Pagine

15 ottobre 2021

The Daytrippers

È già Ieri -1996-

Sono della vecchia scuola.
Ho un'agenda, sempre la stessa da anni, dove mi segno i film da vedere.
Segno se li ho visti, se ne ho scritto, cercando pagine vuote in cui continuare l'elenco, arrivando solo dopo anni a depennare titoli che se non ce l'hanno fatta ad entrare in calendario, un motivo c'è.
Anche se raro.
I film che ci finiscono dentro, alla mia agenda, ci capitano perché in uscita in sala, perché arrivati nelle varie piattaforme streaming, perché candidati a qualche premio importante, o in quei giri tutti matti per l'internet, in cui da un titolo passo ad un altro, passo ad una filmografia, ne leggo e mi incuriosisco.
The Daytrippers ha una storia a sé.


Nominato in un'intervista al buon Liev Schreiber, a raccontare del suo particolare passato, del suo strano inizio carriera, del suo presente, a salutare Ray Donovan che io, stanca di una certa ripetitività delle stagioni, avevo già abbandonato.
Qui, The Daytrippers viene presentato come un antenato DOC dei film indie che tanto mi piacciono, quando ancora il termine indie non veniva usato. 
Insomma, un antesignano dei film da Sundance.
E quindi, eccoci qui, quindi.
In auto, con la famiglia D'Amico.


Missione: scoprire se Louis, il marito di Eliza, la tradisce.
Indizio: una lettera, che cita una poesia d'amore, che ha trovato dietro il comodino.
Ad accompagnarla: una madre ficcanaso che trova vitalità in questa indagine fino all'ultimo sospetto, un padre che non si impiccia e se ne sta zitto a guidare, una sorella che accusa le continue frecciatine di quella madre ingombrante, e il suo fidanzato, Liev Schreiber appunto, snob e acculturato, con un romanzo nel cassetto e una certa propensione ad accontentare tutti.
Partono da Long Island direzione New York, in una gelida giornata d'inverno, inseguendo Louis, difficile da stanare.
Nel farlo, si fermeranno a parlare con editori sciupafemmine, con ammalianti scrittori, si faranno ospitare da una famiglia altrettanto disagiata, parteciperanno a feste culturali e aiuteranno nel trasloco due orfane ai ferri corti.


Insomma, gli ingredienti indie ci sono tutti.
A partire dai personaggi così ben tratteggiati, passando per tappe altrettanto strane, condendo il tutto con dialoghi pieni di ironia e saggezza improvvisa.
Nonostante i suoi 25 anni, The Daytrippers si difende ancora benissimo e sta un gran bene fra i piccoli film indie che tanto mi piacciono.
Certo, il finale fa un po' sobbalzare per alcuni epiteti ignoranti e -si spera- ormai fuori tempo.
Ma l'alchimia fra i vari attori, la bellezza di Hope Davis, un cappelluto Stanley Tucci e il fascino di Liev funzionano ancora.
Così come un certo intuito, sviluppato in anni di addestramento, a pescare quei film che sì, vale la pena recuperare per salvare una giornata.

Voto: ☕☕½/5

2 commenti:

  1. Un piccolo film indie anni '90 in odore di cult di cui non sapevo nulla...
    Non ho più un'agenda - una volta sì - ma vedrò di segnarmelo comunque da qualche parte. Magari me lo scrivo su un braccio. XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo è un piccolo cult che pensavo conoscessi, felice di spargere il verbo, se lo merita! Metodo Memento approvato 😉

      Elimina