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6 settembre 2023

Venezia 80 - I film sportivi

Il genere sportivo vive ancora, e in questa Mostra si presenta a più riprese:

Day of the Fight

È il giorno del grande incontro per Mickey Flannigan.
Uscito dopo 10 anni di prigione, prova a riprendersi il titolo di campione dei pesi medi, ma non è la gloria che cerca.
È la redenzione.


Così, il giorno dell'incontro lo passa andando a trovare padri reali e padri putativi, amici di sempre e vecchi amori, incontrando lungo la strada chi fa il tifo per lui, chi nemmeno sa chi è.
Cerca di mettere tutto in ordine, Mickey, perché l'aneurisma che ha fermato la sua carriera portandolo a bere e a fare del male, potrebbe rendere questo anche il suo ultimo giorno di vita.
Proprio ora, che è maturo e sincero, che ha imparato l'arte del confronto a parole.
Lo seguiamo quindi, confrontarsi e confessarsi, prendere coscienza degli errori e cercare di fare ammenda.

Nonostante i flash di un passato complicato, è inevitabile non volergli bene.
Aiuta il fatto che ad interpretarlo sia un Michael Pitt che è sempre sembrato sul punto di esplodere ma che forse non l'ha mai voluto, e qui, invecchiato bene e con il fisico giusto, si cala nei panni del pugile dal cuore d'oro e dall'anima ferita.
Dirige Jack Huston, figlio di, che si porta dietro da Boarwalk Empire anche Steve Buscemi e con lui l'amico Joe Pesci.
La scelta del bianco e nero rende più credibile l'immersione negli anni '80 e anche se spesso la sensazione è che si cerchi la lacrima facile, che le canzoni prendano il sopravvento sulle parole, la commozione arriva.
Forse ci si aspettava solo qualcosa di più dall'incontro finale, un pizzico di originalità da un genere che continua a dover molto, se non tutto, a Rocky.
Ma nella sua semplicità, nel suo scoprire lentamente le carte, quest'ultimo incontro piazza un bel destro.


The Featherweight

Inizia e pensi: ma non doveva essere un film?
Lo è, ma sottoforma di mockumentary, con una troupe chiamata a seguire Willie Pep alla vigilia del suo ritorno sul ring.
Campione ormai sbiadito, indebitato e collezionista di divorzi, si ritrova a gestire una moglie troppo giovane e una famiglia troppo problematica.



Lui fa finta di niente, a favore di telecamere si mostra sbruffone e in controllo della sua vita, vivendo solo di ricordi e nostalgia.
Niente di nuovo, insomma, dal mondo della boxe.
Ma anche se Willie Pep non è Rocky, questo finto documentario che sembra uscito dagli anni '70 tiene a galla il genere ancora per un po'.


Tatami

Dalla boxe al judo.
Arte marziale che richiede disciplina, in cui non si deve versare sangue e rispettare l'avversario.
Anche per questo è stato scelto come lo sport per raccontare le interferenze del governo iraniano sui suoi atleti.


Siamo a un Mondiale di judo, e la finale rischia di veder confrontarsi Israele e Iran. Non ammissibile, pericoloso, e quindi la lottatrice iraniana è caldamente invitata a ritirarsi, o a fingere un infortunio.
Le pressioni vanno da semplici minacce telefoniche a genitori presi in ostaggio, con il marito e il figlio pronti a fuggire dal Paese a mostrare una realtà complicata e piena di sfumature.
Gli organizzatori si attengono alle regole, aspettano una denuncia formale, la sua allenatrice minacciata a sua volta, invoca il rispetto di quanto ordinato.
E lei?
Lei si batte, con le unghie e con i denti, cercando una concentrazione che ormai non c'è più, rovesciando anche la prevedibilità della sceneggiatura.
Il bianco e nero in questo caso rende la vicenda senza tempo e evita di distrarre, ma il ritmo, che cresce incontro dopo incontro, la tensione palpabile unita alla colonna sonora adrenalinica, fa di Tatami quel film impegnato a dare valore in più al genere sportivo.
Una bellissima sorpresa, dal finale ad effetto.

Aftab Mishavad

Rimaniamo in Iran ma fuori da ring o tatami.
Siamo in un teatro questa volta, alle prove di uno spettacolo che con i talebani tornati al potere non può più essere realizzato.
Che fare?
Fermarsi?
Continuare?


Ayat Najafi rende il tutto un documentario e un film, in cui le gesta di Lisistrata, dove Atene veniva conquistata dalle donne, metaforica.
Per la sicurezza dei coinvolti non ci sono nomi né volti, e il film si compone di pezzi di corpi e di corpi fuori fuoco mostrando inventiva e un'improvvisazione notevoli visto il risultato.
Non facilissimo, ma resistente.

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