28 ottobre 2020

The Lie

Welcome to the Blumhouse

Ci sono i film che ti tengono con il fiato sospeso fin da subito.
Tesi, nel presentarti i loro protagonisti, tesi nel loro sviluppo, in quel punto in cui tutto cambia e tu sai che da lì sarà ancor più una discesa nella follia.
Ci sono quei film che ti prendono da subito, grazie ad attori in parte, che sembrano nati per recitare quella parte: giovani ballerine dal fisico da ballerine, madri devote che hanno l'aria di essere madri devote e vecchie rock star che sembrano davvero rock star.
Questa la famiglia di Kayla, una famiglia divisa però: due genitori separati, entrambi con nuovi compagni al fianco a mettere lei ancor più in secondo piano.
Tutto cambia quando la gelosia di Kayla si fa sentire e si esprime nel peggiore dei modi: una spinta, che manda l'amica del cuore oltre quel ponte in cui stavano sedute. 
Un attimo, e tutto cambia. 
Lei diventa il centro delle attenzioni per quei genitori che si trovano a difenderla in ogni modo possibile: mentendo spudoratamente fra loro, al padre di Brittany, facendo leva su chiacchiere, mettendo zizzania e depistando le indagini.


Che film!
Che racconto: così originale, così intrigante.
E che colpi di scena che si hanno, uno dopo l'altro, in una trama che avanza imprevedibile e in un finale che lascia a bocca aperta.
Applausi per Veena Sud, lei che aveva adattato la serie danese The Killing ritrova la sua protagonista Mireille Enos, che senza i suoi maglioni infeltriti e sformati sembra un'altra, una donna in carriera e di successo, una madre amorevole.
E che dire di Peter Sarsgaard, in bilico fra il marpione in crisi di mezza età e il perfetto rocker newyorkese... E infine lei, la star: Joey King che mi sta sempre più simpatica!
Ah, che film!
L'ho già detto?


Come?
Questo entusiasmo scopre le mie carte?
Dovevo volare più basso?
Lo sapevo. 
Non sono mai stata brava a raccontare bugie.
Va bene, dico la verità: The Lie è tutt'altro che un buon film.

È un film che ha una buona idea di partenza, e si capisce perché il signor Blum ha deciso di distribuirlo, ma ha uno sviluppo che richiede fin troppa sospensione dell'incredulità.
Genitori disposti a tutto per tenere la figlia fuori di prigione, ma davvero a tutto, e lei che non sembra capire la gravità del suo gesto.
Ma si capisce anche perché un titolo così se n'è stato nel limbo per due anni dopo essere stato presentato a Toronto nel 2018, e solo ora grazie all'accordo con Prime Video sbloccato e relegato come "thriller" nel pacchetto di ottobre.
Ma brividi The Lie non ne dà.
Ci prova, tra inseguimenti e freddezza di un arredamento che sembra uscito da un catalogo.
La regia si fa esageratamente ricercata, la storia esce dai binari portando ad altro sangue con la sensazione che con tutte le serie e i film crime visti, i genitori di Kayla stanno davvero sbagliando ogni cosa. Anche nel crescere una figlia così viziata, che l'odiosa Joey King rende alla perfezione... a volte torna utile non farsi apprezzare da queste parti.
Nei suoi 97 minuti appena, il film riesce ad annoiare in più punti, forse poteva funzionare come cortometraggio, di certo nemmeno una bugia riesce a salvarlo.


Voto: ☕☕/5

6 commenti:

  1. Perfettamente d'accordo, la Blumhouse ha filmetti così a buttar via, questo inizia anche benino, poi tenta di imitare un'atmosfera da noir nord europea e si perde nella noia, non è il peggiore dell'operazione "Welcome to Blumhouse", ma solo perché altri titoli sono ben più scarsi. Cheers

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    1. Se mi dici così, si prospetta una settimana da brividi, ma non di quelli che volevo!
      Filmetto che forse forse andava bene per l'inverno thriller di Rai2, ma non per il pacchetto tanto pubblicizzato.

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  2. Ma perché ti fai del male?
    Siccome non leggi quello che scrive la bollina, damme retta: EVITA come la peste Evil Eye perché è ANCORA PEGGIO.
    Se ti piace Black Mirror guarda Black Box e tieniti il meglio per ultimo, perché Nocturne è la perla che spicca sulla mediocrità dell'intera operazione.

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    1. C'hai ragione!
      È che avevo già deciso di gustarmeli tutti in mancanza di cinema e leggo gli altri blog solo a film visti così da non farmi influenzare.
      Potevo risparmiarmeli, Evil Eye ormai l'ho già visto e ne parlo domani: tra i due, non so quale mi ha annoiato di più.

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  3. Io adoro Joey King. E nel mio caso non è una bugia. Nonostante la sua presenza, il film non sembra esattamente il massimo... Peccato, perché Veena Sud con le serie The Killing e pure Seven Seconds aveva fatto ottime cose.

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    1. Chissà cosa gli è saltato in testa a Veena Sud. Storiella che non graffia, che si fa quasi imbarazzante. Il fatto che sia stata chiusa in un cassetto per due anni la dice lunga sulla sua qualità... Non farti ingannare da Joey King!

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