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18 settembre 2019

Blinded by the Light

Andiamo al Cinema

Da una parte un cantautore americano fino al midollo, da sempre rappresentante dei working class heroes, cresciuto nel profondo New Jersey, amato da generazioni.
Dall'altra, un giovane inglese di origini pakistane, aspirante scrittore.
Cosa può unirli?
Cosa può amare un giovane che scrive testi per una band che crede nei sintetizzatori, della musica del Boss?
La risposta è semplice: tutto.



Tutto, perché le parole di Bruce Springsteen sembrano parlare proprio di lui: Javed, incompreso, solo, fossilizzato nella provincia e nelle tradizioni della sua origine.
Una provincia problematica come quella di Luton, distante dalla cosmopolita Londra, in cui naziskin e neofascisti spargono terrore nelle strade e in cui il lavoro non si trova. È il 1987, la Tatcher è al potere e gli scioperi sono all'ordine del giorno.
Così, Javed, si ritrova a dover combattere per la sua identità all'interno di una famiglia guidata da un padre-padrone disoccupato e iroso, e in una scuola dove da sempre non è capito.
Trova conforto per caso, grazie ad un'insegnante che lo nota e ad un nuovo amico che gli fa conoscere le parole di Born in the USA, l'album.
È un'epifania.
Da Freehold Borough Bruce sembra parlare di e per lui.
Sembra consigliarlo, guidarlo, venirgli in soccorso.
Aiutandolo ad emergere, a far valere le sue parole, a trovare l'amore.


Sulla carta, un musical con le canzoni del Boss ambientato a Luton e con protagonista un giovane pakistano sembrerebbe il melting pot su cui non scommettere.
Nella realtà, tutto trova un senso, un senso bellissimo in cui Dancing in the dark, The River e Badlands vengono cantate, ballate, risuonate in ogni cassa, dandogli un nuovo e un più profondo significato.
Aprendo gli occhi anche a chi -come me- Bruce lo stima ma poco lo conosce, giudicandolo per quella polvere americana che sembra trasudare.
Javed e i tanti comprimari, ce lo fa invece vedere come mentore e come icona di stile, mentre lui lotta, scrive e ama.
Blinded by the light diventa così un musical improbabile ma bellissimo, in cui la musica ammicca e si fa protagonista a sé, anche se qua e là sovrasta la storia.
Ma il tutto è più che giustificabile, creando un feel good movie in cui non mancano risate e commozione, soprattutto in un finale in cui le parole tornano al centro, in tutta la loro potenza.
Trattenere le lacrime si fa difficile, siete avvertiti, e correre su spotiify o preferibilmente nella propria raccolta di album per ri-ascoltare il Boss, diventa inevitabile.

Voto: ☕☕½/5

3 commenti:

  1. Fra questo e Yesterday, sono certo che ci sarà da divertirsi. Anche se i Beatles li conosco molto bene, Springsteen per niente. Dopo la tua benedizione, curioso ancora di più di vederlo!

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    1. In questa fine estate musicale aspetto con ansia i Beatles, qui puoi giocare facile conoscendo Bruce attraverso gli occhi sognanti di Javed: prevedo una conquista ;)

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  2. Se sei un super fan non ti resta che preparare i fazzoletti. Io che il Boss lo conosco solo per delle bellissime interviste lette e per i successi più famosi, ho pianto calde lacrime nel finale e adorato come quella polvere venga poco a poco spazzata via, facendolo amare anche ai più diffidenti. Insomma, è il tuo film!

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