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31 luglio 2019

American Honey

È già Ieri -2016-

Andrea Arnold ha diretto tutti gli episodi della seconda stagione di Big Little Lies di cui si è parlato ieri.
Ma non li ha poi montati.
La polemica uscita giusto qualche settimana prima del gran finale, ruota attorno al suo non sapere che il materiale sul quale aveva lavorato, sarebbe poi passato per le mani di Jean-Marc Vallèe e la sua squadra per dare un taglio più simile alla prima stagione al tutto.
Ma qui, come sempre, nelle polemiche non vogliamo entrare.
Se da un lato il lavoro della Arnold è stato contaminato, la si preferisce scoprire in autonomia, in un film che sta da anni della lista dei recuperi, e per un solo motivo.
Un minutaggio non indifferente.
162 minuti, per seguire Star in giro per l'America, assieme a ragazzi disperati e assetati di vita come lei, che cercano di sbarcare il lunario vendendo abbonamenti a riviste.
Un minutaggio che è bene dirlo subito: non lo si sente, non deve spaventare.



La storia di Star pare mostrarci tutta la miseria che c'è nell'America dei sognatori: genitori inesistenti, ragazzini lasciati allo sbando e la voglia di poterla vivere la propria giovinezza, soprattutto se ci si invaghisce di chi ci promette soldi e un futuro.
Non ci pensa due volte, allora, Star a scappare.
Si unisce a Jake e ai suoi, anzi, a Krystal e i suoi. Con lei boss dai modi duri e sbrigativi, lui tirapiedi pieno di sé ma di innegabile fascino.
E inizia l'avventura.
Fatta di motel fatiscenti, fatta di lunghe ore in auto, fatta di canzoni da cantare a squarciagola, amici da conoscere, droghe da prendere e alcool da bere. Fatta di quartieri ricchi e viziati in cui intrufolarsi, di storie, bugie, personalità da interpretare pur di strappare un abbonamento.
Fatta soprattutto di Jake.
Con il sorriso che si illumina quando lui entra in scena, con i dubbi che assillano per la gelosia, i tradimenti, il suo modo scostante di fare.


Ne esce un ritratto sì della gioventù allo sbando, di una ragazza intelligente che sente il marcio arrivare, capace di commuoversi per una barca e una domanda che non le avevano mai fatto e allo stesso tempo di vendersi in un appuntamento.
Ma anche dell'America in cui ogni persona è un potenziale mezzo per fare soldi, anche nei quartieri più poveri si può guadagnare.
La mano di Andrea Arnold guida il tutto, si mimetizza dietro a questi ragazzi che (Shia LaBeouf -come sempre legato a doppio filo al suo ruolo di spaccone- e l'odiosa Riley Keogh a parte) sono stati presi dalla strada o dalla spiaggia, e lasciati liberi di parlare, ridere, cantare e sfogarsi.
Facendo illuminare lo schermo a Sasha Lane, scoperta nel pieno della sua Spring Break e capace di sostenere sulle sue spalle tutto il film con una naturalezza invidiabile.
In 56 giorni di riprese in giro per l'America, il risultato è fatto di ripetizioni volute e di crescite evidenti, di canzoni che diventano colonne portanti e di abbandoni e di epifanie.
Il miele attira gli orsi, sempre.


Voto: ☕☕☕☕/5

2 commenti:

  1. Pensavo l'avessi già visto... persino Ford l'aveva già guardato. :)
    A lui ovviamente non era piaciuto.
    Per me è uno dei film fondamentali dell'epoca attuale. Giusto per non essere esagerato. Felice ti sia garbato.
    E Andrea Arnold è una gran regista, checché ne dica Meryl Streep!

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    1. Se sono arrivata dopo Ford mi devo davvero preoccupare. Colpa di una durata considerevole da dover incastrare, e di un'ambientazione soleggiata che richiedeva l'estate. Meglio tardi che mai, visto il gioiellino che ho scoperto :)

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