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12 ottobre 2018

La Ragazza dei Tulipani

È già Ieri -2017-

Lo dicevano tutti, lo si avvertiva dal lungo periodo trascorso fra la sua produzione -2014- e la sua distribuzione -2017-, ma un'occhiata a Tulip Fever, diventato La ragazza dei tulipani l'ho voluta dare lo stesso.
Lo dicevano che era confuso, che era fin troppo mal gestito, con ruoli non ben definiti, la storia che vaga senza una meta, rimaneggiamenti vari che probabilmente han fatto perdere sostanza alla struttura, ma c'era Alicia Vikander che è sempre un piacere vedere, c'era Dane DeHaan -per cui ho una cotta dai tempi di Chronicle- e c'era una storia che non conoscevo, ambientata in un'Amsterdam colta dalla febbre dei tulipani, con scambi di bulbi, bulbi che per loro imperfezioni valgono come l'oro e un mercato nero che fa la fortuna e la sfortuna di molti.



Peccato che sì, quello che dicevano tutti era vero: la storia non sa che direzione prendere, non sa se raccontare di questa febbre, con il bulbo de l'Ammiraglio Maria a fare da collegamento a più vite, più coppie, o se soffermarsi solo sull'amore passionale che scatta fra un povero ritrattista e un'ex povera orfana, letteralmente comprata da un ricco mercante di spezie come sposa, che non sa però dargli un figlio, non sa amarlo.
O forse sì, perché non sembra cattivo Cornelis, anche se ad interpretarlo è sempre il solito Christoph Waltz nella parte di Christoph Waltz, anzi, sembra un marito attento, che chiede forse troppo di notte. C'è poi la storia della domestica di casa, anche lei innamorata, anche lei presa dalla passione ma che un figlio finisce per averlo suo malgrado, e -anche se è lei a raccontare questa storia, calcando ancora e ancora sull'amicizia che la lega alla sua padrona-, questa amicizia proprio non si vede.
Mai.


Il sotterfugio che le due creano è però il momento migliore del film, che si inabissa nel moralismo e nel cattolicesimo imperante (dando spazio pure a una sprecata Judi Dench), finendo per spegnere anche l'ultima scintilla di un film che eccede nelle scene di passione, che esagera nei duri colpi che assesta il destino -e l'alcool e sì, un'altrettanto sprecata Cara Delevingne- sfinendo non poco lo spettatore che sbuffa.
Sbuffa più per quello che poteva essere e non è stato, per la bella fotografia, i bei colori, i bei protagonisti, e la sciatteria del racconto, sbuffa perché non si viene coinvolti da un amore frettoloso e un po' troppo romanzato, con la tangibile possibilità di un lieto fine più semplice di quel che vogliono farci credere.
Mi avevano avvertito, mi sono rifatta un po' gli occhi, e ora posso già dimenticare questa febbre, questi tulipani.

Voto: ☕☕/5


6 commenti:

  1. Ammazza quanti sprechi! Peccato che dovrò probabilmente vederlo, ma chissà ;)

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    1. A modo suo -confuso- scorre, ma non si lascia certo ricordare. Anzi...

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  2. Romanzesco, frettoloso, pasticciato, però c'è del bello a tratti (anzi, dei belli). :)

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    1. Dei belli e del bello che giustificano anche la frettolosità del tutto. Lo si vede senza impegno, insomma.

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  3. Sarà che mi aspettavo una roba noiosissima, e invece a me non è dispiaciuto particolarmente. I suoi difetti ce li ha, però me lo sono goduto come una discreta soap opera ante litteram. :)

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    1. Aspettarsi il peggio fa sempre bene, pensavo peggio anch'io, ma ci si rifà gli occhi senza troppi problemi.

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