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5 novembre 2018

Il Lunedì Leggo - Sottomissione di Michel Houellebecq

Premessa necessaria: io di politica capisco poco, mi interesso fino ad un certo punto, preferisco non parlarne.
Perché allora sono andata a leggermi un romanzo altamente politico, che non solo parla di politica ma mette in scena un futuro affatto lontano di fantapolitica?
Fondamentalmente perché di Sottomissione ho sempre sentito parlare, vuoi per lo scandalo, per lo scalpore, per il suo essere associato agli attentati francesi nella sede di Charlie Hebdo.
In secondo luogo, per averlo trovato al mercatino dell'usato ad un prezzo stracciato, e infine perché la curiosità, con gli anni, era salita.
C'è da dire che sì, di politica si parla tanto, si fanno nomi e riferimenti all'oggi della politica francese che probabilmente non ho colto del tutto.
Io, superficialmente, mi sono soffermata a seguire le gesta del suo protagonista.



Un apatico professore universitario, che da Parigi non si è mai allontanato, che ha avuto la via spianata fin dagli eccellenti studi, che una famiglia alle spalle non ce l'ha, che una famiglia nonostante i 40 anni di vita, nemmeno.
Continua a inseguire le gonnelle delle sua studentesse, ad infatuarsi volta per volta di quella più brava a letto, vivendo in un piccolo appartamento da scapolo, sopravvivendo con pranzi e cene pronte, bevendo a profusione vino e rum, osservando e commentando la campagna elettorale in corso senza nessun'altra passione all'orizzonte.
La sua vita sembra seguire quella del suo oggetto di studi, analisi, insegnamento: Joris-Karl Huysmans, scrittore ugualmente senza famiglia e senza amore che alla fine ha trovato una risposta ai suoi dubbi e alle sue pene (e a un possibile suicidio) in seno alla religione.
Nella Francia di François, non è il cristianesimo però a prendere piede, ma la Fratellanza Musulmana che si scontra con il Fronte Nazionale della Le Pen, annunciando una rivoluzione culturale inizialmente lenta, poi sempre più pressante, a partire dalla cultura, dall'ambiente universitario.
Tra scontri e rivolte di cui la TV non parla, fughe necessarie per fare chiarezza e quei cambiamenti che prendono piede con un fascino che uno scapolo non può che trovare invitanti, Sottomissione si fa lettura alta, non solo politica. Perché si parla di letteratura francese, si fanno riferimenti e citazioni, la sottomissione stessa viene analizzata come vero piacere, vero scopo ultimo dell'umanità.
Sì, la lettura non è delle più facili né delle più indicate se di questi temi poco si sa, ma se come me nonostante tutto si vuole tentare, fermandosi lì dove si può, ne esce un romanzo che parla di depressione, parla di senso del tutto e parla di un futuro affatto lontano -pur con le dovute differenze- a cui il destino sembra già portarci.

4 commenti:

  1. Autore che ho sempre voluto leggere per dovere di cronaca ma che, nei fatti, non mi ha mai ispirato. Pure Le particelle elementari, mmm, insomma...
    Potrebbe restare un buon proposito e basta che, a giudicare dal tema, non fa per me.

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    1. Letto con più leggerezza di quanto vorrebbe, male non è, scorre, fa pensare, fa anche un po' rabbrividire.
      In futuro, chissà, quelle Particelle spesso incrociate potrei anche leggerle.

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  2. Molti dei giovani che hanno commesso gli attentati in Francia erano nati in quel Paese, erano francesi di seconda o terza generazione.Eppure sono arrivati a una situazione in cui non hanno potuto percepire nella società francese qualcosa che risultasse per loro più interessante della violenza.
    La secolarizzazione è il risultato dell'incapacità dei cristiani occidentali di trasmettere in modo attraente la fede cristiana. E' accaduto a noi e a loro, e dallo stesso vuoto, degli uni e degli altri, può nascere il fascino del terrorismo. O le persone incontrano qualcosa per cui valga la pena vivere o, in caso contrario, possono abbandonarsi all'estremismo. La vita di una persona non cambia con dei richiami etici. Le persone devono vedere che qualcuno li aiuta, si preoccupa di loro, offre loro gratuitamente la possibilità di imparare (Julián Carrón).
    Ricordo che in un'intervista fatta nei tempi del '68, per gli scontri tra polizia (fascista) e manifestanti (sinistra), Pasolini, uomo di sinistra, disse: "Poliziotti che vengono quasi tutti dal sud, per avere un lavoro, sottopagato, e cercare di mantenere una famiglia ancora rimasta giù, contro studenti, figli di papà che gridano polizia fascista e la sera sono a casa con la pancia piena e ben riscaldati".
    Lisa, la politica decide sul tuo modo di vivere.

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    1. Il punto è che anche se la politica mio malgrado mi trovo a seguirla e a saperne qualcosa, non mi sento in grado né ho voglia di parlarne.
      Per quel che mi riguarda, basterebbe solo essere umani, e molti problemi si risolverebbero.
      Quanto al libro, pur non masticando più di tanto, l'ho letto con piacere, e pure con qualche brivido.

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