#LaPromessa2020 - Top Gun

Partiamo con un po' di ammissioni:

1. Non avevo mai visto Top Gun. 

Non coscientemente almeno, non per intero. Probabilmente da bambina, senza badarci troppo.

2. Provo un'antipatia , diciamo pure un odio, profondo per Tom Cruise. 

Non è solo per la sua fede verso Scientology, per la sua esaltazione, per i film tutti azione che ormai fa. È proprio una questione di pelle, e ora credo sia stato proprio Top Gun a farmela scattare questa antipatia visto quanto odioso è Maverick. Quell'unica volta che l'ho intravisto dev'essermi bastata, deve avermi segnato, e da lì il mio non-rapporto con Cruise è nato. 

Perché in Top Gun non riesco proprio a difenderlo.

Mai.

Lui e la sua spacconaggine, lui e il sentirsi il figo della situazione, lui che mi fa usare il termine "figo", lui che pilota come se non avesse un aereo da milioni da non distruggere e colleghi da difendere.

Ok, ok, è il personaggio ad essere scritto così, parafrasando Jessica.

Ma la recitazione di Cruise, fatta di faccette, di sguardi intensi, di urla e di baci appassionati, dove la mettiamo?

E com'è che questo film lo ha consacrato sex simbol?

Saran gusti, pure di Katie Holmes, ma non sono i miei.

Mi sono lasciata decisamente andare con queste amissioni, dimenticando di fare un'altra premessa.

3. Se Top Gun è finito ne La Promessa 2020 è solo per colpa mia.

Io che volevo recuperare un cult andando contro antipatie e ritrosie, io che volevo prepararmi per l'ennesimo sequel non richiesto.

Ora però l'uscita di Maverick è stata spostata a data da definirsi, e io non sono più così interessata. 

Non dopo aver visto questo originale immerso completamente nell'estetica e nella narrazione degli anni '80, con personaggi che parlano per frasi ad effetto, scene sensuali dalle luci soffuse, amori che nascono con poco e rischiano di consumarsi nel bagno di un bar o in un ascensore.

Insomma, niente che possa incontrare nuovamente i miei gusti anche se capisco l'effetto che ha provocato nel 1986, tra giovani che riciclavano le tecniche di seduzione di Maverick, copiandone il look tra bomber di pelle e occhiali Ray-Ban.

Visto oggi fa sorridere, fa ridere pure, e fa decisamente sospirare dall'irritazione.

Maverick che assieme a Goose viene scelto per entrare nella scuola dei Top Gun, che deve vedersela con il rispetto delle regole, con lo spirito ribelle dato dalla mancanza di un padre la cui sparizione è Segreto di Stato, con la competizione verso l'altro figo della situazione -l'Iceman di quel mascellone di Val Kilmer- e infine il peso di avere un compagno da difendere e da proteggere.

Mentre si alternano scene di seduzione e di azione, rido, sorrido, sbuffo.

Forse solo l'ultima parte, in cui dell'umanità entra in campo, in cui il dolore della vedova Meg Ryan si sente, fa acquistare qualche punto a questa storia d'amore facile facile con la facile facile ma bellissima Kelly McGill interrotta da acrobazie aeree costosissime di cui continuo a non capire il senso in tempo di relativa pace.

La famosa sequenza iniziale mi ha fatto pensare a un Baywatch senza bagnine sexy, il richiamo nel finale me l'ha fatta vedere sotto un'altra luce anche se non troppo convincente.

Ma nel complesso, questo titolo cult, non lo è per me.

Salvo la colonna sonora, che il giovine ha canticchiato dalla prima all'ultima canzone, con il tormentone di Take my breathe away che parte ad ogni sguardo languido diventando quasi un'ossessione.

La conclusione è che Maverick può starsene ancora un po' a prendere la polvere per quel che mi riguarda, di Tom Cruise ne ho avuto a sufficienza per quest'anno.