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31 agosto 2019

Venezia 76 - Joker

Sono la prima a lamentarmi e a sbuffare di fronte all’ennesimo rimaneggiamento su una storia e/o un personaggio.
Sono la prima a mettermi dalla parte delle idee nuove, delle sceneggiature originali.
Ma: che gran film che è Joker!
Uno di quei film solidi, ad ogni scena, ad ogni inquadratura.
Un film che, sì, racconta un personaggio che già si conosce, ma lo fa con una luce diversa, nuova. Prima di tutto, tutta dedicata a lui. In secondo luogo, molto più cupa, molto più dark.



Scomodare Nolan e la sua trilogia viene naturale, ma qui si sta eccezionalmente dalla parte dei cattivi, rendendoli umani, fragili. Si sta dalla parte dell’uomo, ai margini della società, deriso dai più, lasciato senza cure. In una città sempre più allo sbando come è Gotham City, e che si ritrova a dover sopportare soprusi continui e pure il peso di un passato difficile da mandar giù.
Cosa può succedere, quindi, ad un uomo con una malattia mentale abbandonato da chi dovrebbe curarlo? Se lo chiede anche lui, Joker.
La risposta la conosciamo, ma per arrivarci si deve conoscere Arthur Fleck, e ci sono escalation e cadute, ci sono calci e sberleffi e illusioni che fanno della maschera da clown che porta come lavoro, l’unica faccia da poter mostrare per rispondere a dovere.
Inutile dire che per Joker si patteggia. Ci si commuove per lui, si ride con lui. Con quella sua risata incontrollabile e il sogno di una carriera come stand-up comedian che non può certo funzionare.
Quando il sangue inizia a scorrere copioso, non c’è ormai più niente da fare.
La rivolta è scattata, i clown sono scesi in piazza armati e infuocati. Lui ne è diventato il leader, finalmente visibile e accettato.
A dare la solidità a questo Joker non solo questa storia che non sbava mai o l’inappuntabile regia di Todd Phillips, ma anche una scenografia piena, ricca, una colonna sonora ovviamente potente e soprattutto lui: Joaquin Phoenix.
Magro e fragile, malato e umano, eccentrico e spaventoso, imprevedibile.
Semplicemente su un altro pianeta, a dare spessore ad un ruolo già da Oscar e che potrebbe così entrare nella storia.
Sì, i supereroi hanno stancato, il rimaneggiamento di idee pure, ma questo passaggio al lato dei cattivi e questa nuova origine si merita ogni elogio possibile.

2 commenti:

  1. Era il più atteso anche da me, annoiato tanto dai reboot quanto dai cinecomic. Era bastato il primo, bellissimo teaser trailer. Felice sia all'altezza, non vedo l'ora.

    (Dal Telluride, intanto, spunta a sorpresa un altro nome da Oscar: la Zellweger in Judy. Troppo presto per dare pronostici?).

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    1. Rispondo con estremo ritardo, anche se il telefono è stata un'estensione in questa edizione.
      Sì, merita l'attesa, merita la ressa che c'è stata nelle sale per vederlo.
      Probabilmente, tornerò con il giovine quando uscirà.

      La Zellweger è data all'Oscar fin dalla prima immagine di quel film: ottimo ufficio stampa o la verità? Lo scopriremo presto, spero.

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