7 dicembre 2018

Widows - Eredità Criminale

Andiamo al Cinema

Di tutto potevo aspettarmi da Steve McQueen tranne che un heist movie.
Anzi, di tutto potevo aspettarmi da Steve McQueen tranne che una delusione.
Lui, il regista che aveva raccontato la lotta di Bobby Sands (Hunger), lui che aveva raccontato le ossessioni di un sesso-dipendente (Shame), lui che aveva raccontato la triste piaga della schiavitù in America (12 anni schiavo), decide di raccontare una rapina perfetta? Anzi, decide di raccontare una rapina perfetta ad opera di sole donne, neanche fosse un nuovo capitolo di Ocean's?
Già le antenne si drizzavano, ma c'era Gillian Flynn alla scrittura (sì, quella di Gone Girl e di Sharp Objects), c'era Viola Davis a capitanare quel cast tutto al femminile, e c'era pure Colin Farrell che difficilmente sbaglia un colpo ultimamente.
È com'è che il colpo -no, non è uno spoiler- non riesce?
Com'è che nonostante gli elogi della critica, io questa rapina l'ho trovata tutt'altro che perfetta?
Ho continuato a chiedermelo durante la visione, fra uno sbadiglio e l'altro, fra un punto di domanda e un naso che si storceva.



Perché la scrittura di Widows è tutt'altro che solida, la Flynn vuole mettere dentro di tutto, troppi personaggi, troppi aspetti della vita di Chicago (neanche fosse la Baltimora di The Wire), troppi intrighi ad unire queste donne rimaste vedove e chiamate -per saldare debiti, per andare avanti- a racimolare soldi, a compiere l'ultimo colpo che i loro mariti avevano in programma.
Di mezzo c'è la politica, ci sono elezioni, c'è corruzione, c'è lotta fra bande e sì, immancabilmente c'è pure il razzismo dilagante, con la polizia a giocare il ruolo del cattivo -tema, fra parentesi, tirato in ballo davvero in pessimo modo. E ci sono loro, ovviamente, quelle donne che tirano fuori la forza, che si barcamenano ogni giorno offrendo il loro corpo, il loro tempo, la loro intelligenza, per amore dei figli, per dignità.
Con tutto questo in gioco la si tira davvero lunga, perché si sa che l'apice non è tanto nella conoscenza di queste donne diverse, non sarà nella preparazione, ma nell'esecuzione della rapina, e i nodi non vengono di certo al pettine.
I collegamenti ci sono, poco a poco tutto torna, ma il motore è ormai freddo.
Ci si è stancati, personaggi che si poteva lasciare sullo sfondo hanno occupato troppo spazio, storie che potevano essere brevi hanno impegnato troppo tempo. E pure il colpo di scena cruciale viene gestito così male che nemmeno sa stupire, così quando l'azione prende piede, tutto appare veloce, e il finale melenso non aiuta a mandare giù il boccone amaro.


Non che si possa parlar male di Viola Davis, granitica come sempre, anche se la scena gliela ruba Elizabeth Debicki, fragile dall'alto del suo metro e 88, personaggio che più prende, più evolve (mentre restano inspiegabile molto scelte finali della Davis).
Ma, sorpresa delle sorprese, si può non essere soddisfatti della regia di Steve McQueen, uno che ha saputo avvincere con un piano sequenza fisso di 17 minuti, e che decide qui di piazzare la macchina da presa fuori da un'automobile in corsa in pieno dialogo, lasciando straniti e annoiati da un tentativo di sperimentazione evitabile, il primo -poi- di tanti.
Insomma, non ce lo si aspettava un heist movie da questo Steve McQueen, non ci si aspettava un film così deludente da lui.

Voto: ☕½/5




6 commenti:

  1. Finalmente qualcuno che ha visto il mio stesso film. Davvero non mi spiego gli elogi. Lungo, televisivo, già visto. È tratto da una soap degli anni Ottanta, e si vede. Nel mio caso, resterà la delusione di questo 2018.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si è voluto davvero raccontare troppo, va bene la presentazione, la preparazione, ma certi personaggi sono superflui, appesantiscono. Insomma, tanta confusione, e anche la regia non è da meno questa volta.

      Elimina
  2. Non potrei essere più d’accordo di così, Viola Davis è un carro armato e Elizabeth Debicki davvero bravissima, ma l’ho trovato piattissimo, “12 anni schiavo” mi ha colpito durante la visione e mi ha lascato poco a lungo termine, a differenza di “Hunger” e “Shame” che ho trovato bellissimi nel loro essere così dolenti, ma questo? Non mi sembra nemmeno un film dello stesso regista. Cinque alto per il paragone tra città con “The Wire” rende davvero l’idea. Cheers

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Paragone più che dovuto visto che The Wire l'ho finalmente finita, e mi sembrava si volesse condensare il tutto a Chicago con una rapina di mezzo. McQueen è davvero irriconoscibile, non solo per un genere a lui distante, ma anche per le trovate che sceglie. Dimenticabilissimo.

      Elimina
  3. Me lo aspetto più come un How to Get Away With Money che come un film di Steve McQueen, sarà per via della presenza di Viola Davis...

    Considerando che non amo particolarmente il genere degli heist movie, mi sa tanto che potrei restare deluso pure io. :(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La Davis non si schioda troppo dal personaggio granitico e antipatico, ma qui manca il trash di Shonda, c'è della confusione nella scrittura/struttura. Insomma, non propriamente un heist movie, ma nemmeno un bel movie.

      Elimina