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8 dicembre 2019

#LaPromessa2019 - Le Vite degli Altri

La sentite anche voi l'ansia crescere?
La sento solo io l'ansia del tempo che scorre, del 2019 agli sgoccioli e una Promessa ancora da mantenere?
No?
Beh, sappiate che in un periodo pregno di uscite interessanti, di libri bellissimi da leggere e di impegni nella vita vera, trovare il tempo per mantenere anche una Promessa non è facile.
Ma a Paolo Ruffini non voglio cedere.
Assolutamente no.
E purtroppo ho anche questo brutto vizio di voler fare le cose per bene, e di arrabbiarmi con disappunto quando queste non riescono.
Per dire:
Le vite degli altri l'ho visto la sera del 9 novembre.



Sì, la sera in cui ricorrevano 30 anni da che quel muro che divideva un Paese e una città (e pure un mondo), è stato abbattuto.
Lo davano in TV, ma per ottimizzare i tempi, ho messo il mio DVD.
Volevo parlarne il giorno dopo, anche se voleva dire alzarsi prima, mettersi di prima mattina davanti a una tastiera rovinando così la colazione domenicale che è per me sacra.
Ma, c'era un ma.
Avrebbero dato Il cielo sopra Berlino al cinema, il martedì seguente, e vuoi mettere vedere su grande schermo, restaurato, un mio film del cuore?
Un altro film che parlava di Berlino, poi, degli anni tragici della divisione?
Potevo aspettare, mi son detta, potevo fare una doppietta per una Domenica di commemorazione e di ricordi.
Ma per quegli impegni della vita vera, al cinema non ci sono potuta andare, la doppietta non era più possibile e parlare in ritardo di una trentennale lo faceva sembrare una cosa più scialba che altro.
Ne parlo ora, a distanza di un mese quasi esatto, e con l'orologio che scorre.


Parlo di quel film bellissimo che ha cambiato il mio sguardo, per quella città che a sorpresa è quella in cui sono andata più spesso.
(Sette? Otto volte?)
A sorpresa.
Perché non è la mia preferita.
Non è nemmeno che mi piaccia troppo.
E fondamentalmente non l'ho mai capita.
Così tanti quartieri.
Così tanti lavori in corso.
Così tanti cambiamenti, ogni volta che ci vado.
Scendi dalla metro e ti trovi fra grattacieli, esci dal tram e sei in mezzo al verde, giri di notte e non hai paura, sembri però ripiombata negli anni '80, con quel degrado che si fa moda, ora scopiazzata ovunque, anche da noi.
Bar che accatastano quel che trovano, locali assurdi, videoteche che diventano discoteca.
Insomma, io a Berlino mi ci trovo bene, mi ci diverto sempre, e capisco pure quella sorella che se ne è innamorata più di 10 anni fa e ha deciso di renderla la sua casa.
Ma, ecco, fatico a capirla.
Nel suo essere volutamente disordinata, in eterno cambiamento.
I film sono una chiave interessante per riuscire a romperlo quel muro fra me e lei.
E Le vite degli altri è stato il mio primo passo.


Un passo che ha significato anche per una semplice liceale che non aveva ancora fatto del cinema la sua ossessione, la consapevolezza di trovarsi di fronte a un film grande.
A uno di quei capolavori moderni che sì, aveva vinto l'Oscar.
Per questo -e per Berlino- lo avevo noleggiato nella videoteca di fiducia.
Innamorandomene, imbarazzandomi per le scene di sesso, provando disagio all'idea che come un più sinistro (ahah) Truman Show qualcuno potesse passare la sua vita a spiare la vita degli altri.
Trovando anche affascinante, però, la cosa.
Così HGW XX/7, nel suo rigore, nella sua fede cieca, suscitava odio.
E una strana ammirazione.
Per poi smussarsi, nel vedere come la vita degli altri -il regista teatrale Georg e l'attrice Christa-Maria veniva influenzata dalla censura, dal potere, dai doveri imposti dall'alto.
Il bisogno di ribellarsi.
E come il loro amore si logorasse per questo.


Ricordavo poco, però.
E per questo il film lo avevo messo nella Promessa.
Avevo bisogno di una spinta per rivederlo, per farlo conoscere al giovine.
E c'ho ritrovato una Stasi così crudele che mi aveva messo i brividi anche nell'inquietante museo che a Berlino ancora c'è.
Ho ritrovato i compromessi e l'ossessione, l'amore e la gelosia.
Una coppia difficile, in cui la passione come la repulsione scoppiavano all'improvviso.
E una devozione che diventa moto di cambiamento, seme della speranza.
Ricordavo stranamente un finale diverso.
Un sacrificio che invece non c'è.
Grazie alla Promessa, a questa nuova visione, ho ritrovato così un finale bellissimo, fra i più belli che si possano ricordare.
Perché la dedica, la più toccante, arriva proprio prima dei titoli di coda, e apre ad un sorriso.


12 commenti:

  1. Io a Berlino ci sono stato una volta sola, ma mi è bastato per capirla...

    No, beh, non lo so se l'ho capita realmente. :)
    Di sicuro più di altre città...

    Le vite degli altri pure io non lo ricordo un granché, per quanto ai tempi mi fosse piaciuto, e forse dovrei rivederlo. Se non altro per riscoprire un finale bellissimo che ho rimosso.

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    1. E quindi alla fine Berlino ti è piaciuta? Conto di tornarci a breve (finalmente per il festival? Lo spero) per cercare di capirla meglio.

      Quel finale rimosso è davvero, davvero bello.

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  2. Io, per noia, a scuola, a quel finale bellissimo non sono mai arrivato purtroppo.
    Devo rivederlo per bene.

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    1. I film a scuola -vuoi per l'orario, vuoi per la scomodità dei banchi- sono sempre fonte di gran dormite! Rivedilo ora, sono sicura che potresti amarlo.

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  3. Il traguardo si avvicina, forza ;)
    Per quanto riguarda il film, credo di averlo visto, ma non ricordo quel finale bellissimo che dici.

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    1. Ci sono quasi, sono I Soprano quelli a preoccuparmi di più ma ce la sto mettendo tutta!

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  4. Per me uno dei film più belli degli Anni Zero.
    Finale da antologia, oltre che da strappare il cuore.

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    1. Era così anche per me, nonostante gli anni passati dalla prima visione.
      Felicissima di poter confermare il giudizio.

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  5. Gran bel film e gran bel post, molto personale ed interessante!

    Ne ho approfittato anche per mettere un link sotto la recensione che ho scritto io del film sul mio blog... ciao!

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