Pagine

1 novembre 2019

1922

La Settimana di Halloween

Me lo avevano segnalato come uno degli adattamenti migliori di un racconto di Stephen King.
Non mi avevano detto però di che tipo di racconto si trattava, e io, che amo entrare nei film senza conoscere alcunché, mi sono ritrovata in quel centro degli Stati Uniti che poco sopporto.
Non sono tanto i bifolchi che lo popolano -ok, sì, è anche per quello-, ma è soprattutto per la parlata biascicata che si portano appresso, per quell'accento pesantissimo.
Quell'accento fa da voce narrante all'intera vicenda che si svolge va da sé nel 1922, in Nebraska.
La solita fattoria sperduta, il solito contadino burbero che non vuole vendere e non riesce a sbarcare il lunario, la solita moglie che sogna la grande città, di dire addio a tutta quella polvere.
Succede come sempre che in un impeto di violenza, quella moglie si fa fuori, il figlio assiste e aiuta, insieme occultano il cadavere, inscenando una fuga che possa evitare la vendita già stabilita di quei terreni.
Ma come san bene i lettori di King, non si può scappare al sangue.
I sensi di colpa, il karma, il trauma, arrivano a bisbigliare in un orecchio, portando quel figlio ad un futuro diverso, portando il marito a notti senza sonno e incubi ad occhi aperti.



Detto così, 1922 sembra un racconto davvero interessante.
E probabilmente, uscendo dalla penna di Stephen King lo è anche.
Ma in questo adattamento quegli incubi hanno le fattezze di un cadavere in decomposizione, hanno i ritmi lenti delle lente ballate del sud.
Non aiuta, come detto, la voice over di Thomas Jane pesantemente camuffata dietro quell'accento del Nebraska.
Non aiuta una vicenda che non mostra troppi colpi di scena né di originalità, lasciando così assopire senza troppi rimorsi.
Non ci sono sussulti, non ci sono spauracchi.
Non c'è nemmeno troppa profondità.
Tocca passare ad un altro King sempre su Netflix per trovarli.
Ma non anticipiamo l'appuntamento di domani.

Voto: ☕☕/5


1 commento:

  1. Quando si parla di horror noto che non troppo andiamo d'accordo!
    Pensa che per me è uno degli adattamenti di King più interessanti in circolazione. Ricordo ancora con i brividi la scena dello sgozzamento, più spaventosa per me di qualsiasi pagliaccio. Una tragediona americana alla Steinbeck, insomma, di cui purtroppo mi manca la versione cartacea.

    RispondiElimina