Oscar 2023
Potete pure perdere To Leslie.
Un piccolo film con un cuore non così grande, diretto da Michael Morris
in cui Andrea Riseborough offre… un'ottima performance.
Non sono stata pagata da nessuno.
Nessuno mi ha invitata a una proiezione speciale.
Forse è per questo che il mio tweet si discosta da quello di molte star di Hollywood.
L'avete vista Andrea Riseborough?
La conoscevate?
Eravate al passo con la sua carriera?
No?
Vi capisco.
Un'attrice brava, brava davvero, abituata a piccole produzioni in cui sempre brilla, a ruoli impegnati e impegnativi e a qualche piccola scappatella in titoli più importanti, Black Mirror per dire, o Matilda per Netflix.
Poi arriva Leslie.
E Hollywood cambia.
Non nel senso che la sua performance viene incensata su riviste e quotidiani, non nel senso che diventa una favorita nella stagione dei premi o che il film diventa un successo di pubblico e di critica.
Proprio no.
Anzi.
Il film ha incassato pochissimo, ma Riseborough si è ritrovata comunque nominata agli Oscar.
Merito o colpa di una campagna promozionale mirata e precisa, che ha coinvolto nomi noti (Kate Winslet, Mia Farrow, Joe Mantegna...), tweet molto, ma molto simili tra loro, con gente come Gwyneth Paltrow a proiettare il film nella sua villa, generando meme e prese in giro.
Ma alla fine il risultato è stato ottenuto, Riseborough è lì, fra le cinque migliori attrici per l'Academy a cercare di battere Michelle Yeoh.
Ce la farà?
Dubito.
Ma spiace veder sporcata la sua bravura da un marketing troppo aggressivo e un'indagine -che l'ha assolta- per capire se qualche regola è stata violata nel regolamento (e che porterà a modificarlo questo regolamento tenendo conto dei tempi social in cui viviamo).
Spiace, ma fino a un certo punto.
Perché se Riseborough è bravissima e si cala nella parte alla perfezione, To Leslie non è un gran film.
È un film piccolo, di nicchia, che racconta una piccola storia.
E non lo fa nel migliore di modi, di certo non con quel cuore gigante che tanti tweet avevano promesso.
La sua Leslie è una donna complicata, parte di quella provincia americana sporca e tragica, fatta di bifolchi e ubriaconi.
Beve anche lei, anzi, si è bevuta tutti i milioni ce aveva vinto alla lotteria perdendo così anche l'affetto di un figlio che si ritrova ad accudirla, ma che i ponti li vorrebbe tagliare, inaffidabile e ingestibile com'è diventata.
Perché Leslie non si fa amare.
E non si fa aiutare.
Beve e si umilia, con la sua valigetta rosa, punta sul suo fascino per un bicchiere, diventando lo zimbello del paese, la bifolca dei bifolchi presa in giro da quelli che non sono più amici.
Finché non arriva Sweeney, che le offre un lavoro, una stanza, una dignità.
Tendendole una mano amica disinteressata, come se Leslie non ne avesse avute altre nella vita.
Forse quella di Sweeney è diversa, chissà.
Forse il fondo l'ha toccato ora che pure il figlio l'ha cacciata di casa.
Di certo, diventa l'ennesimo principe azzurro che per quanto stropicciato, si fida e la cambia.
La salva.
Ah, che favola moderna!
Ah, quanta originalità e quanta verità in questa parabola fatta di cadute e di tentazioni continue, di un lieto fine così veloce che sembra quasi di aver vinto alla lotteria due volte!
Se Riseborough si fa odiare come riesce solo a chi si cala corpo e voce in panni odiosi di chi ha una dipendenza difficile da sconfiggere, a farsi mal volere è un film piuttosto retorico che poteva rimanere nella sua nicchia, senza per questo aver perso "la miglior interpretazione dell'anno".
Voto: ☕☕½/5
Sì, lei brava, il film poco entusiasmante e, soprattutto, deprimente e già visto mille e una volta.
RispondiEliminaDavvero poca cosa, e dalle serie ai film un tema e un tipo di personaggio già visto in mille salse più riuscite.
EliminaFilm non eccezionale, però se lei lo mette in quel posto all'Academy e alle sue solite cinquine di nomi in nomination già prestabiliti ci godo! :)
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