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23 giugno 2019

La Domenica Scrivo - Bloomsday 2019

16 giugno 1904, James Joyce esce per la prima volta con la sua futura moglie.
16 giugno 1904, Leopold Bloom si sveglia e inizia la sua quotidiana Odissea.
16 giugno 2019, mi trovo finalmente a Dublino, per vivere quel libro che ha finito per appartenermi, che per quanto difficile e ostico, continuo ad amare.
L'ho scritto Lunedì: erano 10 anni che volevo andare a Dublino in occasione del Bloomsday.
Dieci anni che quel giorno diventava per me un po' più speciale finché mettendo da parte problemi economici e lavorativi, l'organizzazione per un nuovo cane che come l'antieroe Leopold si chiama (ma di questo, parlerò un'altra volta) il volo l'ho prenotato, gli appuntamenti per la giornata pure.



Partiamo da una nota dolente: che il Bloomsday non prende tutta Dublino.
La maggior parte dei turisti o degli abitanti nemmeno si accorgerà delle celebrazioni in corso, guardando giusto con un po' di curiosità chi -come me, anche se in modo sobrio- si è travestito come una signora o un signore dei primi del '900. Tutto è concentrato attorno al James Joyce Center, da cui partono le passeggiate ad esplorare i luoghi della città dove Leopold Bloom ha sostato e Joyce vissuto, dove partono i bus.
Come quello che ho preso e che aumenta le tappe e il giro d'azione, iniziando da quel cimitero che è l'unico appuntamento fisso che Leopold ha: salutare per l'ultima volta l'amico Patrick Dignam. In quel bus dove io e il giovine siamo gli unici italiani e probabilmente anche gli unici 30enni (contro americani e irlandesi dai 60 anni in su) si osserva, si fanno quiz, si ride alle battute di un attore/storico/istrione.
Si scende, un po' a malincuore per non aver toccato il mare di Sandymount e Sandycove, e si entra in quel Centro in cui un altro attore prende la parola, recitando brani, lettere, coinvolgendo nella storia dell'opera e del suo creatore.


Pausa, allora, a sentire i declami e le canzoni di una piazza gremita, a concederci in ritardo (il giovine, almeno, io non ci tenevo) una colazione a base di rognoni e fegato ché "Mr Leopold Bloom mangiava con gran gusto le interiora di animali e volatili", un salto alla farmacia Sweny's, ancora aperta, ancora in auge, dove come Leopold comprare una saponetta al limone, e finire dentro un circolo di giovani appassionati che offrono whisky a tutti.
E poi, di nuovo di corsa, per un tea ricco di sandwich e pasticcini, di delizie per il palato e per gli occhi, in compagnia delle due donne di Joyce: Molly Bloom, la lasciva cantante d'opera, e Nora Barnacle, la moglie devota. Insieme duettano, leggono, intrattengono. Cantando arie e condividendo lettere private.
Ed è qui che mi guardo attorno, che vedo ancora una volta gli occhi che si fanno lucidi di chi come me quello strano, lungo, articolato romanzo l'ha letto e amato. E ci vedo un amore difficile da trovare, ci vedo una solidarietà e un'amicizia che può nascere con facilità.
Uno sguardo che ho sentito in tutti quelli che lungo una giornata colorata si riconosceva, per le gonne lunghe, per i cappelli vistosi, per una semplice saponetta. E ancora una volta sono quei che Molly pronuncia a far scendere le lacrime più sincere, quei che ho sentito ripetuti da guide, attori, cantanti, quei che siamo chiamati a ripetere anche noi, questa volta.


E finisce per riconoscersi pure un giovine che no, l'Ulisse non l'ha letto ma è ora così incuriosito, così appassionato dalla sua storia, la sua genesi, il suo sviluppo, da volersi cimentare nell'impresa.
Lui che ho trascinato qui e che mi ha perdonato con facilità visto le serate al pub, un 17 giugno diviso tra Guinness e Jameson dove la passione per l'intrattenimento degli irlandesi si fa ancora sentire, con guide capaci di spiegare, coinvolgere, divertire.
E sempre quella sera, con il Bloomsday che sembrava archiviato, ci siamo trovati in un pub che sembrava una parte di casa.
Un cantante che tutto cantava, lui e la sua chitarra.
E una coppia di anziani, alcolicamente felice.
Innamorata sempre e ancora.
Che si è messa a ballare, a ridere e scherzare sulle sue note.
Non saranno stati Leopold e Molly, la loro storia la spero meno ricca di tradimenti, ma mi piace pensare fossero loro, con un papillon rosso e un'energia invidiabile, a dirsi ancora e nonostante tutto: .


3 commenti:

  1. Capisco benissimo! Ora che a Dublino sono stata anche nella data giusta, non resta che scoprire il resto dell'Irlanda ;)

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  2. Ciao, sono nuova! Bellissimo resoconto :)

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