Andiamo al Cinema su Netflix
Da dove comincio?
La prima cosa che dovete sapere, dico a voi, oltre questo schermo, parlo direttamente a voi, è che mi piace quando i personaggi infrangono la quarta parete.
Che sia lo sguardo di Jim, o le interviste di Jim, che sia una voce fuori campo che parla proprio a me, che sia un protagonista che scherza, mi coinvolge... mi piace.
La seconda cosa che dovete sapere è che non sono una fan sfegata di Sherlock Holmes.
Non lo sono della versione pop ed esagerata di Guy Ritchie, vuoi anche perché non nutro particolare simpatia per Robert Downey Jr.
Lo sono della serie Sherlock, ma toglierei lo sfegatata come aggettivo. Mi è piaciuta, per la sua ambientazione moderna, per come Steven Moffat l'ha scritta e per come Benedict Cumberbatch e Martin Freeman l'hanno interpretata.
La saga di Conan Doyle se ne sta lì, nei suoi tre volumi economici -completa, ma sospetto non sia vero- a fissarmi da anni. Prima o poi, davanti un caminetto, con una tazza di the affianco, realizzerò la fantasia di leggerlo davvero e come si deve.
La terza cosa che dovete sapere (o sono ormai alla quarta? alla quinta? con tutte le parentesi aperte ho perso il conto) è che non nutro una gran simpatia nemmeno per Millie Bobby Brown. Ragazzina prodigio, che sembra più grande, più matura della sua età e che da quando la folla la incensa, sembra doverlo dimostrare ad ogni nuova stagione di Stranger Things, perdendo in naturalezza.
Com'è allora che sono andata a vedermi Enola Holmes, la pubblicizzatissima nuova uscita Netflix che prende spunto da una saga collaterale scritta da Nancy Springer che vede protagonista la sorellina di Sherlock, interpretata ovviamente da Millie Bobby Brown?
Mettici la curiosità, mettici la presenza di Sam Claflin (invecchiato anche troppo e solo apparentemente sbagliato per il ruolo del saccente Mycroft), Henry Cavill (fortunatamente meno palestrato del solito e un accettabile Sherlock), mettici che al cinema escono solo film presentati a Venezia che ho già visto e mettici una certa freschezza che si respira fin dai titoli di testa e dall'infrangere la quarta parete, e i motivi sono presto detti.
Com'è andata?
Meglio del previsto, viste le aspettative bassissime.
Nel cercare la madre scomparsa -per sua volontà-, nel cercare di salvare un Conte/Marchese, Enola sa far appassionare, sa far divertire.
La complessità è messa da parte a favore di cambi di look non sempre necessari e colpi di scena piuttosto telefonati, con l'intento di metterci di mezzo femminismo e lotta politica che male non fa.
Helena Bonham Carter è sacrificata in flashback in cui il suo piano è quanto mai intuibile senza bisogno di avere quell'arguzia che sembra propria degli Holmes, e pure i tanto acclamati Claflin e Cavill poco si vedono lasciando Millie/Enola al timone.
Ma è andata anche come sospettavo, nel trovarmi davanti un film chiaramente a target adolescenziale, dove la storia d'amore nasce improvvisa, dove i due protagonisti sembrano più grandi ma anche più piccoli della loro effettiva età, con strizzatine d'occhio a volte eccessive.
La ricostruzione televisiva della Londra che fu, le scene d'azione che sembrano omaggiare Guy Ritchie e continuare la sua idea di Holmes ne fanno un prodotto mordi e fuggi perfetto per Netflix. Meno per me, che preferisco la sostanza.
Ora, l'idea di un sequel che il regista Harry Bradbeer già sostiene, anzi, l'idea di 5 (CINQUE!) sequel che il regista sostiene mi spaventa un po'.
Dopo questa prima tappa sono pronta a saltare da questo treno in corsa senza problemi, lascio posto a te, caro lettore.
Sì, dico sempre a te oltre questo schermo, che se vuoi 123 minuti precisi precisi di spensieratezza senza impegno, qui li trovi.
Voto: ☕☕½/5
Filmettino Netflix di cui potrei fare anche a meno, vedremo. Mi stanno pure tutti antipatici!
RispondiEliminaCade bene in questo periodo di zero cinema, un tappabuchi importante per durata (una sforbiciatina non gli avrebbe fatto male), ma stranamente l'antipatia si tiene a bada.
EliminaIo, al contrario di te, amo lo Sherlock fracassone di Guy Ritchie e anche quello di Benedict Cumberbatch, mentre, nonostante diversi tentativi, non mi sono mai appassionata ai libri, preferendo sempre lo stile di Agatha Christie a quello di Conan Doyle. Comunque quando ho sentito che arrivava la sorellina di Sherlock ho subito liquidato la cosa come stupidaggine, un po' come la discendente di Van Helsing, la sorella di Danny Ocean o la sorellina di Donnie Darko. Ma questo tuo post invece mi ha incuriosita! Capisco che non troverò un capolavoro ma almeno sempre divertente.
RispondiEliminaDiciamo che con la saga letteraria curata da un'autrice classe '48, Enola ha una sua dignità, non è l'ennesima operazione al femminile.
EliminaLeggero e molto più alla Guy Ritchie che alla Moffat, si lascia vedere. Quanto ai romanzi di Doyle, spero di trovare presto il giusto inverno per scoprirli.
Sai che stentavo a riconoscerla? Comunque nel dubbio potrei anche dargliela una chance.
RispondiEliminaÈ cresciuta, quasi un po' troppo e troppo in fretta. Per fortuna risulta meno antipatica e meno "vi faccio vedere quanto sono brava" rispetto all'ultima stagione di Stranger Things.
EliminaAnche io sono un fan davvero sfegatato di Guy Ritchie e Robert Downey jr. ma questa Enola mi intriga fin dal trailerino e credo proprio che un'occhiata gliela darò... ;)
RispondiEliminaParti già bene, scene di azione in pieno stile Ritchie!
Elimina5 sequel?!? Non potevano renderla una serie tv a questo punto? Ne avrebbe giovato anche il ritmo della narrazione, perchè per quanto carino alcuni punti li ho trovati inutilmente lenti.
RispondiEliminaQuesto è il progetto del regista, ora bisogna vedere cosa dice Netflix. La pensavo e forse la preferivo come serie TV: episodi da un'ora, un mistero più articolato senza troppe divagazioni sarebbe il suo formato ideale.
EliminaNemmeno io sono un fan di Sherlock Holmes, e io manco della serie.
RispondiEliminaLe mie aspettative erano quindi ancora più basse. Così basse che alla fine l'ho trovato più carino e divertente del previsto. Per me Enola insomma è già meglio del suo fratello maggiore. :)
Forse la chiave giusta è proprio questa: aspettative sotto le scarpe, e anche se il target è decisamente teen, sa convincere anche chi teen non lo è più, o lo è dentro ;)
EliminaIo, invece, sono una fan sfegatata dello Sherlock Holmes cartaceo, anche se ammetto che non ho del tutto disprezzato quello di Ritchie e ho amato molto quello televisivo con Cumberbatch e Freeman. Questo l'ho visto ieri sera perché c'è stata mia nipote qui da me e voleva fortemente guardalo (età, 11 anni). Ovviamente di mio non mi ci sarei mai accostata perché dalla protagonista e dal trailer si intuiva già che fosse un prodotto fortemente teen. Fatto sta che, nonostante sia un filmetto davvero risibile, in realtà proprio come favoletta teen funziona abbastanza e intrattiene senza fare poi così schifo come pensavo.
RispondiEliminaIl suo target e la sua dimensione è quella, ma senza avere grosse pretese, il suo lavoro lo fa bene. La serie di Moffat resta insuperabile e ora non vedo l'ora di trovare il tempo per leggerlo e conoscerlo su carta questo Sherlock.
EliminaQuesto progetto potrebbe pure non essere male, anche per questo ero convinta fosse una serie TV e non un film.
RispondiEliminaCerto, il rischio ripetizione con la Brown che fa antipatia è alto, e al prossimo giro un mistero più articolato spero ci sia, per il momento le basse aspettative hanno aiutato.