Per il momento, Il prigioniero di Azkaban rimane il mio preferito, nonostante qui, con un inizio nero e spaventoso, con un colpo di coda e un finale altamente cupo, si sia andati vicini a superarlo.
Il problema sta tutto in quella lunga parte centrale in cui l'adolescenza dei protagonisti prevale sul loro essere dei maghi.
Paturnie, gelosie, imbarazzi, Balli del ceppo in cui trovare il coraggio di invitare la ragazza dei sogni…
No grazie, non fanno per me.
Non lo fanno in film che vivono di questi cliché, non lo fanno ad Hogwarts dove questi cliché si infarciscono di magie, pozioni, incantesimi.
Ma datemi un Torneo dei Tre Maghi e avrete tutta la mia attenzione.
Per ogni prova, per ogni sfida sarò lì a sfogliare le pagine più velocemente che mai.
Prima però, la variazione iniziale del capitolo: con Privet Drive e il suo Dudley affamato causa dieta che si lascia in fretta , per andare alla finale del Campionato del mondo di Quidditch. E qui si entra in contatto con le varie personalità che lavorano al Ministero della Magia, con il signor Wesley, Fudge, Ludo Bagman, il signor Crouch,... Un inizio quanto mai leggero, quasi troppo, in cui la Rowling si diverte a mostrare magie, scherzi, gadget come fossimo già dentro ad un film.
Poi, quando meno te lo aspetti, quando quell'inizio che era un sogno, una visione, un signore oscuro con il suo fedele serpente al fianco te li sei quasi dimenticati, tutta la leggerezza crolla sotto un marchio nero che fa rabbrividire: Colui-che-non-si-può-nominare sta tornando?
I timori di maghi e tifosi vengono messi a tacere, elfi domestici vengono licenziati, e Hogwarts sembra un posto sicuro dove tenere Harry protetto.
Sì, come no.
Tanto che, nonostante i segnali, nonostante i timori di molti, si decide di andare avanti con l'organizzazione del Torneo dei Tre Maghi, ospitando delegazioni delle altre tre scuole di magia europee (Durmstrang e Beauxbatons).
E per una volta che Harry sembra fuori dai giochi, impossibilitato a partecipare per l'età, ecco che il suo nome spunta dal Calice del Fuoco... E lo si capisce com'è che non sta tanto simpatico a quelli della scuola, sempre al centro delle attenzioni, sempre responsabile o colpevole, sempre riconosciuto e additato.
Ma si capisce meglio anche com'è sentirsi così, quanto poco è piacevole per uno bullizzato per undici anni ritrovarsi di nuovo evitato ed emarginato, vedendo le sue lamentale, le sua arrabbiature, le sue ansie. Con pure Ron che gli volta le spalle senza star tanto a pensarci. Come verrebbe da fare anche da lettori, se l'introspezione di Harry non fosse accurata.
Se come detto cotte, innamoramenti e gelosie fanno più sorridere che tener desta l'attenzione (quella fra Ron ed Hermione a parte, che si tifa spudoratamente per loro), sono le sfide a tenere banco. Sfide che ricordavo più coinvolgenti quando invece tutto si gioca nel labirinto, in quel finale cupo, inquietante, spaventoso, sapendo pure quel è il destino di Cedric.
Una differenza sostanziale con film però mi ha fatto sobbalzare: l'aiuto per la seconda sfida arrivava su schermo da Neville, rendendolo più significativo, più in linea con quanto detto sulla sua passione per erbologia Invece nel romanzo è lo zampino improvviso e fortuito di Dobby (dove porterà il rischioso e politicamente scorretto a tratti discorso del CREPA? Sono curiosa di scoprirlo) ad aiutare Harry, lasciando un po' di amaro in bocca.
Amaro, non algabranchia, ho detto!
Oltre questo, Cedric non lo immaginerò mai come Robert Pattinson, che non avevo mai considerato inglese fino ad ora, tra l'altro.
Altra confessione: se c'era una cosa che aspettavo guardando i film, era la breve apparizione di David Tennant. Ricordavo che compariva allo scadere di una Pozione Polisucco, un cattivo che si era infiltrato come professore ad Hogwarts.
Bene, è dal primo romanzo che aspetto di capire chi mai potesse essere quel professore grazie alla mia memoria fallace.
Ci ero quasi cascata con Lockhart il vanesio, non mi ero lasciata ingannare da Lupin, ma non avrei mai scommesso sul guardingo, quanto mai buono con Harry, Malocchio Moody.
Mai.
Se non proprio lì nella confusione del Torneo, quando il portar via Harry nonostante gli ordini di Silente mi ha fatto drizzare le antenne. C'è da dire che si descrive Barty Crouch Jr. sempre con i capelli color paglia, e se c'è una cosa distante da David Tennant, sono proprio i capelli color paglia.
Beh, direi che aver aspettato quattro anni dalla visione del film, ha dato i suoi frutti, e questi romanzi me li sto godendo con pochissimi spoiler.
Resta però che il finale fa sussultare a più riprese, e anche questa volta non sono riuscita a non piangere, per quei fantasmi che escono dalla bacchetta di Voldemort e aiutano Harry, per quell'abbraccio materno mai avuto dalla signora Wesley, per quel discorso di Silente a non dimenticare mai la bellissima persona di Cedric.
Momenti che salvano la conclusione dopo innumerevoli spiegoni e riassunti, dove si accompagna per manina il lettore a rivedere piani e fatti, rendendo così la figura di Voldemort meno temibile, meno autoritaria di quanto si pensava.
Che, diciamolo, gli spiegoni dei cattivi fanno sempre cascare le braccia, scusa Codaliscia, non era una freddura nei tuoi confronti.
Il finale è tragico, comunque, con la prima morte ufficiale che cambia tutte le carte in tavola, anche quelle di Malfoy che gioca ora a carte scoperte e con una divergenza di opinioni fra Silente e il Ministero della Magia che chissà cosa comporterà.
Pur non avendo la stessa coesione del Prigioniero di Azkaban, mi viene da prendere questo Calice di Fuoco come il romanzo di passaggio.
Che dispiega nomi, carte, eventi.
Quello in cui, come dice il capitolo finale, tutto davvero inizia.
A me invece le paturnie adolescenti piacciono sempre molto. Certo, questo è il libro in cui ho cominciato a detestare Harry come personaggio, anche se nel prossimo, buon Dio, è anche peggio.
RispondiEliminaEssendo in anticipo sulla lettura (quanto è corposo L'Ordine della Fenice?) posso già sottoscrivere tutto.
EliminaHarry paturnie Potter, che Hermione gli molli qualche ceffone!
Unico libro che ho letto di Harry Potter, mi è piaciuto in particolare l'incipit e la rivelazione di Voldermot senza contare i draghi!
RispondiEliminaCome unico? Come hai fatto ad entrarci e poi abbandonare?
EliminaLa prima sfida è davvero strepitosa, raccontata tra vedo non vedo è pura adrenalina.
Hai ragione sulla parte centrale, però forse qui siamo noi che abbiamo passato l'età "giusta" per farci prendere da quella parte. Io ammiro la Rowling per come abbia provato a mettersi nei panni di adolescenti con le loro normali paturnie, pur se maghi!
RispondiEliminaDetto questo, sui primi cinque libri concordo con te che il migliore sia il terzo! :--)
Essendo già a buon punto anche con il quinto mi rendo conto che certe età le si giudica con il senno degli adulti, hai ragione, ma gli adolescenti sono proprio così: presi da cotte, dubbi, gelosie, invidie.
EliminaLa Rowling ce li mostra al loro peggio, ma lo fa un gran bene.
Mi è piaciuto il libro e ancora di più il film, posso dire che è il mio preferito. Concordo sulle eccessive paturnie adolescenziali, ma poi il tutto è avventuroso, teso, drammatico al punto giusto ma anche divertente quanto serve. Bello! David Tennant appare brevemente sullo schermo ma lascia il segno.
RispondiEliminaTennant lascia sempre il segno ;)
EliminaPaturnie a parte, l'ho letto pure questo in immersione quindi non sarà perfetto come il terzo, ma si difende bene.