22 agosto 2020

Gretel & Hansel

Settimana Horror

C'erano una volta Hans e Gretel, due fratelli non amati...
Fermi tutti, perché Hans deve stare prima?
Solo perché è un ragazzo!?
No, prima viene Gretel!
In questo periodo di politicamente corretto e di femminismo galoppante, sai che trovata!
Rifacciamolo, riscriviamolo!


Me la immagino così l'inizio della riunione per decidere di ribaltare un'altra fiaba classica, di rendere un'eroina un personaggio secondario.
Ma se progetti simili sono affondati miseramente e nemmeno se ne parla più (per fortuna aggiungo, se si pensa a quel Ghostbuster e a quel What Men Want), Gretel e Hansel ha un suo senso.
Ha una sua necessità sopratutto e un messaggio che vuole mandare che va oltre l'ambientazione gotica che lo caratterizzata e i brividi che vuole suscitare.



Si parla di una ragazza, di una sorella protettiva, di una figlia non amata.
Che non ci sta a vendersi per il bene della famiglia, che scappa da una madre che non tollera l'ennesimo affronto salvando così anche quel fratellino suggestionabile che ancora non capisce.
Ma parla anche di una strega, quella strega che non ha una casa di marzapane ma una casa nel mezzo della foresta, in cui ogni leccornia è disponibile: un sogno per due fuggiaschi affamati come i fratelli H&G.
Un incubo, però, se quella casa e i poteri di quella strega entrano sottopelle a Gretel, che capisce le sue potenzialità, il male che può nascerne, i limiti che si devono superare.


La fiaba classica dei fratelli Grimm viene rimaneggiata come un'educazione all'occulto e una rivolta a questi poteri.
Come una presa di coscienza da parte di una ragazza del suo potenziale, della sua forza.
Senza essere così diretti, però, ma anzi cullando i fan dell'horror con brividi sinistri e jump scared, regalando un'ambientazione che mette i brividi per la sua bellezza.
La fotografia di Galo Olivares e la regia di Oz Perkins sono infatti il fiore all'occhiello di questa produzione, gotica al punto giusto, estremamente ricercata con richiami classici e pittorici, ad inquadrare l'ormai eroina del genere Sophia Lillis, una garanzia.
Quella casa, le sue fondamenta, gli effetti speciali neri e macabri catturano lo sguardo.
Certo, di brividi veri ce ne sono pochi, ma avercene di rivisitazioni così: che hanno un senso, sono sensazionali!


Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone:
1 Leone su 5

10 commenti:

  1. Un romanzo di formazione dal punto di vista femminile, che per una volta non è una trovata messa su per fare scalpore (gli esempi che hai portato sono quelli più azzeccati), ma ha anche qualcosa da dire. Oz Perkins ha un ottimo occhio, menzione speciale per Alice Krige, la sia strega è davvero sinistra ;-) Cheers

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    1. Tutte queste anziane usate negli horror rendono più difficili le visite alla nonna.
      Scherzi a parte, film che se non fosse uscito in sala avrei evitato, ma che ha qualcosa di nuovo da dire su una storia tanto abusata.

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  2. Sempre più spesso escono nuovi adattamenti, ma dopotutto è una fiaba davvero bella ;)

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    1. Questa nuova chiave ha poi il suo perché, quando riadattano in modo intelligente ci sta.

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  3. Non tutto torno - che fine ha fatto la bambina nei boschi dell'inizio? Boh -, però mi ha incantato.

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    1. O che fine fa per metà film il ragazzino (anche se poi giustamente lo ritroviamo)?
      In ogni caso, ci si passa sopra vista la storia e l'occhio che funzionano.

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  4. Molto bello e soprattutto molto interessante per il "messaggio" che trasmette. Poi ha un'atmosfera gotica apprezzabilissima, un folk horror decisamente apprezzabile.

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    1. L'atmosfera fa molto, anzi, quasi tutto e rende la storia ancora più appetibile.

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  5. Considerando che il grado di paura di Leone Cane Fifone è basso, potrei riuscire a vederlo. :)

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    1. Grado di paura basso, grado di bellezza alto, grado di bravura della Lillis sempre altissimo. Insomma, può fare per te.

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