È uscita l'ultima, bellissima, fatica di Guillermo del Toro (La Forma dell'Acqua, QUI la recensione), e io mi sento in colpa.
Mi sento in colpa nei confronti di tutti i suoi fan e di del Toro stesso, per conoscerlo così poco.
Perché sì, è per me il regista di Blade II, di Pacific Rim, di Hellboy generi e film che a fatica rientrano nei miei gusti, nel mio interesse.
Ma è anche il regista de Il labirinto del fauno, questo sì recuperato in tempi poco più che recenti e quindi, un'altra occasione, un modo per aprire un altro varco alla sua estetica, andava fatto.
Crimson Peak, evitato al cinema perchè titubante, per un genere -l'horror, seppur gotico- che non mi appartiene, trova ora il suo spazio.
E tristemente lo trovo come me lo aspettavo: una fiaba gotica con inserti horror e pure un po' splatter, che però sa di già visto e di già sentito.
Dai tempi di Daphne du Maurier, per dire.
Abbiamo una giovane aspirante scrittrice, indipendente e volitiva, unica figlia di un padre vedovo, derisa in società per i suoi sogni e le sue velleità, già nelle grazie di un giovane oftamologo, che viene però battuto dal fascino del diverso, nella fattispecie quello di un baronetto inglese, che cerca fondi in America per una macchina capace di estrarre l'argilla.
Che il baronetto in questione abbia le fattezze di Tom Hiddleston spiega il cedimento senza troppi scrupoli da parte di Mia Wasikowska, capace di mettere all'angolo uno come Charlie Hunnam, che impomatato e in ghingheri fa di certo meno figura che in sella ad una moto.
Tant'è, comunque, i due si amano, lui nasconde chiaramente dei segreti, il padre di lei li scopre, ma muore non certo accidentalmente prima di condividerli con la figlia, i due quindi si sposano, lei vola -pardon, naviga- fino in Inghilterra al suo fianco, prendendo dimora nella diroccatissima tenuta di famiglia assieme alla sorella, gelosa, malvagia, altrettanto misteriosa, sempre di lui.
E se già prima poco di nuovo veniva detto con l'amore che sboccia e affronta ostacoli, ora poco di nuovo viene aggiunto, tra misteri, passati da scoprire, sotterranei da evitare, fantasmi che svelano verità, e bagni di sangue rossi come l'argilla che sta facendo affondare quella tenuta.
Mi si potrà dire, allora, che è proprio questo l'intento di del Toro: tornare a mostrare su schermo un horror vecchia scuola, lontano da telecamerine e effetti suspense, tornare a quei vecchi film di una volta, in cui il terrore veniva dato da angoli bui della casa, da presenze che si sentono e personaggi che nascondono chissà che.
E va bene. Il livello citazionista c'è, l'atmosfera è resa un gran bene.
Mi si potrà dire che il livello tecnico è quello che conta, che i costumi svolazzanti, il trucco, la bellezza dei protagonisti tutti (difficile imbruttire Jessica Chastain, anche se cattiva), di quella tenuta seppur diroccata, seppur senza un soffitto e a breve pure senza un pavimento, che la regia di del Toro stesso -che si muove in questi ambienti dando loro vita- fa la differenza.
Tutto vero, tutto insindacabile.
Però, quando l'horror si fa splatter, quando ancora una volta si indugia in quel rosso che tutto sembra coprire o inghiottire, quando i coltelli affondano nella carne e quando poi i protagonisti si comportano nel classico modo scemo degli horror (correndo incontro al pericolo invece di scappare), bè, io dico che questo del Toro non fa per me. Sarà anche una storia di fantasmi, sarà anche la storia scritta da una ragazza dalla fervida fantasia che scopiazza così temi già visti, ma preferisco starmene in compagnia di fauni e di mostri della laguna.
Regia Guillermo del Toro
Sceneggiatura Guillermo del Toro, Matthew Robbins
Musiche Fernando Velázquez
Cast Mia Wasikowska, Tom Hiddleston,
Jessica Chastain, Charlie Hunnam
Se ti è piaciuto guarda anche
Il mistero di Sleepy Hollow, The Others, The Woman in Black
Voto: ☕☕/5
Pensa che io invece ho adorato anche questo.
RispondiEliminaLo squarcio nel tetto, quello da cui penetrano in casa Sharpe tutte le stagioni, mi è rimasto nel cuore e ho adorato la natura non già di storia DI fantasmi, ma di storia CON fantasmi, dove i veri malvagi (ai quali non si riesce a voler totalmente male) sono gli esseri umani, che si autocondannano a vivere male.
L'unica cosa che non ho apprezzato è la natura "pupazzosa" dei fantasmi, ben diversi dalla reale bellezza del Gill-Man.
Mi aspettavo di più, in realtà, dai fantasmi, che compaiono qua e là per avvertire/spaventare Edith e nulla più, che poi non ci voleva un fantasma ad intuire cosa stava succedendo... Diciamo che come omaggio agli horror gotici e alle loro atmosfere funziona, ma poco di nuovo ha da dirmi, non essendo poi il mio genere. Ma quella tenuta, anche se bucata, era un sogno!
EliminaPer me l'unico vero scivolone di Del Toro regista, un film che ho sentito quasi stanco e invecchiato già dalle prime immagini.
RispondiEliminaRifacendosi a un genere già di suo classico, non è riuscito ad evitare di dire cose già dette. Il resto della sua filmografia ancora mi manca, ma La Spina del Diavolo a parte, non mi sento nemmeno di recuperarla.
EliminaA me infatti ha certamente affascinato, d'altronde la qualità c'è e si vede, ma non ha convinto, anzi, leggermente deludente, comunque c'è di peggio ;)
RispondiEliminaOvviamente c'è di peggio, qui solo per la bellezza del lato tecnico e dei protagonisti, si arriva alla sufficienza!
EliminaMi unisco al coro di chi, ai tempi, l'ha trovato derivativo ma incantevole.
RispondiEliminaCapisco l'incantevole, ma la deriva è di un genere che anche su carta ha fatto per me il suo tempo -dai tempi dell'adolescenza- quindi non mi ha coinvolto come speravo.
EliminaA parte La forma dell'acqua, è uno dei del Toro che ho apprezzato di più. Seppure moderatamente e con tutti i suoi difetti del Toro, anzi del caso.
RispondiEliminaSe non ha fatto per te questo, non oso immaginare i mediocri Blade II ed Hellboy o l'inguardabile Pacific Rim... :)
Da quelli continuerò a tenermi a distanza, infatti, meglio rimanere nella poesia de La forma dell'acqua per un altro po' :)
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