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17 febbraio 2018

Lo Squalo

#LaPromessa2018

Caro Steven ti scrivo,
sì, ancora, e direi che ormai siamo abbastanza in confidenza per chiamarci per nome.
Mi ero ripromessa di vedere quei tuoi primi film che dal nulla ti avevano portato ad essere uno dei registi più richiesti e definiti visionari di Hollywood. Un regista, per dire, adorato da Dawson Leery.
Mi son sempre chiesta perchè lui ti venerasse tanto, perché si ostinasse in quei pipponi filosofici ai danni di Joey sulla tua bravura.
Sì, E.T. ha spezzato il mio cuore, resta uno di quei film per cui è impossibile cambiare canale se capita in TV, sì, Hook, i bambini sperduti, l'Isola che non c'è, Robin Williams, sono una fiaba dolcissima, bellissima. Ma poi la china è iniziata a scendere, la magia a lasciare il posto a quei film classici e didascalici, a quelle storie vere, americane, e quindi meno fantasiose.
C'ho provato, quindi, a rinverdire la magia, e se gli Incontri Ravvicinati hanno stremato me e il giovine, per Lo squalo sono tornata a chiedere supporto al migliore amico, infilando un altro giovedì assieme sul divano, a ciarlare, commentare, a fare i Joey e i Dawson della situazione, anche se ci siamo sempre più identificati in Jen e Jack, anche se nessun fiumicciattolo scorre oltre le nostre finestre.



Lo Squalo lo avevo visto a chissà quale età, chissà quanti anni fa, ricordavo bene la montatura da serial killer degli occhiali di Roy Scheider -tornata drammaticamente di moda-, ricordavo ovviamente la colonna sonora, o perlomeno QUELLA musichetta, perfetta per ogni bagno al mare che si rispetti tra amici burloni.
E poi?
Devo ammettere che la memoria faceva cilecca, che poco altro ricordavo, e così sono tornata fra le spiagge non certo sicure di Amity.
La prima parte scorre via veloce tra sindaci e bagnanti poco intelligenti, tra ansie materne, attacchi che non si vedono, quel grande squalo che azzanna da sott'acqua e che si avvicina anche troppo alla costa -decisamente troppo, visto che poi lo si cerca in pieno mare aperto-, bambini che scompaiono nel nulla, cagnolini per cui ancora mi piange il cuore (e che non versano una goccia di sangue).
Poi, con pescatori alle prime armi che se ne escono come in scampagnata a caccia, poi, con quello squalo che sembra troppo piccolo per i danni causati, e biologi marini che supportano questa tesi, e veri e propri cacciatori, lupi di mare pronti ad andare davvero a caccia, il film cambia.
La seconda parte dimentica quei bagnanti impauriti, quella città facilmente corrutibile, dimentica pure i traumi di bambini che pur vedendo un loro coetaneo mangiato vivo, non sembrano temere l'acqua.
E si va per mare.
Inizia una sfida 3 contro 1, due inesperti contro un burbero, ciarliero, testardo, tre marinai su una bagnarola che sembra un'imprecazione (orca!) contro uno squalo, enorme, temibile, che finalmente si vede nella sua interezza.
Io a questo cambio non ero preparata, o meglio, ricordavo solo questa parte -meno lunga, meno spossante- fatta di tanti scontri, di tante lotte.


Perché così tanti, Steven?
Perché rimandare ancora e ancora e ancora quello finale? Con le musiche di John Williams che qua e là fanno meno paura, sembrano sottolineare una gita fra amici? E pensare che è qui che si zittisce tutti. Non con il silenzio, non con la tragedia imminente che si sente arrivare, ma con un racconto tragico -e vero- di un sottomarino e dei suoi sopravvissuti, che dà spessore a quel Quint finora piuttosto insopportabile nel suo dar ordini, nel suo volercela fare a tutti i costi, costi quel che costi, da solo, come un moderno (si fa per dire) Capitan Achab.
Quando lo scontro finale arriva, e arriva in un bagno di sangue che non mi aspettavo e che impressiona come non mai, ancora mi zittisco, certo.
Ma me lo aspettavo, anzi, ce lo aspettavamo diverso questo Squalo, capace di entrare nell'immaginario collettivo, capace di infondere paure a volte infondate a generazioni e generazioni di bagnanti. Bello, sì, coinvolgente e spaventosamente teso, certo.
Però Steven, lo devo ammettere, più che vederti all'opera qui, tra acqua e barche, più che vederti muovere e manovrare squali finti, a rendere speciale la serata sono stati i video in cui cercavamo di capire l'amore di Dawson nei tuoi confronti, finendo in un vortice nostalgico verso quell'adolescenza finita -fortunatamente?- da tempo a rivederci i momenti topici di un telefilm invecchiato male, molto peggio del tuo film ad essere onesti.
Caro Steven, l'appuntamento è ora per il 29 marzo, ti aspetto al varco con il già tanto acclamato Ready Player One, che sembra pane per i tuoi vecchi denti, diverso e distante dalle storie americane che finora c'hai raccontato.
Nel mentre, grazie per la carrellata di ricordi, per i brividi qua e là, che però -spiace dirlo- hanno perso il loro mordente. E sembra una battuta triste, viste le mascelle del titolo.


Regia Steven Spielberg
Sceneggiatura Peter Benchley, Carl Gottlieb
Musiche John Williams
Cast Roy Scheider, Richard Dreyfus, Robert Shaw
Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. Per me Dawson's Creek è invecchiato molto meglio rispetto ai film di Spielberg. Anzi, ad avercene oggi di serie così...
    Una a dire il vero molto vagamente simile adesso c'è (Everything Sucks!).

    Lo squalo me l'ero rivisto qualche estate fa. Anche per me teso e tutto, ma magari non tutto 'sto cultissimo come si dice in giro...

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    1. La serie magari non è invecchiata troppo, ma lo sono io e la paturnie di Joey e Dawson mi hanno fatto ridere, più che compassione... Comunque questo squalo teso e ben fatto per l'epoca rimane, ma non perfetto, soprattutto nell'ultima estenuante parte.

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  2. Hai già visto il documentario su Spielberg? se no, ti consiglio di vederlo, perché ha molto a che fare con questo eccezionale film e tanti altri ;)

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    1. Me lo segno, grazie! Tornerà utile per fine marzo, quando potrei fare un'altra capatina tra i suoi film ;)

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  3. Per me un film tesissimo e potente, dei tempi in cui Spielberg riusciva davvero ad emozionare.
    Spero possa ripetersi anche con Ready Player One.

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    1. Speranza condivisa, sembra un ritorno al suo passato, tra temi ed età, e potrebbe davvero fare un passo avanti rispetto ai classici film storici e ai buonismi di oggi.

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