21 agosto 2020

Relic

Settimana Horror

Altro film horror, altra casa labirintica.
Un nuovo genere in cui sono incappata durante la lettura della Casa di foglie neanche la mia ossessione mi seguisse pure sullo schermo.
In questo caso, la casa in questione è quella di Edna, madre e nonna, data per dispersa dai vicini preoccupati.
Una casa con stanze ingombre di scatole e scatoloni, una casa con chiavistelli nuovi in ogni porta, una casa vuota.
Così la trovano Key e Sam allarmate dallo sceriffo locale.
Che fine ha fatto Edna?



La cercano per i boschi, cercano indizi in quella confusione, preoccupate da quei chiavistelli, dai rumori notturni che la casa offre.
Edna tornerà, senza menzionare dove è stata, che fine ha fatto, facendo venire dubbi sulla sua salute mentale ad una figlia non troppo amorevole.
Sbrigativa, con cambi d'umore e silenzi inquietanti, Edna esce e vaga di notte.
Che succede a lei, a quella casa?
Una casa che nasconde un segreto e un passaggio segreto, una casa in cui Sam vorrebbe trasferirsi, lei incapace di tenere un lavoro o proseguire gli studi, capace solo di deludere una madre fin troppo presa dal suo lavoro.


Di mezzo, chiaramente, c'è un'altra metaforona.
Come Babadook si parla di famiglia, di sensi di colpa propri della maternità.
Ma si parla anche di un'ereditarietà che è un marchio, che diventa un simbolo, con quella casa che accoglie oggetti del passato e probabilmente anche altro, di quel passato.
Così, il senso e la bellezza di Relic aumentano.
Che non fosse un semplice horror lo dava a vedere la produzione di Jake Gyllenhaal e il cast, capitanato da Emily Mortimer ma in cui brilla la giovane Bella Heathcote.
La regia ha dalla sua la casa giusta, i mezzi giusti per rendere follia e ossessione, timori e paure.
Che fosse qualcosa di più (una riflessione profonda e un modo per fare del genere horror un mezzo per parlarne) lo si capisce in un finale ad alto tasso di inquietudine che trasforma questa storia d'orrore in una storia d'amore. 
Proprio come il romanzo di Danielewski.

Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone:
2 Leoni su 5

5 commenti:

  1. Con buona pace di Leone, non è un film che cerca lo spavento, ma che riesce comunque ad inquietare (anche dopo la fine dei titoli di coda), perché ti costringe ad immedesimarti con le protagoniste, l'ho trovato uno degli horror più toccante tra quelli visti di recente, non proprio il tipo di parola che si utilizza di solito scrivendo di questo genere ;-) Cheers

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    1. Esatto, il tipo di horror che alla fine resta di più e che affronta paure reali in modo diverso. Chapeau.

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  2. Ho trovato la Mortimer un discreto pesce lesso, ma le altre due sono bravissime.
    E il film, soprattutto nel quadro finale, mi ha messo i brividi. Ma brividi di commozione, davanti all'inesorabilità del nostro disfacimento.
    Che tristezza.

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    1. Alla Mortimer non riesco a voler male, anche se qui è decisamente messa in ombra dalla bellezza giovanile e dall'inquietudine della terza età.
      Brividi diversi, quelli che apprezzo di più.

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  3. Ciao! Innanzitutto, complimenti per il blog dai contenuti davvero molto interessanti e ben presentati! Noi siamo Mary e Vale dal blog #lavaligiadicarta, noi parliamo di libri, e ci chiedevamo... ti va di scambiarci un follow? Grazie! 😊

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