Lo avete notato come il The End alla fine delle storie, sembra non avere più senso?
Come sembra sempre più difficile lasciarla andare una storia, fermarsi, trovare la giusta conclusione?
Si preferisce invece continuare ad andare avanti, ad aggiungere capitoli, prendere altre vie, anche traversali, come se il punto definitivo facesse davvero paura
Succede così che ci si ritrova a seguire saghe intere in cui ci si può perdere
Succede che si può andare anche indietro nel tempo, pur di sapere ancora, scavare ancora, su certi personaggi
Dire addio fa sempre troppo male e le domande non possono che nascere spontanee
Come questa: Che fine ha fatto Christopher Robin?
Quel bambino dal zazzera bionda, che nel Bosco dei 100 acri giocava con un orso, con una tigre, cercando di risollevare l'umore ad un asino?
Solo qualche mese fa (Vi presento Christopher Robin), quel bambino lo abbiamo visto crescere sotto riflettori scomodi, partire per la guerra per dimenticare una famiglia che l'ha sfruttato, vendendo i suoi sogni di bambino
Da sempre, quel Christopher dalla famiglia si è allontanato, riconciliandosi solo parzialmente con il padre, mai con la madre
Ora -di nuovo nella finzione- dopo una crescita raccontata per capitoli che ha del poetico, lo ritroviamo uomo cresciuto che ha abbandonato i sogni e pure quegli amici animali
Se n'è andato a Londra, ha messo su famiglia nel peggiore dei periodi, e dopo essere tornato da una guerra che non poteva che indurirlo, si è rinchiuso nel lavoro
Non c'è tempo per sognare né per giocare
Ma Pooh si sente solo, ha perso i suoi amici nella nebbia, e chiede aiuto proprio a Christopher, presentandosi all'improvviso alla sua porta
Esclusa ogni possibile malattia mentale, messi da parte obblighi e doveri, il ritorno al Bosco dei 100 acri si fa inevitabile, e diventa ovviamente un'avventura con una sua morale, un viaggio nostalgico che fa riscoprire e apprezzare antichi valori
Sì, è ovviamente il classico film buonista Disney che ci si aspetta se di mezzo c'è un orso come Winnie the Pooh
Ma, per fortuna, c'è dell'altro
C'è una lezione che si fa importante davvero, c'è una nostalgia palpabile che illumina le scene già ammantate di quella luce particolare che sa di malinconia.
E anche se Ewan McGregor (per quanto si forzi al minimo sindacabile) è sempre un bel vedere, sono Winnie e i suoi amici a fare la differenza, con la loro dose di ingenuità, di petulante comicità Ritratti come sono, con effetti speciali caldi e coccolosi, sono l'anima del film, dell'idea stessa di far conoscere e riconoscere a grandi e piccini personaggi caratterizzati fin dalla voce, che avevo dimenticato quanto sapevano far ridere
Tralasciamo una trama risicata e dalla risoluzione non così precisa, tralasciamo pure certe gag che vogliono solo strizzare l'occhio al pubblico dei più piccoli, ma quello che resta è un bel film, che sa intrattenere, che sa far riflettere, e che andando avanti, facendo tornare indietro, mette un punto finale alla sua storia.
Voto: ☕☕½/5
Molto carino, ma mi aspettavo di più leggendone altrove benissimo. La commozione di Saving Mr Banks, forse? Fatto sta che i pupazzi sono adorabili e un po' tristi, in questa versione, e che la scena un po' slapstick alla stazione di Londra sono davvero notevoli. ;)
RispondiEliminaPer fortuna -visto che Mr. Banks mi aveva irritato per il troppo buonismo- qui c'è la carta pupazzi che solleva il tutto. La pedanteria malinconica di Pooh fa la differenza, anche se sì, ci si ferma al "carino".
EliminaC'è dell'altro, oltre al classico film buonista Disney?
RispondiEliminaIo, che ancora non ho digerito Vi presento Christopher Robin, continuo ad avere i miei dubbi... :)
Dubito che questa disneyata ti faccia cambiare idea, ma ti è piaciuto pure quel ruffianotto di A star is born, quindi chi lo sa se il tuo cuore è pronto anche per questo inaspettatamente divertente Winnie?
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