14 agosto 2021

A Classic Horror Story

Settimana Horror

Una storia d'orrore classica:
Metti un gruppo di persone, amici o sconosciuti.
Mettili in viaggio, metti che fanno un incidente, trovano un rifugio che così sicuro non è, rendi sempre più palpabile la minaccia, falli sparire, uno a uno. E tieni in vita l'eroina della situazione, che sia bella, mi raccomando.
È una situazione abbastanza classica?
Infatti, A Classic Horror Story, questo racconta.


Ci sono 5 persone che condividono un viaggio in camper direzione Calabria, fanno un incidente in piena notte, si risvegliano ben lontani dalla strada che stavano percorrendo: c'è una baita ben sinistra a pochi metri, c'è una leggenda calabra della 'ndrangheta che sembra prendere vita e una minaccia sanguinosa che inizia a mietere vittime.
In questo caso, ci sono pure due belle: Elisa che non è sicura di voler abortire, e Sofia che viaggia in compagnia di un fidanzato inglese piuttosto beone, c'è poi un medico serioso con problemi personali e c'è il super nerd studente di cinema Fabrizio che il camper lo guida.
E quindi?


Si dirà, davvero un classico horror che s'intitola A Classic Horror Story di questo mi sta parlando?
Di una storia classicissima e già vista, citando e omaggiando Midsommar e Cabin in the Woods (quelli che ho individuato pure io) Evil Dead, Wrong Turn e Hostel (quelli mi ha suggerito IMDB) come se non sapesse nemmeno avere una sua personalità?
Ovviamente, il colpo di scena che è anche un colpo di genio, c'è.
A spiegare tutto, a cambiare le carte in tavola, a fare una specie di omaggio pure a Shyamalan.
In senso buono.
Con una coda finale che sberleffa blogger e critici pieni di pregiudizi verso il cinema italiano come me.


Così, il film di Roberto De Feo funziona.
Non è troppo spaventoso anche se di paura Osso, Mastrosso e Carcagnosso ne sanno incutere, ma ha il giusto piglio, confermando poi di avere un gran occhio e uno stile elegante di regia.
Matilde Lutz conferma invece la sua sete di vendetta dopo quel piccolo cult che era Revenge, dando non poche soddisfazioni nella risoluzione finale riuscendo pure a commuovere.
Mica male, per una classica storia d'orrore!

Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone:
2 Leoni su 5


7 commenti:

  1. La scena finale con Matilda, in acqua, da brividi. Il resto un po' meno per me, ho preferito la classe di The Best, ma felice che questo film sia stato un riflettore per il regista.

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    1. Di classe ne ha De Feo e qui c'è di certo più movimento e più sangue. Il citazionismo funziona, soprattutto per chi come me di horror ne vede pochi.

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  2. Matilda Lutz sta mettendo su una carriera da regina dell'urlo, certo la scena dopo i titoli di coda e fin troppo urlata, suona un po' come uno al campetto che dice il pallone e mio e me lo porto via, però il film ha un valore, non è solo citazionismo ed ora spero che dopo "The Nest" e questo film, De Feo faccia un ulteriore passo avanti, il talento non gli manca ;-) Cheers

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    1. Quel grido finale può sembrare troppo come anche un giusto sberleffo contro le tante critiche piene di pregiudizi (sì, ne avevo anch'io) contro cui si sarà scontrato. Non le ha volute mandare a dire, e ora che si è tolto questo sassolino, chissà che trovi un nuovo progetto con cui deliziarci.

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  3. La scena con la tavolata da cambio canale immediato.

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    1. Ahah, molto trash e molto Midsommar, ma per me ha funzionato.

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  4. Film inquietante, più che da cane fifone. :)

    Comunque tutti a parlare solo di De Feo, ma il film è co-firmato anche da Paolo Strippoli. O mi sono perso qualcosa io, ed è solo un prestanome? :D

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