Pagine

13 dicembre 2017

Smetto Quando Voglio - Ad Honorem

Andiamo al Cinema

Il momento di smettere, forse è arrivato.
Ma per finire in bellezza, ci vuole il botto, no?
E il botto, ad honorem, arriva.
Sì, perchè l'entusiasmo irrefrenabile per quel primo capitolo che ancora non era un primo capitolo e che era scemato in un secondo piuttosto stanco (per colpa soprattutto di un inizio riassuntivo), torna ad accendersi ora che la Banda deve portare a termine la sua missione.
Non c'è tempo da perdere, qui, non ci sono premesse, riassunti, presentazioni da fare. Si parte da dove ci si era lasciati, il lungo flashback che era Masterclass fa tornare al presente, con un cattivo da sconfiggere e un attentato da sventare.
Per farlo, però, di problemi da affrontare ce ne sono.


Primo fra tutti il fatto di essere in prigione.
Ogni componente della banda, poi, in una diversa.
Secondo, e non meno importante, il fatto che a questo attentato nessuno creda, né la polizia né la propria compagna, e Pietro non ha altra soluzione se non riunire la banda in quel di Rebibbia e da lì, complice un concerto d'opera, evadere.
Solo così riuscirà a fermare l'esplosione di Sopox e il suo creatore.
Ovviamente, evadere non sarà una passeggiata, o meglio, lo sarà per delle "grandi menti" come le loro e grazie ai discorsi motivazionali di Pietro (sì, come no), ma si dovrà scendere a patti con l'arcinemico della situazione, il mai dimenticato Er Murena.
Una volta fuori, in un piano tanto geniale quanto assurdo, l'azione si sposta tutta a La Sapienza, con una cattivo che tanto cattivo non è, e che cerca invece vendetta. E sarà qui che l'agente Paola Coletti tornerà in pista, e che le "grandi menti" si dovranno scervellare per neutralizzare il gas nervino e salvare la situazione.


I marchi di fabbrica di Smetto Quando Voglio sono sempre stati due: il ritmo e la citazioni.
Se il primo traboccava di entrambi, il secondo mancava proprio del primo ed essenziale, lasciando indietro lo spettatore, appesantendolo pure un po'.
Qui si torna invece sulla retta via, con una sceneggiatura che non sbava, anzi, è così ben calibrata da capire quando giocare le carte dell'ironia, quando ripetersi per strappare un'altra risata, quando lasciarsi andare a momenti più seri e romantici. Come nelle migliori commedie, il tempo è tutto, e così quella fuga diventa il vero centro del film, folle e nerd al punto giusto, con il baritono Alberto a rubare la scena. Ritmo, poi, anche nella colonna sonora: al Barbiere di Siviglia fanno da contrappunto le solite chicche rockettose, mentre è meglio stendere un velo sulla Ad Honorem di Scarda che accompagna i titoli di coda.
E le citazioni?
Tornano alla ribalta, e se la più romantica -anche se un po' sbrigativa- è quella dedicata a Lost, il bello avviene quando La Banda si autocita, si prende gioco di sé, dei discorsi motivazionali di Pietro, delle "grandi menti" che rappresentano e scherzano e giocano fra loro.
Se i punti di forza di Smetto Quando Voglio sono questi, il punto di forza di ogni trilogia che si rispetti, è l'affezionarsi ai personaggi, e qui anche i nuovi arrivati (parlo del goliardico Morelli e del malvagio Lo Cascio) trovano spazio, e anche i più egocentrici come Libero De Rienzo e il suo Maalox o il mentalista Sermonti, con il solo Edoardo Leo che come in Masterclass sembra recitare troppo, chiuso in espressioni cartoonesche e stanche.
Si conclude in ogni caso in bellezza, con un altro auto-riferimento che fa sorridere, sì, e fa già rimpiangere di essere arrivati davvero a smettere.


Regia Sydney Sibilia
Sceneggiatura Sydney Sibilia, Francesca Manieri,
Luigi Di Capua
Cast Edoardo Leo, Libero De Rienzo,
Greta Scarano, Pietro Sermonti

8 commenti:

  1. Visto al TFF così, per caso e senza grandi aspettative, non avendo amato granché i precedenti. Questo non ha fatto eccezione, ma forse è quello che ho preferito. Spassoso e ben costruito, anche se Lo Cascio cattivo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io partivo avendo amato il primo, un po' meno il secondo. Ritrovando una signora storia e dei signori incastri, ho ritrovato lo stesso entusiasmo iniziale. Per Lo Cascio, poi, ho un debole ancora più forte dai tempi de La meglio gioventù, non posso essere imparziale...

      Elimina
  2. Io voglio uno spin-off su Er Murena. Mai visto un Marcoré così affascinante *__*
    Scherzi a parte, degna conclusione col botto (e la lacrimuccia) per una trilogia che non sfigura accanto ad altre più conosciute e blasonate :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Er Murena e il suo flashback sono stati il più di questo episodio. Conclusione davvero in bellezza, se la meritava questa trilogia che sarebbe tanto bello esportare :)

      Elimina
  3. Ti dico solo che io sul finale mi sono commosso... sul serio! Una trilogia chiusa davvero in bellezza!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti posso capire, mi sono commossa pure io per questo strano ma bellissimo viaggio. La Banda mancherà.

      Elimina
  4. Devo ancora vederlo, ma mi fa piacere leggere un commento positivo, ho sempre paura quando si tratta di sequel.

    RispondiElimina
  5. Ho visto il primo (Bello), il secondo l'ho visto benino ( i primi venti minuti non li ho visti) e mi è piaciuto per quello che appunto ho visto.
    Questo conclude degnamente la trilogia che via via si è fatta più seria rispetto all'inizio...comunque non so se è finita, la sensazione che ho avuto è che la poliziotta sapesse chi fosse Lo Cascio (e infatti non si vede la scena dell'arresto)....non vorrei ci fosse un quarto capitolo....
    Ciao!

    RispondiElimina