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7 marzo 2022

Il Lunedì Leggo - Senza mai arrivare in cima di P. Cognetti

Lo avevo lasciato a esperimento finito, con il cuore pesante mentre tornava verso Milano, con la sensazione che in quelle montagne ci sarebbe tornato presto.
Così è stato, sia nella vita vera, con un rifugio in cui abitare e accogliere, sia sui libri, con Le Otto Montagne a consacrare Paolo Cognetti.
Ormai, Cognetti e montagna sono un sinonimo e non stupisce che dopo un quaderno selvaggio, anche la sua spedizione in Himalaya finisca per essere raccontata.


Nessuna vetta da scalare, però, nessuna cima da conquistare com'è per l'alpinismo europeo, ma una lunga passeggiata fatta di salite e di discese, di valli e di paesini sperduti, nel più remoto angolo del Nepal, nel Distretto di Dolpo in cui il sentore del Tibet è più forte.
Un viaggio dal sapore buddhista, con il fianco destro da rivolgere alla montagna, e un lungo circolo da percorrere per ritrovare se stessi.
300 chilometri, per la precisione, 8 passi oltre i 5000 che mettono a dura prova chi, per ironia della sorte proprio Cognetti, soffre del mal di montagna.

Ne esce un diario di viaggio in cui appuntare riflessioni e sensazioni, un viaggio condiviso con un amico illustratore (Nicola Magrin) e con quel Remigio che proprio nel Ragazzo Selvatico avevo conosciuto.
E poi c'è la squadra che li accompagna, che prepara il campo, la cena, che li aiuta nei momenti di difficoltà, con cui sentirsi grati e anche un po' sfruttatori, quel binomio che per un occidentale è difficile sciogliere.
Muovendosi in quel Nepal che è un sogno vivo anche per me, Cognetti si fa accompagnare anche dalle parole di Peter Matthiessen, che quel viaggio lo ha affrontato negli anni '70 raccontandolo poi ne Il Leopardo delle Nevi.
Sono i suoi passi che si ritrova a ripercorrere, è la sua reincarnazione quella che vede nella cagnetta che li segue, li diverte, li accompagna senza fatica nelle terre in cui si aggirano bestie ben più feroci.

Le parole di Cognetti smuovono e mirano alla nostalgia delle vette conquistate in gioventù e giusto qualche anno fa, quando viaggiare era più facile.
Ora la voglia di prendere, mettere scarponi e partire, affrontare fatiche non richieste, che anzi ci si va a cercare, non molla più.
Datemi solo il tempo di allenarmi.

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