In questi giorni di quarantena fare la spesa è diventata la nuova evasione.
Per molti l'unico momento per poter uscire di casa senza incorrere a sanzioni.
Ci si avventura fra scaffali, si cerca di fare provviste, di fare acquisti saggi, di poter durare almeno due settimane.
Così, almeno, faccio io.
Il bello di fare la spesa, prima che il mondo cambiasse, era poter sbirciare le vite degli altri. Cercare di capire in base ai loro acquisti la loro personalità, il loro stile, le cene che avrebbero preparato, le feste che avevano in programma.
L'ho sempre fatto.
Sempre lo farò.
Lo fanno anche Erica e Tea, senza saperlo, confrontandosi l'una con l'altra.
Erica, banchiera/casalinga disperata che cerca di mantenere perfetto il suo matrimonio stando ai fornelli, guarda il poco che Tea compra e immagina la sua vita perfetta, di attrice di grido che deve tenersi in forma, immagina notti bollenti con un marito che la ascolta, loro non hanno bisogno di chissà quali ingredienti speciali per stare bene insieme.
Tea, attrice sì di grido, ma proprio per questo in difetto agli occhi di un marito genio teatrale che dopo un esordio notevole non ha più combinato niente e se ne sta a rimuginare sul divano inveendo contro l'ignoranza e l'inutile ruolo in TV che sua moglie ha, guarda il carrello sempre colmo di Erica e immagina la sua vita di madre e moglie perfetta, capace di avere tutto sotto controllo, di organizzare colazioni, pranzi, cene e merende ricche d'amore.
Non lo sanno che l'infelicità è il loro comune denominatore.
Erica per sfuggirle, trova una valvola di sfogo nel gruppo facebook che riunisce la sua classe del liceo. Spera di attirare l'attenzione di quella cotta mai passata e da sempre idealizzata, finendo per chattare fino a notte fonda con quell'amico dimenticato, ma così attento, così bravo ad ascoltarla.
Tea si rifugia in un amante più semplice, più divertente, più capace di vederla e ammirarla, mentre la sua serie vola verso un finale che mette ancora più incertezze al suo destino.
Quella serie è una specie di The Affair misto a Love Bugs.
In Testa o Cuore c'è una coppia protagonista, un tema/una sfida/un'avventura da vivere ad ogni puntata divisa però in due: prima si vedrà quello stesso tema affrontato con il cervello, poi, con il cuore.
Sia la serie TV inventata, sia l'idea di fondo del romanzo sono bellissime.
Purtroppo, questa volta, non lo è lo sviluppo, con Erica e Tea ad incarnare due tipi di personaggi (e di donne) che fatico a sopportare: eternamente insoddisfatte senza un perché, ancorate e zavorrate, invidiose ed egoiste.
A tratti, di leggere un romanzo simile mi sono pure vergognata, sembrava quei chick lit da supermercato (concedetemela), che volano leggeri toccando magari anche temi un po' più profondi (la crisi personale, di coppia, la depressione) ma il tutto con un tono troppo mieloso, troppo finto.
Lo si sa che la vita degli altri non la si può mai conoscere davvero, non del tutto. Che il carrello di una spesa pieno d'amore, di cibo, di ingredienti, non sempre è la ricetta della felicità.
Questa Gamberale, quindi, la si legge, scorre, ma in fondo infastidisce più del solito.
C'è molta più poesia nelle lista delle spese pubblicate in questo profilo, in cui poter davvero continuare a sognare a fantasticare sulle vite altrui.
Senza esagerare, però.
Credo sia stato il primo libro che ho letto di Chiara. Bellissima struttura, personaggi antipatici. Ma ha un merito, mi aveva fatto venire la voglia di scoprirla meglio con altri titoli. :)
RispondiEliminaLe idee che ci mette dentro sono davvero bellissime, e meritavano delle protagoniste migliori. Diciamo che già il titolo doveva farmi capire che si era più "rosa" del solito ;)
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