Pagine

5 gennaio 2018

The Greatest Showman

Andiamo al Cinema

Il musical torna di moda.
Merito di La La Land e di produttori di nuovo pronti a scommettere sul genere.
E cosa aspettarsi da un musical ambientato nel mondo del circo, anzi, che mostra la nascita del circo, in cui non mancano storie d'amore, cadute e rinascite, il sogno americano?
Cosa aspettarsi da attori che il musical l'hanno nel sangue, tra chi ritorna al primo amore teatrale (Hugh Jackman) e chi a quello televisivo (Zac Efron), accompagnati da una cantante giovanissima (Zendaya) e da attrici che con la voce sanno sorprendere (Michelle Williams e Rebecca Ferguson -in realtà doppiata)?
Ci si aspettano scintille, direte voi e dico io, il kitsch ovviamente, la leggerezza e la passione, canzoni da intonare e cantare tutti assieme, il colore, l'emozione... Insomma, uno spettacolo spettacolare per rubare le parole a Baz Luhrman, uno che con Moulin Rouge il suo musical kitsch, colorato, pieno di passione ed emozioni è riuscito a regalarcelo.
E invece -perchè era ovvio che si sarebbe arrivati ad un invece- The Greatest Showman scorre via veloce, leggerissimo, senza così lasciare alcuna traccia.


I 105 minuti di durata non si sentono, ed è un bene, ma non si sentono nemmeno l'emozione, l'amore, di un uomo verso una famiglia, verso il suo sogno.
P. T. Barnum si spinge sempre più in là, e dopo essere riuscito a sposare la ragazzina dei suoi sogni -tanto ricca lei, quanto povero in canna lui- e aver costruito dal nulla un museo e uno spettacolo che attira pubblico e critiche e grazie a queste ancora più pubblico, cerca la stima e l'amore di tutti, con uno spettacolo più serio, che possa lavare e nascondere la sua aria circense.
Si spinge oltre lui, ma resta fermo un film che condensa una vita intera in pochissimo tempo, galoppando da una caduta all'altra, da una catapecchia a una villa stratosferica, andando avanti veloce, passando da un sogno all'altro, da una sfida all'altra, da soldi che si trovano con facilità, che si sperperano altrettanto velocemente senza alcuna remore. L'amore per quella famiglia che sembrava il motore di tutto, si appanna, lo si dimentica quasi, e noi pubblico non lo sentiamo ormai più, nemmeno ci facciamo il tifo. Lo si sposta allora in un'altra coppia, in un altro amore tormentato, questa volta non solo per questione di classe ma anche di colore della pelle.
Ne saranno felici le fan più giovani, ancora stregate dalle gesta di Efron, ma pure qui, tutta questa tensione, questa difficoltà, fatica ad arrivare, condensata e frettolosa com'è, immersa in mille altre tensioni e temi: dal riscatto personale alla difesa del diverso, dall'amicizia da rispettare alla vergogna verso la società omologatrice passando pure il ruolo del critico.


Ok, si dirà, è un musical, un musical che vuole raccontare il circo e la sua vita, vuole raccontare sogni e speranze, poco importa se queste sono banali e spesso trattate in modo veloce. La magia sta anche altrove.
Vero, dico io, ma sarebbe bastato condensare meno, evitare riassuntini di una vita intera, evitare tournée e prime donne che per un nonnulla -un nonnulla davvero- perdono le staffe. Insomma, un minimo di rispetto per la sceneggiatura e la sua struttura e soprattutto per i suoi personaggi.
E poi, visto che di musical si tratta, dove sono le musiche pronte ad essere messe in cuffia, dov'è la colonna sonora perfetta che si vuole ascoltare e riascoltare? Dove? Perché -e non sto esagerano- messo piede fuori dalla sala nessuna delle tante canzoni pop leggerissime e ritmate capaci di coinvolgere era rimasta in testa, nessuna, e con Elvis che cantava suadente alla radio, la memoria ha azzerato ogni possibilità di ripescarle. E, per una che ancora può intonare ogni parola di Come What May o di City of Stars, la cosa non è perdonabile.
Il fatto è che le canzoni di The Greatest Showan sono come il film stesso: leggerissime, pop, patinate. Capaci di accontentare e soddisfare, ma non di rimanere.
E non me ne voglia Hugh Jackman che da solo vale la visione e che si vede quanto si è divertito, non me ne voglia nemmeno Zac Efron, dalla voce suadente, o il coreografo che almeno il suo lavoro l'ha fatto un gran bene, o lo scenografo che in quanto a colore e kitsch e poesia non si è risparmiato, me ne voglia un po' Michelle Williams, ma il suo personaggio -così come le sue canzoni- non sono certo il meglio che c'è, e pensare che dovrebbe essere il lato della coppia per cui tifare...
Ma insomma, questo The Greatest Showman sarà anche capace di intrattenere per un paio d'ore come un vero Showman, ma grande, indimenticabile, non lo è di certo.


Regia Michael Gracey
Sceneggiatura Jenny Bicks, Bill Condon
Musiche John Debney (colonna sonora), 
Benj Pasek, Justin Paul (canzoni)
Cast Hugh Jackman, Zac Efron, 
Michelle Williams, Rebecca Ferguson
Se ti è piaciuto guarda anche
Moulin Rouge, Chicago, La La Land
Voto: ☕/5

4 commenti:

  1. Ho visto che da me arriverà al cinema la settimana prossima, in ritardissimo ma niente di meglio. Il musical mi piace sempre, e ammetto di accontentarmi di poco. Se quel poco, almeno, è un bello spettacolo. Di canzoni ho ascoltato per caso Rewrite the stars e un po' la canticchio, parto avvantaggiato. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo spettacolo si fa vedere e scorre via che è un piacere, ma dalla storia -così come dalle musiche- mi aspettavo molto di più. Parti avvantaggiato, e avvisato ;)

      Elimina
  2. Peccato che gli autori delle canzoni di La La Land questa volta non siano riusciti a replicare la magia...

    Per il resto non so se essere preoccupato dal fatto che il film non lasci il segno, o incoraggiato dal fatto che comunque scorra via, cosa che per i musical in generale - La La Land escluso - non è nemmeno da poco. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La nota positiva in questa musica leggerissima e godibilissima -ma pure dimenticabilissima- è proprio la leggerezza con cui scorre. Anche troppo velocemente, in realtà, con una vita intera mostrata in un soffio condensato, senza troppi approfondimenti.

      Elimina