Se non ancora in vacanza -che se non si è capito ieri, mi piacciono i posti freddi- perlomeno con un libro.
Dopo tanto Dostoevskij, dopo tanti classiconi dalle pagine infinite -ma bellissime- quest'anno c'era voglia di leggerezza, di semplicità.
Felicità Familiare è breve, forse troppo, è un piccolo sunto di vita, scritto in gioventù da Tolstoj.
Come faccia Tolstoj a conoscere così bene le donne, i loro pensieri, i loro moti d'animo, non lo so.
Sarà stata quella moglie, al suo fianco per una vita intera? Saranno state le zie con cui è cresciuto?
Sta di fatto che Maša non ha niente da invidiare alla più famosa Anna, tratteggiata e raccontata com'è.
Una ragazza semplicissima, che la vita ancora non l'ha vissuta, orfana a 17 anni, per 17 anni sempre vissuta in campagna, nella tenuta di famiglia, di cui ora è chiamato a farsi carico l'amico e vicino Sergej. Più grande (dicono anziano, dicono già ritirato dalla vita, a soli 35 anni), che Maša l'ha vista crescere, c'ha giocato come fosse sua figlia, e ora, con gli anni passati, con la maturità di lei avvenuta d'un balzo, qualcosa cambia.
Sguardi, parole, sensazioni.
Tutto fa pensare a un amore sul punto di nascere, tutti -la sorellina Sonja, la governante Katja e i domestici di casa- auspicano un'unione.
Pure Maša, affascinata dal fascino che emana su Sergej, dalle sensazioni che per la prima volta sente.
Non Sergej, però, che dalla vita appunto si è ritirato, che la vita l'ha vissuta, con le sue delusioni amorose, con la società subdola e snob che gli fanno preferire la campagna. Lo sa, lui, che Maša è ancora una bambina, che da quella società si farà attirare, che vorrà vivere, ballare, divertirsi, non ritirarsi con lui ancora e per sempre in quella campagna che da sempre la circonda.
Ma l'amore, la passione, sanno essere testardi. Se ne fregano delle decisioni, sanno perorare la loro causa.
E Maša e Sergej si sposano.
La felicità familiare prende tutti alla sprovvista: com'è bello condividere, ridere, stare svegli fino a tardi, fare colazione assieme, aspettarsi e raccontarsi tutto! Com'è bella la novità, l'amore, sì, finché non diventa un'abitudine.
Finché quella società subdola e snob non si insinua, la campagna viene a noia, e San Pietroburgo con i suoi balli, i suoi giovani principi, le serate di sfarzo, non cambiano gli equilibri, non cambiano Maša, diventata una madre non attenta, non presente, e una moglie sempre più distante.
Tutto questo ci è raccontato con la voce di lei, che inquadra lui, che colpevolizza se stessa, che cerca soluzioni che però non sanno oltrepassare il silenzio, la rabbia, la delusione, che entrambi provano ora, per quel loro matrimonio.
E si soffre, con lei, con lui, per questo cambiamento, come a dimostrare che la felicità, l'amore eterno, non esiste. La si odia pure un po', Maša dimenticando la sua giovane età, quella libertà e spensieratezza che non ha mai provato, insinuandosi in quello che sembra un suo diario, un suo ricordo.
Ma Tolstoj è un romantico, è uno scrittore che sa cosa la sua protagonista può fare, può dire, può cambiare. Sa come gestire i personaggi, la storia, anche quella più semplice e comune di un matrimonio celebrato in fretta, delle mura domestiche a fare da nido, prima, da prigione poi.
Così, breve e intenso e denso com'è, Felicità Familiare porta in una Russia meno tragica e meno "old fashioned", una Russia non troppo distante dall'oggi, dalle relazioni universali nate in gioventù e con il divario dell'età ad essere un ostacolo.
Così, Felicità Familiare, racconta la felicità come la intendo io, come la pensa e la condensa Sergej in parole da scolpire:
"Io ho vissuto parecchio e mi sembra di aver trovato ciò che serve alla felicità.
Una vita tranquilla, unita, nel nostro sperduto angolo di campagna, con la possibilità di far del bene alla gente, ed è così facile fare del bene a chi non è abituato a riceverlo. Poi il lavoro, un lavoro che spero sarà utile; poi il riposo, la natura, i libri, la musica, l'amore per chi ci sta accanto. Ecco la mia felicità e non chiedevo di più. E adesso, per di più, una compagna come voi, è tutto ciò che possa desiderare un essere umano."
Letture impegnate, per questo lunedì :). Non è per questioni politiche, ma la Russia e tutto ciò che deriva dalla Russia li ho sempre visti come qualcosa di troppo distante...che poi può sembrare un paradosso, visto quanto la cultura americana (soprattutto la cultura pop) mi abbia influenzato :D
RispondiEliminaPer fortuna, meno impegnate di quel che sembra, breve e intenso questo racconto lo si finisce in appena due giorni, e ci voleva dopo gennai passati su mattoni bellissimi ma molto più voluminosi!
EliminaLa Russia a me affascina da morire, e ritrovarmi quando fuori fa freddo a leggere di balli, samovar caldi e galosce contro il fango mi emoziona sempre.
Il Tolstoj insospettabile, perché poco pesante, che potrebbe fare proprio al caso mia. L'ho sempre temuto molto. :)
RispondiEliminaSe vuoi i tormenti, vai da Dostoevskij, ma come descrive l'amore -anche in mezzo alla guerra- Tolstoj... qui poi, breve ma intensissimo, non può deluderti, affrontalo presto e a cuor leggero ;)
Elimina