Andiamo al Cinema su Netflix
Dici film femminista e ormai la gente scappa.
Già stanca di battaglie e battagliere, di quello che chiama politically correct facendo di un'erba un fascio e di un'inclusione che trova forzata, di un certo grado di buonismo che dà fastidio.
Siete fra questi?
Siete fra quelli che si lamentano di una rivoluzione che pur avendo le sue scivolate, i suoi tiri fuori porta, sta portando avanti un messaggio giusto?
Allora, forse, è meglio che stiate alla larga da Moxie.
O Girl Power come ha voluto "tradurlo" Netflix Italia per far arrivare prima il messaggio ai suoi abbonati.
Ma se lo fate, peggio per voi: vi perderete un gran film.
Di quelli leggeri ma con una lezione importante, di quelli che mescolano bene anche le carte più facili e banali dell'adolescenza con lotte giuste, di quelli che li vedi, ci sorridi, ti ci entusiasmi e neanche ti accorgi che dura quasi due ore.
E poi ti senti meglio, di certo più combattiva.
Possibile se alla regia c'è Amy Poehler, che ha frecce appuntite al suo arco.
Possibile se si racconta il femminismo ai giovani e attraverso i giovani, quelli di un liceo dove gli stereotipi ci sono tutti, ovvio, ma se ci sono ci sarà un perché.
Protagonista Vivian, una che non ha certo l'aria di essere una protagonista né una rivoluzionaria.
Timida, invisibile, abituata a tenere la testa bassa e farsi i fatti suoi con l'amica del cuore Claudia.
Fino all'inevitabile epifania.
Che capita con l'ennesimo esempio di aggressione verbale da parte di quel capitano della squadra di football che è ovviamente un farabutto, con una nuova amica che la testa la tiene alta e con il ritrovare il passato della madre femminista battagliera negli anni '80 chiuso in una scatola.
L'epifania con sottofondo delle Bikini Kill la spinge a creare una fanzine che possa denunciare i comportamenti più che sbagliati da parte dei maschi alfa della scuola, la politica di due pesi e due misure della Preside e infine pure sostenere una campagna elettorale per una borsa di studio che non tiene mai conto degli sport femminili.
Vivian fa tutto in silenzio, con la protezione dell'anonimato, ma dà vita a una vera e propria rivoluzione, aumentando la sua cerchia di amiche, risvegliando coscienze e cambiando effettivamente le cose.
Lo avevo detto, Moxie sceglie una via semplice e immediata per parlare di femminismo ai giovani.
Fatta di giubbotti in pelle, di musica punk, di cuori e stelle marchiati sulla pelle.
Ma resta una via giusta.
Come tutte le rivoluzioni si ha bisogno di simboli. Anche leggeri.
La rappresentazione delle minoranze copre ogni casella (mi odio anch'io per doverlo sottolineare visto che è così il mondo là fuori, ma che bello vederlo tranquillamente anche qui) e ci sono le inevitabili storie d'amore, primi baci e litigi materni, rivoluzioni che passano anche attraverso la moda.
Moxie occhieggia e destruttura il discorso di anni di lotta e filosofia, ma se il risultato è quello di far drizzare le antenne, far alzare teste e rendere più consapevoli giovani donne e ragazzi, che male c'è?
Nessuno, perché Amy Poehler (che si ritaglia il ruolo di madre-modello) pur permettendosi inquadrature non sempre sopraffine, momenti estetici di troppo, lancia forte il suo messaggio e il suo grido.
Scegliendo bene la sua protagonista, una Hadley Robinson che sembra la versione più matura e più sicura della Elsie Fisher di Eighth Grade. Poi, sì, tutti parleranno comunque del figlio di Schwarzenegger e della sorella di Katherine Langford, ma resta lei ben impressa. Più semplice, più vera e più empatica di una Joey Del Marco…
Moxie diventa così il film di cui non si sapeva di aver bisogno, sottolineando l'impegno di Netflix a favore di voci femminili, di battaglie giuste che non si deve mai essere stanchi di combattere.
Nemmeno dietro una macchina da presa o la tastiera di un computer.
Voto: ☕☕☕½/5
Lo vedrò sicuramente, a Amy si vuol bene sempre (soprattutto quando è un po' teen). :)
RispondiEliminaSpero lo adorerai, due ore che sono volate.
EliminaGrazie Amy (se poi mettessero Parks and Recreation in una qualche piattaforma sarei ancora più felice).
Io di questi film teen so sempre di avere bisogno. :)
RispondiEliminaAmy Poehler ha girato un po' il suo Mean Girls, anche se qui interpreta una mamma che è in pratica l'opposto di quella regalata in quella pellicola.
Il titolo italiano potrebbe tenere lontano qualcuno, ma peggio per loro.
Una visione leggera ma non troppo, piacevole come da tanto non succedeva. Manco mi sono accorta che durava quasi due ore.
EliminaPiù Girl Power per noi, più Girl Power per tutti!