiciabili". Con i film di Kechiche in cui c'è l'amore, c'è il sesso, ma mancano gli atti politici, mi ci son persa molto di più per fare un esempio.
      In ogni caso, continuo a consigliarlo, che viste le tematiche, è un film che deve essere visto.

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