30 gennaio 2021

Run

Oggi si interroga.
Siete pronti.
Bene, allora, che cos'è la Sindrome di Münchausen per procura?

Come, nessuno lo sa.
Lo abbiamo incontrato già altre volte nel corso delle nostre visioni.
Forza, è facile.
Niente?
Ok, ripassiamo:


Sindrome di Münchausen per procura
(sigla: MSP, dal termine inglese Munchausen syndrome by proxy)
Disturbo mentale che affligge genitori o tutori (solitamente le madri) e li spinge ad arrecare un danno fisico al/alla figlio/figlia (o ad altra persona incapace) per farlo credere malato e attirare l'attenzione su di sé.

Esempio #1:
Adora, la madre fredda e algida di Sharp Objects, che per godere della stima e del rispetto dei cittadini di Wind Gap, curava la figlia non-malata, tentava la stessa strada con Camille portandola a seri problemi di autostima e infine faceva del suo peggio con la terzogenita Amma.

Esempio #2:
Dee Dee Blanchard, madre modello dell'America più di periferia e più povera, che cura la figlia Gypsy "affetta" da qualunque disturbo (distrofia muscolare, leucemia, cancro, assenza di ghiandole salivari, allergia allo zucchero...) e per questo viene idolatrata da associazioni di beneficenza che le regalano pure una casa.
Ma Dee Dee non balzerà agli onori delle cronache per i suoi sforzi e per la sua bravura nell'essere una madre/infermiera, ma per essere stata assassinata.
E dalla stessa figlia.
Che non era malata di leucemia, sapeva camminare e mangiare. Insomma, era completamente sana, e aveva 24 anni al momento dell'omicidio, non certo gli appena 18 che la madre vantava.
Un caso vero che ha sconvolto l'America, dando vita a documentari, speciali televisivi, fiction e pure la bellissima serie The Act.

Esempio #3
Diane Sherman in Run


Run si differenzia dalle altre due produzioni perché prende la Sindrome e la fa diventare il soggetto perfetto per confezionare un thriller come si deve.
Di quelli che sanno tener desti, tener tesi, proprio come Searching, e non a caso il regista Aneesh Chaganty è lo stesso e si diverte pure a spargere easter eggs.
Ad interpretare Diane c'è Sarah Paulson, che come maestra del thriller, dell'horror e del crime c'ha ormai messo la firma grazie a Ryan Murphy. Qui (finalmente? sì) se ne stacca, diventando una madre modello che passa tutta la sua vita a prendersi cura della figlia Chloe, nata prematura, paraplegica, asmatica e con tanti altri sintomi. 
Chloe è però anche un piccolo genio, una che negli studi -da casa- si è sempre impegnata, che ha una certa propensione per la fisica e la chimica, e che inizia ad avere dei sospetti sulla madre, sul suo essere così isolata, su quelle pastiglie che continua a propinargli.
Dovrebbe essere l'anno della libertà, il suo, quello in cui finalmente andarsene da casa e iniziare il college, ma a mettere altri dubbi c'è la risposta dell'Università che non arriva.
E la tensione cresce.
Cresce fino a diventare quasi insostenibile, con noi spettatori a fare il tifo per le piccole scoperte di Chloe, per le bugie intelligenti che sa dire, per i suoi tentativi di fuga, per la sua intelligenza à la MacGiver.
Diane è però l'osso duro che i buoni thriller sanno creare, anticipa mosse, serra possibilità, si fa valere.


Poi, certo, nel finale si eccede nella richiesta di sospensione dell'incredulità, tra un postino che sbaglia i tempi, rivelazioni esagerate e un ospedale completamente senza controlli, ma mentre siamo lì ad inveire contro questo non-sense, mentre alziamo gli occhi al cielo verso una coda finale televisiva, ci si rende anche conto di avere le palpitazioni decisamente
accelerate.
Merito della Paulson, e di quello sguardo da psicopatica che ha.
Merito anche dell'umanità, della fragilità e della forza che Kiera Allen emana, lei che in una sedia a rotelle lo è davvero, che interpreta una figlia perfetta ma che a quanto pare, per qualcuno affetto da Sindrome di di Münchausen per procura non è abbastanza.


Bene, avete preso appunti?
La prossima volta interrogo sul serio.

Voto: ☕☕/5

13 commenti:

  1. Lo voglio vedere un sacco (avevo amato Searching), ma i sub ita ancora non si trovano!

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    1. Searching ha una marcia in più, di costruzione e di originalità, ma qui anche se si sbava sul finale la tensione resta alta.

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  2. Prima lo vedo e poi magari scatta l'interrogazione.
    Anche se non voglio. Io odio le interrogazioni!

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    1. Ritorna la mia convinzione che molte lezioni potrebbero farle i film, anche se forse per studiare un tema psicologico così difficile questo thriller non è il più adatto...

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  3. Per me Sarah Paulson è una diva. Quindi qualsiasi cosa abbia lei come protagonista va vista.

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    1. Una diva delle horror storie, ma pur sempre una diva.
      E qui tiene alto il suo nome.

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  4. Vista parecchie volte anch'io questa sindrome in azione, anche recentemente, che è sconvolgente, ma vederne altri anche no.

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    1. Speriamo che questa sia l'ultima volta che si spettacolarizza una sindrome difficile da individuare, impossibile da curare.
      Ma se cerchi una film teso dall'inizio alla fine, questo fa per te.

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  5. Sarah Paulson mi piace un sacco, ma questo lo salto, troppo ansiogeno solo nel leggere la trama!

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    1. Teso tesissimo, confermo, assieme a The Rental fa il suo sporco lavoro se si cercano brividi solidi.

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  6. Vero, nel finale serve sospendere l'incredulità, però come metaforone dell'ansia da separazione materna il film funziona e tutto sommato tiene incollati allo schermo, hai fatto bene ad avvisare, così per la prossima volta studierò, quando leggo Münchausen penso subito a Terry Gilliam ;-) Cheers

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    1. Hai tutto il materiale per recuperare ora, e grazie per avermi fornito questo e l'altro thriller della settimana: due prodotti diversi ma accumunati dalla tensione, c'avevi proprio ragione!

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  7. Guarda, io ero talmente presa che non ho nemmeno avuto bisogno di sospendere l'incredulità :P

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