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27 febbraio 2018

Everything Sucks!

Mondo Serial

Everything Sucks potrebbe essere la perfetta descrizione dell'ennesima ondata nostalgica che travolge il piccolo schermo, o Netflix, per la precisione.
Passati -per il momento- gli anni '80, sono i '90 a tornare sulla breccia, come ci mostrano mode, programmi televisivi, gruppi e ninnoli vari per la gioia degli inguaribili adolescenti che noi trentenni siamo.
Everything Sucks cavalca quest'onda, cerca di far tornare a quei tempi, ai tempi soprattutto di teen drama lacrimosi, pieni di pathos, di amori mal corrisposti e di tentativi di sopravvivere ai duri anni del liceo e dell'adolescenza, con un occhio di riguardo anche ai genitori, ovviamene. Lo fa però con una linea più goliardica, con una serie comedy che forse è parodia, ma che non fa ridere, e semplicemente sfrutta al massimo quella che è la sua unica carta vincente: gli anni '90, appunto, riproponendo quelle mode discutibili, quei ninnoli (ciucci, Game Boy, tamagotchi che siano) e soprattutto la musica.
Oh, quanto sfrutta la musica 90's!
Dagli Oasis a Tori Amos passando pure per gli Ace of Base, si cerca per fortuna di rendere le musiche parte del contesto, anche se la sensazione è quella di voler giocare facile, facilissimo.



La seria è ambientata a Boring, e Boring potrebbe essere un altro aggettivo che calza a pennello per descrivere la serie.
Noiosa, ripetitiva, con personaggi più che stereotipati, dei veri e propri cliché viventi.
Abbiamo un protagonista carino, simpatico, alla mano, che pur essendo una matricola (no, non mi soffermerò sul colore della sua pelle, perchè che non sia un problema è uno dei -pochi- meriti della serie) conquista subito un posto di riguardo nella storia, e come Dawson ha una passione per il cinema, cerca di creare un film -dopo aver realizzato un videoclip- e cerca invano di conquistare la bella di turno. Non sarà un Peacey, però, il suo rivale in amore, ma una lei. Una lei che è però la stronza di turno, la bella e impossibile del liceo, già travolta nell'amore per il bello e tenebroso e intelligente aspirante attore. Almeno per un po'. Perché decidendo di giocare facile, e sporco, l'amore lesbo al liceo mancava.
Abbiamo poi il nerd saccente, il nerd simpaticone, spalle comiche che si vorrebbero però prendere a sberle in continuazione, con i loro ghigni, e infine abbiamo un preside dal cuore infranto e una madre single che il figlio lo lascia solo in casa per giorni, che finiscono pure loro per innamorarsi e vivere un amore complicato.
Perché se al liceo non hai una storia travagliata, non sei nessuno.


C'è però da dire che no, non tutto fa schifo, non tutto è noioso in Everything Sucks.
Qualcosa, pian piano, si costruisce.
Ci vogliono più della metà degli episodi (che durano solo 25 minuti l'uno, ed è tutto dire), ma alla fine, Luke, Kate e soci, iniziano a star simpatici, vanno oltre il loro aspetto di macchiette, di attori alle prime armi che accentuano ed esagerano ogni mossa in modo fastidioso (cara Peyton Kennedy, no, non sei la nuova Eleven, Sydney Sweeney potresti essere la nuova Mena Suvari).
O sarà il film che si sta realizzando, che diventa finalmente il centro della scena, aspettandosi poi una risoluzione finale che lo vede al centro, che lo vede come catalizzatore di tutte le storie portate avanti piuttosto pigramente, senza chissà quale sforzo.
Sorprende che dietro a tutto questo, come creatore, produttore e sceneggiatore (e pure attore, nei panni di un'altra macchietta: il responsabile del gruppo audiovisivo) ci sia uno come Ben York Jones, che in coppia con Drake Doremus ha scritto i ben più profondi, sinceri e maturi Like Crazy, Breath In e Newness.
Che sia una parodia, che sia un ritorno goliardico a quel mondo che abbiamo vissuto o visto in TV e al cinema per anni, resta il fatto che fra tutte le (troppe) operazioni nostalgia che sfruttano la nostra propensione a guardare indietro, Everything Sucks è quella meno riuscita, con meno cuore, con meno genuinità. Se volete gli Oasis, i Blur, gli anni '90 e i drama adolescenziali, meglio dare una letta al My Mad Fat Diary di Rae.


Voto: ☕/5

10 commenti:

  1. Sai che, in effetti, non mi ispira minimamente?
    Questi amarcord hanno già iniziato ad annoiarmi un po'.

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    1. Soprattutto quando così anonimi e poco genuini... lo si vede in velocità visto quanto e breve, ma non lascia il segno.

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  2. Cooosa?
    Dopo questa stroncatura potrei non rivolgerti più la parola! :)

    Io l'ho adorata totalmente. E comunque non mi è sembrata assolutamente una parodia, quanto una dichiarazione d'amore nei confronti degli anni '90.

    Parole del genere potevo aspettarmele da Ford, non certo da te. :(

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    1. Ma con te tutti i prodotti minimamente anni '90 han vittoria facile, non vali ;)

      Su, tra attori piuttosto cani, una simpatia ridotta a macchiette e le canzoni che fanno da specchietto per le allodole poco regge. Il termine parodia lo usa wikipedia, e lo riporto perchè se questa era una dichiarazione d'amore... Gli ultimi episodi un po' si salvano, ma data la brevità, è un salvarsi per modo di dire.

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  3. A me non attirava, sono un po' stanco dei momenti nostalgia, e nonostante la breve durata, non le darò una chance e anzi a chi mi chiederà risponderò con questa tua stroncatura :D

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    1. Bravo, non ascoltare il 90's boy del Cannibal! Operazione quanto mai subdola, e tranquillo che non ti perdi niente di che. Molto meglio, in tema, My Mad Fat Diary.

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  4. Comunque puntare sulla musica 'old' è sempre una carta vincente :D, quindi consiglio, a chi vuol provare piacevole nostalgia, di cercare su youtube canzoni anni '90, in modo tale da non dover perdere tempo a vedere una serie non memorabile. A parte gli scherzi, il tuo giudizio non è così negativo, ma ho l'impressione è che Netflix proponga molte cose che francamente qualche anno fa non sarebbero state trasmesse dalle tv all'una di notte...Poi mi fa paura l'effetto 'devo scimmiottare Stranger Things perché Stranger Things piace quindi prendo attori e creo personaggi che assomiglino agli eroi di Stranger Things'.

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    1. Esatto. Diciamo che oggi in cui ogni canale/piattaforma è alla ricerca di contenuti nuovi, trovano spazio anche prodotti non meritevoli, o non accurati e profondi, che saltano sull'onda facile della nostalgia e poco impegnano. Van bene -e se vai su twitter, di fan ce ne sono parecchi- ma la puzza di stantio si inizia a sentire.

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  5. sono rimasto fermo al primo episodio, troppo poco per farsi un'idea precisa. quindi proseguirò, anche per capire se starò nel #teamlisa o nel #teamcannibal ahahaha :D

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    1. Io ho i biscotti, vieni nel mio team ;)
      Scherzi a parte, staremo a vedere se la nostalgia sarà canaglia o se i cliché non ti abbaglieranno.

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