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3 settembre 2024

Venezia 81 - Queer

Partivo già con l'idea che non sarebbe stato questo il film con cui fare pace con Guadagnino. Un altro regista più attento all'estetica, alla bellezza degli attori da coinvolgere, realizzando più spot pubblicitari o videoclip che film. Non sono stata smentita e a giudicare dai fischi in sala stampa, non sono la sola a pensarla così.
Il punto di partenza non era facile, un romanzo ma anche la vita di William S. boroughs, I suoi anni in Messico, le sue bevute, le sue droghe e i suoi amori. 


Guadagnino riesce a immergerci nella sua letteratura, quello sì, dove poco succede, molto si parla e ancor più si beve o ci si inebria o si finisce a letto con qualcuno, tra bar sempre più squallidi, sudore palpabile e una sensazione di sporco inconcludente che non se ne va. Funziona così per almeno due terzi di film, seguendo Daniel Craig tra un bancone e l'altro, in giorni tutti uguali in cui perdersi e dissipare un'eredità, inseguendo un giovane che chissà se è queer, chissà chi è, pieno di fascino e di freschezza. Ci perde la testa, Lee, perde il contegno, riesce ad agguantarlo ma non a interessarlo fino a un patto, che smuove anche il film, e che porta i due in Sudamerica, nella foresta amazzonica, alla ricerca di una botanica e dell'ayahuasca con cui cercare la telepatia. Solo qui il film si ricorda di poter proseguire con una storia e non immergerci in allucinazioni e visioni, per regalarcene altre ancora decisamente più lisergiche e strane, di corpi che si fondono, di amori che non sembrano aver fine se non in modo tragico.
Con la musica anacronistica che incombe e momenti di pura videoarte, ci si chiede: e quindi? Quindi che film è questo Queer senza una sceneggiatura logica, senza un guizzo che non gridi "guardatemi!" con fare anche troppo sbruffone? Un film che divide e che non fa far pace con un regista osannato e che si tiene stretti i suoi collaboratori, dove ogni abito, ogni accessori è studiato, mentre la ricostruzione in studio e i modellini del set dovrebbero esserci amici.

Il fatto è che come molta letteratura beat inebria ma nausea, lasciando una sensazione amara arrivati in fondo di noia e poco più. Nemmeno le scene esplicite con Daniel Craig e il giovane Drew Starkey faranno scalpore, non così numerose, non così esplicite. Questa volta oltre lo scandalo c'è poco.

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