Pagine

22 dicembre 2023

Wonka

Andiamo al Cinema

C'era bisogno di una origin story (come lo traduciamo? Prequel? No, peggio.) su Willy Wonka?
Il direttore della Fabbrica di Cioccolato, un po' pazzo, un po' sinistro, un po' con il cuore infranto?
Onestamente? No.
Ma viviamo in un mondo in cui tutto deve essere spiegato, in cui non devono rimanere buchi di sceneggiatura che lo spettatore può colmare con la sua fantasia e soprattutto in cui ogni personaggio o storia va spremuto fino all'ultimo.
Mettici poi l'ingrediente nostalgico e conquisti non una, non due, ma tre generazioni.
Siamo a Natale, siamo tutti più buoni e se la storia di origine (può andare? Suona comunque male...) diventa un musical dal sapore zuccheroso, dai colori morbidi, chi sono io per resistere?


Entro in una sala gremita, spettatori di ogni età, tra chi ricorda Gene Wilder, chi il cioccolato Wonka l'ha conosciuto con Johnny Depp e chi lo sta per scoprire.
Dopo due ore, si riaccendono le luci, e con gli occhi un pochino lucidi, il cuore un po' più lieto, si fanno comunque spazio i difetti che ovviamente non mancano.
Inizio ad essere stanca di questa CGI imperante, dov'è finito l'amore per la costruzione dei set?
A parità di spese, è davvero così difficile non essere artigiani come un tempo, come Yorgos Lanthimos?
I colori cupi, per mascherare gli effetti regnano in quasi tutto il film, ma mascherano male palloncini e fenicotteri, va meglio con la giraffa.
La sensazione di abuso di green screen è forte.


Apriamo poi il capitolo Timothée Chalamet.
Attore bravo, e ora che ha 27 anni (pur dimostrandone ancora 17) non è certo l'imberbe di un tempo.
Bravo resta bravo, se la cava eccome nei numeri canori, ma il suo Willy Wonka sembra un personaggio che solo a tratti si ricorda di essere Willy Wonka e inizia a fare lo strano. Faccette, frasette, piccole schegge di follia che si mettono in un angolo quando l'azione non lo richiede. Tornando ad essere un ragazzo con un sogno e le capacità di un mago.
Forse sarà il lavoro in Fabbrica a renderlo il folle che conosciamo? Forse è Timothée che si ricorda di dover fare un po' il Johnny Depp ogni tanto, pur non essendo nelle sue corde?
Per fortuna non mancano i comprimari di classe, anche se in ruoli macchiettistici come Olivia Colman o Keegan-Michael Key, ci sono poi Calah Lane a rubare la scena e soprattutto Hugh Grant, dai capelli verdi e la pelle aranciata a raccontare la storia originale (mmh, no, traduzione sbagliata) degli Oompa Loompa quasi più affascinante di quella di Willy.


Chi è quindi, Willy?
È un orfano con il sogno di aprire la sua cioccolateria, dalle capacità magiche degne di Mary Poppins..
Dopo aver girato il mondo si ritrova chiuso per beffa in una lavanderia, con la polizia a cercarlo e gli altri cioccolatieri a temerlo.
I numeri musicali per raccontare i suoi tentativi di fuga e di successo sono i classici dei musical classici, anche se c'è da dire che poco restano in testa usciti dalla sala. Tranne il tormentone annunciato sugli Oompa Loompa, e ovviamente l'intramontabile Pure Imagination che con poche note dimostra come si scrive una canzone, beh, intramontabile.
Forse Paul King non è Tim Burton, uno che il suo Wonka l'ha rimaneggiato, anche se qui con una lavandaia e il suo garzone tirolese va ad omaggiare Sweeny Todd, anche se avrebbe bisogno di un corso di arredamento, meno digitale più che ricercato.
E va bene, va bene, mi sono stupita anch'io dentro quel negozio in cui tutto è commestibile, senza essere cannibali, però!


Gli ingredienti giusti per farne un film per tutti ci sono, è innegabile.
C'è dell'inventiva, questo va detto.
Per una storia ben strutturata con i suoi momenti comici classici fatti di gag ricorrenti e spalle e camei comici ben pensati.
Ma anche dal lato tecnico dove gli spiegoni diventano filmati vintage o animazioni stilizzate.
Peccato che i tre atti siano sbilanciati, con una lunga presentazione, un velocissimo cambio di ritmo e di situazione per i protagonisti liberi di scorrazzare, e infine il finale tuttazione che non può che chiudersi in commozione.
Nonostante le due ore di durata -che non si sentono- una sforbiciatina e un approfondimento avrebbero giovato.
Che non si capisce come quel negozio possa venire aperto, com'è che non si sfugge definitivamente dalla lavanderia, quanta magia scorre nelle vene di Wonka.


Non sono certo qui per smontare il Natale, lo zucchero non stomaca, le avventure e disavventure esaltano, e la magia di Willy regala lo giusto spirito per godere di un film per tutta la famiglia che anche con i suoi difetti, potrebbe diventare un classico delle feste.

Voto: ☕☕/5

2 commenti:

  1. No, non c'era bisogno, ma finirò probabilmente per guardarlo...

    RispondiElimina
  2. Hugh c'è poco, ma lascia ovviamente il segno. Film carino caruccio, senza infamia né lode, che anche grazie alle aspettative bassissime è riuscito a sorprendermi. Con il tempo libero sotto le feste una visione gliela si concede, dai.

    RispondiElimina