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6 agosto 2022

Talk Radio

#LaPromessa2022

La radio non è morta. 
Non come pronosticavano dai tempi della Tv, poi dei CD, infine di Spotify. 
La radio resiste e il pullulare dei podcast che altro non sono che radio on demand, ne è la prova. 
Ma c'è radio e radio. 
E ci sono dj e dj. 
La radio la ascolto ogni mattina a lavoro, da anni, affinando i gusti. 
Spaziando tra Deejay, Capital e con delle incursioni a RadioRai, evito i programmi totalmente musicali, a favore delle parole. 
Quelle che raccontano bene l'oggi, però, o il passato.
Che non riempiono spazi, silenzi, tempi tra una canzone e l'altra, ma che sono il programma, con la musica a fare da semplice spartiacque. 


Talk Radio, il programma di Barry Champlain, sarebbe forse troppo per me. 
Un programma notturno, dove dare sfogo a pensieri, a pruriti, dove urla il conduttore, urla chi interviene. 
Il format è quello classico, quello più rischioso: una voce autorevole, delle telefonate a cui rispondere. 
Può succedere di tutto. 
Da anziani soli che cercano compagnia a insulti gratuiti, fino ad arrivare alle minacce di morte. 
Perché Barry è un difensore del pensiero libero. 
Lui che si ritrova a  difendere ancora e ancora le minoranze d'America e del mondo, contro chi urla al complotto, al negazionismo. 
Ma è stanco Barry, stanco di portare avanti questa battaglia e di scontrarsi con l'ignoranza. 
Una punta di orgoglio arriva da un'offerta improvvisa: diventare un programma nazionale, non più ristretto a Dallas. 
La fama tenta, ma il suo metodo, il suo stile così poco corretto, così autoritario, non può essere modificato. 
Così anche nella vita privata, con una ex moglie ferita che torna per controllarlo, con la nuova, giovanissima compagna e collega, che non può che essere messa da parte. 


Ma sono le sue parole, quelle che contano, quelle si accavallano, quelle che si urlano, quelle che invano cercano la strada della giustizia. 
E il monologo finale, di una potenza difficile da dimenticare, ne è l'esempio. 
Basato sulla pièce teatrale di Eric Bogosian stesso, che regala una prova da brividi in questo one man show (nonostante la presenza del fido Alec Baldwin è del sorprendente John C. McGinley, meglio noto come Dr. Cox), Oliver Stone riesce a tenere testa a questo fiume in piena di parole con una regia che crea suspense. Che si muove su queste parole, non ostacolandole ma non appiattendole.


Prendendo spunto da fatti tristemente reali, quello che si compone può essere un thriller che corre tra le linee telefoniche o un grande show dal finale a sorpresa. 
In ogni caso, è grande radio, grande cinema. 
Quello che richiede pazienza, ascolto.

2 commenti:

  1. Io in radio, ma in generale nella vita, preferisco la musica alle parole.
    Sarà per questo che questo film non l'ho mai visto? :)

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  2. Colpo di fulmine anche per me. Oliver Stone ai massimi livelli, un ritmo che è quasi difficile da sostenere. Film purtroppo poco conosciuto, ma che è una lezione di cinema indimenticabile.
    "amo la radio perchè arriva dalla gente entra nelle case e ci parla direttamente" ;)

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