Ci sono amori che nascono sotto una cattiva stella, altri sotto la dittatura.
Amori che si fanno complicati, per l'età che già di per sé divide, per una mentalità che è cresciuta plasmata e contagiata dall'amor di patria contro il conoscere un altro benessere, un altro saper vivere.
E allora, pur uniti dall'amore e dalla forza della musica, Zula e Wiktor si trovano distanti e divisi.
Lui, suo insegnante e mentore, scapperà a Parigi.
Lei, musa di una Polonia che cerca anche nell'arte di fare propaganda, diventa una stella, ragazza di punta di un collettivo che in quell'Europa sovietica gira e si fa conoscere.
Non bastano i chilometri, le avventure, i matrimoni a dividerli, non bastano a frenare la passione, lo sconvolgimento nel ritrovarsi, ma la distanza è sempre lì, anche nelle sale da ballo parigine, nella produzione di un disco che potrebbe rivelarsi una svolta in cui c'è l'ingenuità dell'amore vero contro il voler sfondare, voler sfruttare un passato -che è poi un eterno presente- per farcela.
Sempre distanti, sempre di più, costretti a tutto -a rinunciare a se stessi- pur di tornare insieme, Zula e Wiktor sono un emblema diverso di quell'amore sfortunato raccontato da Shakespeare in poi. Sono un Romeo e una Giulietta politici, che devono fare i conti con burocrazia e immagine, con la realtà e con le conseguenze di scelte improvvise.
A mostrarceli in tutta la loro tragica bellezza c'è Paweł Pawlikowski che già con Ida aveva fatto sussultare a più riprese il cuore. Non solo per una storia diversa seppur piccola e universale -proprio come questa- ma per quel suo bianco e nero così pieno di poesia, in cui le scale di grigi fanno la gioia degli occhi, in cui la sua macchina da presa, il suo montaggio, si muove in modo sopraffino.
Con una colonna sonora che spazia dal folclore al jazz passando per quella leggerezza francese sussurrata e suadente, si fatica a capire se ci si innamora più di Zula o di Wiktor e del loro amore, o della regia che ce lo racconta.
Certo, non è facile entrare in questo amore, con un inizio fatto di più scene e capitoli, con i balli e canti polacchi che ostacolano l'entrata, ma a poco a poco l'intensità cresce, toccando l'apice in un finale che è un altro vero colpo al cuore, un colpo di fulmine che illumina il nero (e il bianco).
Voto: ☕☕☕☕½/5
Non vedo l'ora di vederlo, soprattutto dopo aver letto la tua recensione. Spero soltanto di non trovarci la freddezza del titolo. Già con Ida, infatti, aveva frenato l'entusiasmo.
RispondiEliminaSi fatica un po' all'inizio, tocca ammetterlo, ma pian piano si resta coinvolti e affascinati, e il finale fa ancora più male.
EliminaHo grandissime aspettative... lo vedrò nel weekend dell'Epifania: a Firenze gli dedicheranno un'intera serata a tema anni '50, accompaganata dalla proiezione del film. Spero sia una serata indimenticabile :) la tua recensione fa ben sperare!
RispondiEliminaWow, invidio l'evento, la tua partecipazione. Di sicuro renderà ancora più significativa la visione, che ha già tutte le carte in regola per farti innamorare.
EliminaBellissimo film, spero che venga nominato agli Oscar (inspiegabile la mancata candidatura ai Golden Globe)
RispondiEliminaSecondo me un posticino lo troverà, anche se chiunque se la vedrà contro Roma partirà male.
EliminaNella mia lista!
RispondiEliminaEsteticamente stupendo.
RispondiEliminaA livello emotivo non è che mi abbia smosso quanto te, ma d'altra parte dal titolo già me lo aspettavo un poco freddo. :)
All'inizio ho faticato parecchio anch'io, sia per i canti che per la coppia che nasce velocemente, ma da Parigi in poi l'emozione l'ho sentita tutta.
EliminaDelusione.
RispondiEliminaL'ho visto ieri sera e, anche se non mi ha coinvolto moltissimo a livello emotivo, mi è piaciuto molto.
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