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9 settembre 2020

Venezia 77 - Notturno | Le Sorelle Macaluso


Notturno

Lo dico subito, ho un problema con lo stile di Rosi.
Documentarista che regala brividi di commozione con immagini potenti e piene di fascino, peccano per me di incomunicabilità.
Lo avevo pensato stretta fra le strade del Sacro GRA, l'ho ribadito con la sua denuncia di Fuocoammare e lo ripeto qui, con Notturno.
Un lavoro lungo tre anni fra le terre occupate, straziate e seviziate dall'Isis, fra Libano, Siria, Iraq e Kurdistan.


La sua macchina da presa incornicia famiglie, case, soldati e pescatori, ce li mostra nella loro quotidianità spezzata, fatta di lavoro da inseguire, prede da catturare.
Un lento dipanarsi in cui la mente spesso vola via.
Solo i bambini la catturano.
Con i loro disegni pieni di sangue, di lame, di terrore sfogano gli incubi che hanno vissuto, le minacce e le violenze che hanno subito.
Quei disegni, quegli sguardi, così potenti arrivano. Arrivano anche e probabilmente soprattutto perché accompagnate da parole.
So di essere io in difetto, e i premi conquistati lo sottolineano, so di aspettarmi altro da un documentario e so che la bellezza l'ho trovata in ogni scena, ma resta uno stile che poco mi comunica su temi così necessari da spiegare, capire, far emergere.

Le Sorelle Macaluso

Cinque sorelle, una diversa dall'altra, come da tradizione.
Lasciate a se stesse, a regolarsi in base allo spirito, a sostenersi allevando colombi, passano una giornata al mare.
Libere, spensierate, felici, per l'ultima volta.
Maria sogna di diventare una ballerina e ha già chi andrà a vederla ogni sera a teatro, Pinuccia pensa solo a truccarsi e a farsi bella per i ragazzi, Lia l'infellettuale esaspera con i suoi modi esasperanti, Katia sta in mezzo, Antonella chiude il cerchio, la più piccola, la più dolce.
Quella giornata al mare spezzerà però i loro sogni, e le ritroviamo adulte, con la vita che ha lasciato il segno, la morte ancor di più, ad attaccarsi e accusarsi, a litigare per una casa e un passato che le tormenta.
Le ritroviamo infine anziane, acciaccate, pronte finalmente a salutare quel palazzo da cui si vedeva il mare, quello che sente più di tutti il passare del tempo, segnato, ancora occupato da colombi che non ne vogliono sapere di andarsene.


Breve e quasi troppo conciso nel racchiudere in un pomeriggio al mare, una cena di ritrovo e un giorno di pioggia l'intera vita di una famiglia, Le sorelle Macaluso dal teatro al cinema sembra perdere qualcosa.
Sembra soffermarsi più su immagini piene di bellezza, che siano gioventù fresche e speranzose in spiaggia a Mondello, che siano voli aerei su cui l'occhio di Emma Dante sembra non saper staccare.
La prima parte resta la migliore, a inquadrare corpi e carattere, l'estate in tutti i sensi.
Poi subentrano occhiaie, urla continue, e il ritmo ne perde. Anche le scelte musicali non si faranno ricordare, andando a pescare una Gianna Nannini così sfruttata da non avere il giusto peso per un finale amaro che arriva in fretta.
La storia, le protagonista, c'erano.
A mancare solo un po' di approfondimento, per rendercele più vicine.

3 commenti:

  1. Dopo aver visti, emozionandomi, il film Insyriated del 2017, non posso evitare di "tifare" per Notturno, anche se non approvo che l'estetica sia più curata dalla tragedia.

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    1. Il mio problema è che in quella bellezza delle immagini mi perdo. Mi catturano, ma quando se ne sta lì per qualche minuto inevitabilmente inizio a pensare ad altro.
      Sbaglio e sono in difetto io, lo so.

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  2. Vabbé, colpa dell'emozione, ho scritto : dopo aver "visti"

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