Inizio un romanzo di Baricco, e mi sento a casa.
C'è poco da fare, fra quelle virgole, quelle frasi brevi, quei periodi costruiti in modo subito riconoscibile, io mi trovo bene.
Me ne mancano pochi da scoprire per la prima volta, ora solo i saggi.
Mi mancava Mr Gwyn che chissà perché ho sempre confuso con Emmaus e sempre in libreria mi chiedevo: qual è che ho già letto? Tentennando, nel dubbio, con il rischio di sbagliare, lasciando infine perdere.
Con Tre volte all'alba il discorso si fa leggermente più intricato, costola di un altro romanzo com'è, nato per dileggio, per quelle idee tutte matte di scrittori che si divertono a scrivere, di realizzare davvero quel romanzo che un certo Akash Narayan scrive in Mr Gwyn. E quindi, mica lo puoi leggere senza aver letto l'altro, no?
O meglio, puoi, ma ti perderesti anche parte della sua magia.
Alla fine ci voleva poco, mi sono capita, ho capito qual era il romanzo da prendere, e fra le pagine di Mr Gwyn mi sono cullata.
Uno scrittore pure lui, il signor Jasper Gwyn, ma uno scrittore che decide di non voler più scrivere, nemmeno un rigo.
Stanco di com'è il mondo della cultura oggi, stanco semplicemente dell'uomo che è.
O era.
Che fare?
Rilasciare un comunicato ufficiale, che l'orgoglio, si sa, si fa sentire se di mezzo c'è una promessa pubblica. Ritirarsi al mare, tenere a bada un agente che è anche un amico, l'unico, e cercare di capire che farne del tempo ora libero.
Vagare, sperimentare: cosa potrebbe mai fare uno scrittore che non scrive più?
E decide, Jasper Gwyn, di fare dei ritratti.
Ma di farli attraverso le storie, attraverso parole che sono un modo per raggirare quella dichiarazione agli altri e a se stesso.
Ma se dei ritratti deve fare, li deve fare per bene.
L'ho detto, no, che gli scrittori possono avere delle idee tutte matte?
Jasper Gwyn affitta uno studio, sceglie la prima modella, la studia, in silenzio, senza mai rivolgerle la parola, tranne in un giorno preciso, sotto delle luci esatte, commissionate appositamente e che all'avvicinarsi dello scadere dei 30 giorni pattuiti iniziano a spegnersi, una dopo l'altra, dichiarando concluso il lavoro.
Poi, in poche righe, in qualche pagina, il ritratto arriva.
Preciso da far male.
Un'idea incantevole, pure in linea con le idee un po' hipster (uh, che brutta parola), un po' strane, che intrigano oggi e che in fondo sono delle esperienze che si ricercano.
A cui, forse, parteciperei anch'io, se non ci fosse della nudità di mezzo.
Come accade spesso, ci misero un po' a ricordarsi che,
quando muore qualcuno,
agli altri spetta di vivere anche per lui - altro non c'è, di adatto.
La decisione, la preparazione, i dialoghi immaginari di Jasper Gwyn cedono all'improvviso il passo ai pensieri, alle riflessioni e al crogiolarsi di Rebecca, segretaria del suo agente, prima modella per il primo ritratto, un esperimento per entrambi, che influenzerà e cambierà entrambi.
Le due voci formano il passo del romanzo stesso, facendosi lentamente più erotico, più investigativo pure, riassumendo lavori e altri modelli, riportando di colpo alla realtà. In un finale che non può che commuovere per la sua bellezza, la sua perfezione.
È così con Baricco, la parola perfezione ha un sapore tutto personale, io mi sento a casa, sottolineo quelle piccole perle, di poesia e verità, che qua e là nella sua narrazione snocciola.
Forse al vecchietto vennero delle specie di lacrime agli occhi,
ma era impossibile dirlo, perché gli occhi dei vecchi piangono sempre un po'.
E Tre volte all'alba?
Tre volte all'alba è quell'idea tutta matta che uno scrittore può mettere in pratica, dovendo pure sottostare a come quel breve romanzo è stato descritto in Mr Gwyn: fatto di tre parti, tre tempi, di cui il primo è davvero bellissimo e racchiude un ritratto. Poi, perde di forza.
Ed è così.
Così dev'essere davvero.
Un esercizio di stile, stando dentro a delle regole, che però sa incantare lo stesso, in tre incontri sempre diversi, fra persone uguali e diverse, in hall e camere d'hotel.
Che matti e che bravi che sanno essere, certi scrittori!
Con me sfondi una porta spalancata. Adoro Baricco.. e ti metto alla prova: che mi dici delle quattro parentesi chiuse ne La sposa giovane?
RispondiEliminaE visto che sei cinefila doc: cosa pensi di Lezione ventuno? ;)
Devo ammettere la sconfitta, le quattro parentesi non le ricordavo, ma ricordo bene quanto è stato bello leggere La sposa giovane e sentirmi a casa pure lì.
EliminaLezione Ventuno mi era piaciuto altrettanto, lo ricordo poco visto il tempo passato, ma la poesia che ha saputo creare., quella sì.
Ora che di romanzi nuovi non ne ho da scoprire, volevo rileggermi Castelli di Rabbia e Oceano Mare, i miei preferiti.
Ottimi!!.. ma spero di averti fatto venire la curiosità.. sulle quattro parentesi.. un giochino baricchiano che non troppi hanno colto.. ;)
Elimina..aiutino: pag. 140
EliminaHo dovuto controllare e pensa che il passaggio in cui si parla della scrittura come di una donna con cui si va a letto al buio lo avevo pure sottolineato e resta fra i più belli di Baricco. Il giochino è di quelli che infrangono la quarta parete (o pagina in questo caso) che mi piacciono tantissimo. E adesso ho voglia di rileggere pure La Sposa Giovane.
EliminaBaricco è uno scrittore che mi ha sempre intrigato, fosse anche solo per il fatto di aver inciso un disco insieme agli Air, ma per un motivo o per un altro non ho mai iniziato un suo libro.
RispondiEliminaPrima o poi mi toccherà farlo...
Amandolo dall'adolescenza, spero te ne innamorerai pure tu, eterno adolescente.
EliminaE partirei da Castelli di Rabbia, che rileggerei anche adesso se ne avessi il tempo.