La precisina che è in me è indispettita.
L'esordio alla regia di Kelly Reichardt sembrava introvabile, invece, cercando meglio l'ho trovato in ritardo, andando a rovinare i post stabiliti, la visione in ordine cronologico.
Lo si inserisce qui, come prologo di un film ad episodi, vista la sua breve durata -76 minuti appena- che potrebbe essere parte del progetto.
Ma il paesaggio è diverso, non solo rispetto a Certain Women ma anche agli altri suoi film.
River of Grass
Non è l'Oregon, non è il Montana.
Siamo in Florida, fuori Miami per la precisione, dove la vita non è facile, dove i giovani vorrebbero scappare.
Anche i meno giovani.
La protagonista e narratrice è Cozy, una vita riassumibile in poche frasi:
Abbandonata dalla madre, cresciuta da un padre aspirante batterista che si è ritrovato a fare il detective, sposata a quel ragazzo del liceo che sperava di imparare ad amare, madre di due figli che vorrebbe far adottare. È clinicamente depressa, Cozy, anche se non lo sa.
E nella sua serata di sfogo in cui si sveste per andare a bere nei localacci dei dintorni, abborda Lee, quasi trent'anni, nessun lavoro, nessuna prospettiva. Ma una pistola, e la voglia di far colpo.
Il colpo, invece, parte a Cozy e pensando di aver commesso un omicidio i due scappano per arrivare appena fuori contea. Di più non riescono. Non è una fuga d'amore, però, è una fuga disperata e senza meta. Mentre proprio quel padre detective si trova ad indagare sul furto della sua pistola e sul tentato omicidio di un uomo.
Le parole della Reichardt sono perfette a descrivere il breve spaccato che è River of Grass:
"Un road movie senza il viaggio, una storia d'amore senza l'amore, una crime story senza il crimine."
Un film che pur abbracciando temi conosciuti, li cambia, diventando un esordio bellissimo e ancora dirompente dopo 30 anni, in un circolo difficile da spezzare e in una storia circolare che non si dimentica. Ricorda un Tarantino più umano, un Malick delle origini, ancora una volta.
Facendo già sentire una voce ben precisa che aveva bisogno degli spazi aperti di un'altra parte d'America per esprimersi in modo più personale.
Certain Women
Siamo in Montana, infatti.
E abbiamo un'avvocato chiamata a difendere e aiutare un cliente che non ci sta ad essere fregato.
Abbiamo una madre e moglie ossessionata dall'idea di costruire una casa perfetta in cui poter abitare con quella figlia che non la sopporta, con quel marito sottomesso e paziente.
Abbiamo una rancher stagionale, che in pieno inverno si prende cura di cavalli e trova in una scuola serale di legge un motivo per aspettare la prossima settimana. O meglio, in una professoressa che è un'ex studentessa invischiata in un lavoro di cui non aveva bisogno e distante 4 ore da casa, che si ferma a mangiare con lei, che con lei si sfoga, prima di rimettersi al volante.
E la vedi riaccendersi di vita Jamie, la vedi sentire una speranza, l'inizio di un amore.
Finché tutto non crolla.
Tre storie, collegate fra loro solo dal luogo -Livingston- in cui sono ambientate, e dalla declinazione femminile delle protagoniste. Incastrate nella loro routine, nel loro personaggio.
Chiamate a darsi una scossa, a cambiare.
Unico uomo a stagliarsi, il solito emotivamente destabilizzante Jared Harris.
Se Laura Dern è come sempre impeccabile, Michelle Williams più bella del solito è relegata alla storia meno sentita e meno interessante, mentre sono Lily Gladstone e Kristen Stewart a spezzare il cuore senza bisogno di tante parole ma solo con sguardi pieni di emozione.
Tre storie che si alternano, per poi concludersi insieme sotto il segno della colonna sonora.
Certain Women è un film ad episodi come non se ne vedevano da un po', forse un modo per sviluppare assieme idee nate dai racconti di Maile Meloy così adatte all'occhio indagatore e amante degli spazi aperti che è ormai quello della Reichardt.
Potevano essere cortometraggi d'autore, sono invece un film non del tutto equilibrato ma che nelle sue vette sa colpire.
Voto: ☕☕½/5
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