Venezia 79 - Bones and All

Era più atteso Guadagnino, il suo ultimo film, o Chalamet? 

Difficile dirlo in una Venezia affollata di fan urlanti, così tanto da mettere sotto silenzio un film e i suoi temi. 

Amore cannibale, che parte con un morso, che si riconosce dall'odore. 

Odore di sangue che chiede sangue. 

E con un morso si parte, rivelando la vera identità di Maren: affamata di carne fin dalla tenera età, abituata a spostarsi di città in città non appena i suoi istinti hanno il sopravvento. 

Ma il padre, non ce la fa più. A difenderla, a scappare, a nascondersi e ricominciare. Se non ce l'ha fatta la madre, che li ha abbandonati, come può lui? 

Deve imparare a cavarsela da sola, allora, Maren. Deve cercare la madre, le sue origini. E nel farlo incontrerà prima l'inquietante Sally, che la istruisce, le spiega le basi del suo essere, e poi lui, Lee. Il primo amore, una possibile famiglia, anche se che famiglia si può fare se si ammazza e ci si nutre di quella degli altri?

Dopo un inizio coinvolgente, Guadagnino sembra bloccarsi ad ammirare i suoi protagonisti, regalando alle fan di Chalamet numerosi torsi nudi, primi piani intensi, di un attore che inizia a stancarmi. Parere personale, che però va a mettere un pizzico di pregiudizi su un film che sembra una classica storia d'amore adolescenziale (di adolescenti che contro tutti cercano le loro radici e il loro posto nel mondo) con l'originalità che sta solo nei loro pasti e nelle questioni morali che comportano. 

Questioni che la giovane Taylor Russell non sa portare sulle sue spalle, rivelando un'ingenuità che la regia di Guadagnino riesce a colmare fotografando e inquadrando nel modo migliore le tappe americane di questo viaggio. 

Crudo ma edulcorato, elegante seppur nel sangue, non morde come ci si aspettava dimostrandosi una versione più di classe dei drammi adolescenziali tra vampiri e licantropi.