Pagine

4 febbraio 2019

Il Lunedì Leggo - Un Polpo alla Gola di Zerocalcare

Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista -diceva Caparezza.
E il secondo fumetto?
Probabilmente pure, soprattutto se il primo è stato osannato da pubblico e critica, ristampato a volontà, travolto dal successo.
Lo è per Zerocalcare, lo è per me che nonostante tutte le buone intenzioni del caso, solo dopo un anno dal mio esordio nel mondo della graphic novel ci torno.
E, arrivando da quel La Profezia dell'Armadillo amato, sviscerato, capace di commuovere e convincere pure in versione film (per quanto la sequenza di gag vada a perdersi in un racconto non troppo lineare), mi sono ritrovata con un polpo alla gola.


Definizione: quella sensazione di soffocamento, di malessere che prende quando le cose non vanno bene, quando il rimorso inizia a farsi sentire e il senso di colpa a divorare, partendo -appunto- dalla gola.
Me lo ritrovo a stringere e farsi sentire in un racconto che non parla delle gioie e i dolori dei trentenni, ma delle angosce e delle ansie di quando si è dei pischelli, dei ragazzini delle elementari/medie/liceo, in un universo fatto su misura Ci sono le prove da superare, le etichette che restano attaccate addosso, ci sono le paure con cui fare i conti e da affrontare per diventare grandi.
Sì, l'età è quella de I cavalieri dello Zodiaco, del game boy, dei giornaletti porno, delle prime cotte e dei diari segreti.
Lo si vede crescere Zero, assieme a Secco, assieme a Sarah, con le leggende che all'interno dell'istituto comprensivo Voltaire si creano: lupi, teschi, case abbandonate, amori ombrosi e parchi che sembrano boschi invalicabili e spaventosi.


Ma il polpo alla gola, quando arriva? Quando si tradisce un'amicizia, un'amica, quando per salvarsi, si getta nel dolore un altro. Rimuginando, rimpiangendo quella scelta per il resto della vita.
E si può crescere, si possono trovare lavoretti, ma quel polpo resta, attanagliato.
Torna a farsi sentire quando una maestra non c'è più e l'inevitabile riunione fra ex-alunni prende piede, con annessi confronti, ricordi che si mescolano, operazioni nostalgia da portare avanti.
Un racconto diverso da quell'Armadillo, quindi, sempre profondo e leggero (con gli spiriti guida sempre assurdamente geniali tra He-Man, David lo gnomo e Kurt Cobain), un amarcord provinciale e universale che sa anche commuovere, a suo modo, con quella chiusa più nera dell'inchiostro.
Ma, sarà che alle paturnie giovanili preferisco rispecchiarmi in quelle di oggi, sarà che dentro quella scuola non sapevo ci si stesse così tanto, questo secondo Zerocalcare delude un po'.
Non troppo, solo un po'.
Quel che basta per scriverne con un cenno di amarezza che stringe allo stomaco, o alla gola.

7 commenti:

  1. Autore che devo sperimentare, come ci siamo sempre detti, ma magari con altro!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se parti dal suo esordio, parti sicuramente bene! Questo male non è, un po' inferiore, un po' più breve anche.

      Elimina
  2. Invece secondo me Macerie Prime, specie la seconda parte, è splendido, proprio perché si lascia indietro le paturnie giovanili e ci si ritrova immersi in quelle dei trentenni (Zero ha tre anni più di me, è praticamente un coetaneo, abbiamo i soliti punti di riferimento!). Dimentica il mio nome è comunque una spanna sopra tutti, con L’eccezione di Kobane Calling, anche io te lo consiglio caldamente!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Pur essendo un po' più giovane, mi ritrovo perfettamente nelle paturnie e nei pensieri che affollano il mondo di Zerocalcare, poco a poco mi recupero tutto, me lo devo ;)

      Elimina
  3. Piano piano vorrei leggermi tutto Zerocalcare, accelerando un po' i tempi che se mi fermo a uno all'anno ne passa troppo. Ma c'arrivo, eh!

    RispondiElimina
  4. Pensa che io ho preferito questo a La profezia dell'Armadillo, che comunque ho adorato :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, credo che per me valgano più le paranoie da 30enne che quelle da adolescente, mi ci sono ritrovata di più, mi sono più commossa. Fermo restando che questo male non è, anzi!

      Elimina