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26 novembre 2021

Annette

Andiamo al Cinema

Leos Carax alla regia di un musical.
E già sai che avrai attenzione particolare per i colori, per i movimenti, per il ritmo. 
Con trovate al limite dell'assurdo che nella fattispecie consistono in una bambina dalle fattezze di marionetta, in evidenti green screen come ai vecchi tempi del cinema e con i personaggi divisi chiaramente per colore: il giallo e il rosso del calore per lei, il verde dell'invidia per lui.


Poi abbiamo Adam Driver, il bellissimo Adam Driver (cit.) che canta e che balla, aggiungendo una nuova tacca alla sua strabiliante carriera. 
Qui poi, è chiamato ad essere anche stand up comedian, di quelli eccessivi ed eclettici, un amante passionale e un padre non così presente.

Infine, Marion Cotillard come altra metà del cielo. 
Eterea ed angelica, nonostante la passione in atto con Driver, è una madre amorevole ma spaventata, da quel compagno che rientra tardi, che rientra alterato, che si sente messo in ombra. 
Tanto ha successo lei come cantante lirica, tanto lui perde consenso nelle sue esibizioni senza limiti.


E Annette?
Annette che è la figlia nata da questa relazione da tabloid scandalistici? 
Annette cresce e subisce. 
Viene sfruttata e viene tenuta all'oscuro. 
Annette è, semplicemente, una marionetta. 

Ne esce insomma un musical atipico, di quelli in cui viene richiesta davvero tanta pazienza anche a chi i musical li mastica volentieri, 
Annette va di ripetizioni in ripetizioni, lasciando poco parlato, molte canzoni. 
Non eccezionali, a dirla tutta, non indimenticabili come nei migliori musical. 
Ma parte stessa della trama. 
Che si dipana in 139 lunghi minuti ma che si può riassumere in poche righe.


Un pregio? 
Un difetto? 
Diciamo che Carax si salva con la regia, con una messa in scena ben studiata e così ricca di suggestioni da far dimenticare il brutto uomo che è il bellissimo Adam Driver e la triste sorte che spetta alla Cotillard. 
Il cuore, ecco, forse il il cuore manca in una produzione che punta alla perfezione tecnica. E non a caso a comporre musiche trascinanti e ripetitive sono gli Sparks. 
Un film che strano e strano forte, dal prologo fino ai titoli di coda, in cui si parla direttamente al pubblico. 


Potrebbe essere un esercizio di stile, una voce da depennare nella lista delle sperimentazioni da fare, ma il musical di Leos Carax lo voglio vedere come un progetto sentito e decisamente felice, in un approda per la prima volta alla lingua e al mercato inglese fregandosene delle convenzioni. 
Eccessivo ed eccentrico, in fondo, cosa pensavo di trovare in un musical di Leos Carax?!

Voto: ☕☕/5

5 commenti:

  1. Ne avevo visto una ventina di minuti, ma non era il momento.
    Lo sarà mai?
    Troppo strano, troppo lungo, troppo stonacchiato.

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    1. Capisco, ci vuole molta pazienza e il momento giusto, sia per la lunghezza che per la quantità di canzoni.
      Ma almeno gli occhi, si rifanno con tanta bellezza.

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  2. Eccessivo, eccentrico e strano come piace me e, per fortuna, molto lontano dalle cose in stile Broadway che non sopporto. Un musical perfetto per chi non ama i musical, insomma. :)

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    1. Questo è però molto molto più musical di Cabaret.
      Nah, io resto dalle parti di Broadway anche se la stranezza di Carax riesce a soddisfarmi.

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  3. Apprezzo molto quando sorgono opinioni totalmente diverse dalle mie. Non perché sia costruttivo, ma perché sento avvalorare la mia inettitudine e allo stesso tempo una sorta di anziana sfacciataggine. Ecco, prendiamo giusto Annette. Mi devo autoripetere dicendo una cosa tipo: Hai presente Boy Meets Girl, Mauvais Sang, Gli amanti del Pont-Neuf, Holy Motors? Ecco, lasciamoli lì. Come suggerisce la voce all'inizio del film, trattieni il respiro. Non sbadigliare, applaudire, piangere, non respirare, non scorreggiare. Trattieni il respiro. L'artista folle, visionario, la crisi. Cosa è arte? Cosa è il palcoscenico? Quanto oggetto e soggetto possono fondersi nella diacronia dello spettacolo? Cosa c'è oltre la cornice? Lo stilema, come suggerisce il Derrida de La voce e il fenomeno tra ciò che è espressione e ciò che è indice. Il segno respira i flutti del rinvio. Dio, la meravigliosa follia del tormento! E quindi ecco il primo film oltre le Alpi di Carax, dopo nove lunghi anni. Mi sei mancato Carax, ho pensato io da subito. Mi sei mancato davvero tanto. Ecco, potevi anche aspettare ancora un po' perché Annette è una micidiale boiata. Non solo il film più brutto del regista francese ma anche uno dei film più oscenamente brutti che io abbia visto da almeno cinque anni a questa parte. Annette fa cagare. Da qui la mia sottile diversa opinione. E Dio quanto mi spiace doverlo dire, soprattutto a me stesso. Cosa si può salvare? Mmm... Adam Driver non è mai stato così insopportabile, il suo broncio diventa sempre più insostenibile. Altro che il lato oscuro della Forza. La sempre splendida Marion Cotillard fa quel che può, ma per poco, giustamente. Almeno se la fa leccare, e qui molta invidia. Poi arriva Pinocchio. Santoddio! Ok. Se proprio vogliamo buttarla su registi in crisi, prendiamo Lars von Trier. Uno in crisi da una vita. Ma dalle sue crisi almeno partorisce (espressione non ad cazzum) film davvero di petto e non di peto, come questo. Scusa Carax ma io devo proprio scorreggiare. Cosa posso salvare? Forse i primi dieci e gli ultimi dieci minuti. Anche se i primi minuti del film sono una sorta di remake della scena musicale di Holy Motors. Quella, per capirci, nella chiesa di Saint-Merri in Rue St-Martin a Parigi. E poi... Mah, le scorribande in moto sembrano scene tagliate da Pola X. No. Non ce la faccio. "Ti posso perdonare?", potrebbe dire Annette. Sì Carax. Ovvio che sì. Ma please please please (alla Smiths) torna ad essere quello che sei. Ossia un grandissimo regista. Grazie.

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