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3 luglio 2019

Toy Story 4

Andiamo al Cinema

Ripetiamolo ancora una volta: non c'era così bisogno di questo quarto capitolo.
Non con la perfezione del terzo, che chiudeva un cerchio e si faceva inaspettatamente adulto.
Ma si sa, in tempi in cui la parola fine non la si vuole pronunciare, quel cerchio lo si può riaprire. D'altronde c'era il nome di una nuova bambina sotto lo stivale di Woody, e un futuro da raccontare.
La sorpresa, allora, è che questa nuova avventura ha il cuore al posto giusto e ha soprattutto qualcosa da dire.
Lo fa come sempre puntando sull'azione, ma mettendo in luce le paure e i modi di poterla vivere quell'avventura chiamata vita.


Partiamo dall'inizio: con Woody che non è più il leader della cameretta, anzi, viene spesso relegato in un angolo, il giocattolo non scelto per i voli di fantasia della piccola Bonnie.
Difficile per uno come lui ingoiare il rospo, difficile stare da ascoltare consigli.
Con il cuore spezzato, Woody continua ad avere come unico obiettivo sì farsi apprezzare, ma anche proteggere la sua bambina. Così, osserva come all'asilo riesce a creare da una forchetta un giocattolo, che prende vita e non accetta la sua nuova natura, cercando in tutti i modi di tornare ad essere spazzatura.
Con Woody impegnato ad evitare che Bonnie resti sola, ha inizio l'ennesima avventura che vede i vari giocattoli separati o impegnati a tornare a casa, ma di mezzo, per fortuna c'è dell'altro.
C'è un'attenzione che va verso quei giochi che decidono di non avere padrone, di essere liberi, correndo di parco in parco, di festa in festa. Finendo fra mille mani, sentendosi apprezzati forse più che nello stare chiusi nella stessa cameretta da cui poi venire buttati/regalati/persi.


Con lo scenario che si sposta ai bordi di un grande luna park, non poteva mancare il cattivo di turno che ha le vesti di una bambola sola per un difetto di fabbrica, che governa con terrore l'interno di un negozio di seconda mano.
Ed è proprio qui che Woody ritrova la pastorella Bo, non presente nel terzo capitolo per lasciare spazio all'avventura dei vari giocattoli e di cui si ricostruisce il passato. Ritrovarla come padrona del suo destino, non più donzella fragile è un passo avanti notevole. Le sue pecore, poi, fanno da spalla comica assieme ai coniglietti terrorizzanti e al tonto Forky a cui -suona strano dirlo- dona la voce di Luca Laurenti, e che creato dalla mente della creativa ma timida Bonnie, è una  bellissima dichiarazione d'amore per chi si sente solo.
Altra idea geniale? La coscienza di Buzz, mai stato una cima, ma che gestisce alla perfezione la sua missione di salvataggio. Perché sì, l'azione non si spreca nemmeno qui, ma è sempre funzionale.


Con l'animazione che rasenta la perfezione, con i chiaroscuri che fanno emozionare e fanno gioire nel ritrovare questi vecchi amici ancora insieme, si arriva ad un finale che non ti aspetti, romantico e coraggioso.
Il cambiamento naturale e giusto di un personaggio che sembrava immobile e trincerato nelle sue convinzioni, gestito con una battuta del suo migliore amico che merita ogni applauso.
Non sarà perfetto come quel terzo capitolo e forse si voleva più in scena i personaggi storici, con Hamm, Rex e i signori Potato in disparte, ma l'equilibrio è comunque mantenuto e la Pixar torna a dimostrare che i suoi seguiti hanno una ragione d'essere e hanno qualcosa da dire. Parlando al nostro cuore, di bambini cresciuti, pronti ad entrare nel mondo. Per quanto possa fare paura.


Voto: ☕☕½/5

4 commenti:

  1. Una delle mie prossime visioni :)

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  2. Strano ma vero, un quinto capitolo non lo vedo così male nemmeno io, pur lasciando spazio a idee originali prima. Mi hanno fatto ricredere, mi hanno divertito e commosso. E soprattutto, fatto tirare un sospiro di sollievo ;)

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  3. Anche io avevo dubbi, e anche per me sono stati spazzati via alla grande. Tanta tecnica, e tanto cuore. Bellissimo.

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