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6 maggio 2024

Il Lunedì Leggo - Niente Mosche su Frank di J. Lennon

Tra le tante fisse che mi sono trovata, c'è quella di partire in viaggio con un libro a tema.
Se sono andata a Liverpool è stato sì, per il prezzo economico di un volo durante un ponte, ma anche per l'amore che negli anni ho iniziato a coltivare verso i Beatles. 
Colonna sonora natalizia, in playlist con le canzoni migliori, un senso di riconoscenza ma anche di colpa per aver iniziato ad ascoltarli davvero tardi, a venerarli solo grazie ai documentari.
Questa raccolta di racconti, doppia addirittura, scritta da John Lennon tra il 1964 e il '65 se ne stava in libreria da anni, scovata al mercatino dell'usato per pochi euro, costellata di disegni folli e assurdi, perché non prenderla? In un anno in cui sto cercando di smaltire tutti quei libri comprati e non ancora letti, cascava a pennello per il viaggio a Liverpool.
Più a tema di così?


Peccato che i racconti di On his own writings e di A Spaniard in the Works sono più assurdi dei disegni stessi, con John che gioca con le parole, con le storie, in una traduzione che immagino difficile e impossibile in cui le lettere scambiate e i significati diversi, si perdono.
Ci si perde anche nel leggerle queste storielle brevi e brevissime, perlopiù inconcludenti.
E si sbuffa, lo dico apertamente, anche solo perché da un libro cerco altro. 
Coinvolgimento?
Ecco.
Una storia?
Ovvio.

C'è poi la questione dei racconti di per sé come genere con cui cerco di fare pace, ma quando così brevi, che pausa si deve fare fra uno e l'altro, com'è che solo nel volo di andata ho esaurito la prima raccolta e poco mi è rimasto?
Meglio pensarlo come uno squarcio dentro la mente di John, il paroliere, il buffone, l'ironico, che tra un concerto e l'altro e una composizione e l'altra, butta giù queste storielle, le accompagna dai suoi disegni, per scappare dalle urla delle fan, dalla fama che incalza e la noia di starsene chiusi in hotel. 
Lo immagino così e così lo riportano premesse e recensioni dell'epoca, con gli altri Beatles a contribuire a qualche parola, qualche frase, con John stesso a prendere poco sul serio i racconti e a chiedere che vengano presi poco sul serio. 

"Se ti piacciono ti piacciono, altrimenti passa oltre".
Alla loro uscita furono un successo di critica e di pubblico, ci si è sperticati a vedere le influenze di Lewis Carroll e della sua Alice (fra i libri preferiti di John), a compararlo a James Joyce e il Finnegans Wake con i giornalisti a chiedergli: com'è che qui scrivi così, giocando e inventando, abbracciando l'assurdo, e nei testi dei Beatles tutto è più serio?
Sfida accettata, risultato: I am the walrus.
Solo per questi aneddoti, e per un umorismo che nei documentari traspare, ho apprezzato questo John nella sua Liverpool.
Per il resto, beh, passo oltre.

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