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6 settembre 2024

Venezia 81 - M-Il figlio del secolo

Che il titolo migliore di questa Mostra del cinema sia una serie TV la dice lunga sulla selezione e forse anche sul momento del cinema oggi. Con i mezzi televisivi che competono e i nomi giusti che gli si affidano per poter approfondire.
Che la serie in questione sia quella dedicata all'ascesa al potere di Benito Mussolini la dice lunga sui tempi che stiamo vivendo, sul bisogno di capire, sventare, aprire gli occhi nei confronti dei pericoli che ci circondano.
Joe Wright, così come Antonio Scurati, sono chiari nel fare dei parallelismi sulla situazione politica di oggi. Non solo italiana.


Otto episodi che saranno su Sky nel 2025 che partono dalla formazione del partito fascista alla sua legittimazione in Parlamento dopo il silenzio sul delitto Matteotti.
Un'ascesa frenetica, così come è frenetica la regia di Joe Wright che non si contiene, non si risparmia, in un ritmo che è dato dal montaggio, in un'inventiva che non si risparmia in mezzi, in sovraimpressioni, teatrini e esperimenti.
E poi, ovviamente, c'è lui. 
C'è Mussolini, c'è Luca Marinelli che si trasforma in modo incredibile e che incarna un Duce che tanto fa paura quanto risulta ridicolo in un'ascesa fatta di patti, di ripensamenti, di facciate e maschere a giustificare la sua sete personale di potere. Si ritrova a dover tenere a bada la banda di cani che lo ha sostenuto, a vendere gli amici, ad abbandonare la moglie e a essere abbandonato dall'amante, in un siparietto che tanto fa ridere quanto fa riflettere, perché al potere c'è arrivato e c'è rimasto.
Sfonda la quarta parete, Marinelli, tra occhiatacce e commenti, facendo di Mussolini un omuncolo nudo di fronte ai nostri occhi, spogliandolo dell'aurea imperiale di cui si è circondato.
Il resto del cast non è da meno, e una menzione particolare se la meritano Francesco Russo, consigliere e spalla comica, e Barbara Chichiarelli amante dalle grandi visioni che lo ha creato.

Otto episodi, con una prima parte molto più movimentata, tragicomica, e una seconda in cui si rallenta, il logorio del potere si fa sentire e il palcoscenico del parlamento diventa un dramma quasi shakespeariano, fatto di tradimenti e paure. E la colonna sonora sempre presente, che batte, sempre, moderna e ritmica.
Girato a Cinecittà, anche il set fa la differenza, teatrale e studiato nei minimi dettagli, con le macchine da presa a muoversi sapientemente in carrelli e in piani sequenza facendo la gioia dell'occhio dei cinefili e non solo.
C'è una cura in questo racconto, c'è un'urgenza pure, che si notano. E che smuovono più di tutti gli altri titoli visti in questi giorni.
Scrivo di getto, uscita dalla sala, per il secondo pomeriggio in compagnia di un cast affiatato e impegnato. Scrivo di getto ma ci tornerò, perché una seconda visione un lavoro così la merita, anche se su schermo più piccolo, una serie che lo meriterebbe davvero il più grande.

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