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11 dicembre 2019

La Belle Epoque

Andiamo al Cinema

Se potessi scegliere, in quale epoca storica ti piacerebbe andare in visita?
Io probabilmente, come l'Owen Wilson di Midnight in Paris, nei ruggenti anni '20 parigini.
O nell'Ottocento russo, in una ricca famiglia aristocratica in modo da poter passare i miei anni a bere the, leggere romanzi, suonare il piano e partecipare a balli.
Victor Drumont decide invece di andare a Lione, il 16 maggio 1976.
Un giorno e un luogo preciso, perché è lì che ha conosciuto l'amore della sua vita.
Che poi l'amore della sua vita si sia trasformato in una strega bisbetica e indomabile che l'ha cacciato di casa dopo 40 anni assieme per mettersi con il suo migliore amico ed ex datore di lavoro, è un'altra faccenda.
Victor vuole tornare in quegli anni spensierati, di droghe e di alcool, in cui proprio lei, dai capelli rossi, dal carattere forte, ha fatto della sua passione per il disegno una carriera da conseguire.
Entrando in un locale, incantandolo.



Ci torna, Victor, in quel giorno esatto grazie a un'agenzia che di questo si occupa: realizzare richieste di tuffi nel passato, ricostruire epoche e sogni in set, occuparsi di tutti i dettagli minuziosamente verificati e ricostruiti, con tocchi di illusione da far perdere la testa.
Ci pensa Antoine a tutto questo, scrupoloso fino alla mania.
Ed è anche per questo che la sua storia con Margot -la sua migliore attrice- non funziona. Troppo libera lei, che sogna più in grande, sogna palcoscenici. E troppo sensibile alle critiche e alle urla di lui, per riuscire a sopportarlo ancora, nonostante la passione.
Figurarsi allora che succede quando si trova davanti il cuore infranto di Victor, la sua predisposizione all'ascolto e all'amore, lei che ora incarna il suo primo.


Sono quindi tre le coppie che si muovono in quella giostra bellissima che è La Belle Epoque:
Victor e sua moglie Marianne in via di separazione,
Victor e quell'attrice provocante, che se ne frega del copione e va a mano libera, in tutti i sensi,
Antoine e Margot, nei loro battibecchi continui, nel loro prendersi e lasciarsi.
Per una volta, però, il troppo non stroppia.
Anzi, Nicolas Bedos gestisce tutto al meglio confezionando un film romantico e intelligente che si interroga sull'amore, sulla malinconia e la nostalgia che permeano questa nostra epoca.
Lo fa con dialoghi spumeggianti e piccanti, con due attori che fanno a gara fra loro: lo stropicciato, retrò Daniel Auteil, l'inviperita, moderna Fanny Ardant.
E anche se il doppiaggio va come sempre sopra le righe quando si tratta di film francesi, lo spettacolo è garantito.


Perché c'è di più di quel semplice gioco degli equivoci che ci si aspetta, ci sono riflessioni su una vita, un lavoro, un amore, ben orchestrate.
L'idea di partenza che potrebbe essere opera di un Charlie Kaufman francese (e trovo difficile trovare un complimento migliore), è supportata da un suo sviluppo altrettanto magico, in cui i disegni di Victor giocano parte de fascino.
Così, si corre veloce nel cercare di capire cosa succederà a queste coppie, quando inizia e quando finisce la finzione, quando le maschere possono finalmente cadere.
Arrivando, a suon di musica, ad un finale altamente romantico in cui trattenere le lacrime e un sorriso si fa impossibile.
E sì, (There's) Always Something There to Remind Me non ve la toglierete più dalla testa.

Voto: ☕☕☕☕/5


4 commenti:

  1. Spero proprio di vederlo presto! Nel mentre mi recupero l'altro del regista. :)

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    1. Spero proprio di recuperarlo a breve, quello, che qui Bedos mi ha fatto innamorare!

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  2. Un Charlie Kaufman francese?
    Potrebbe essere la radical-chiccata definitiva perfetta per me ahahah XD

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    1. Ci scommetto ogni cosa che ti piacerà!
      Non farmi fare brutte figure ;)

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