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21 febbraio 2025

Sing Sing

Verrebbe facile etichettarlo come la quota nera di questi Oscar.
Certo, c'è anche Nickel Boys in dirittura d'arrivo su PrimeVideo, che però è anche la quota indie di questi Oscar, vincitore com'è stato ai Gotham.
Sing Sing potrebbe essere quel film nominato per evitare polemiche e accuse, per non offendere una comunità e per non farsi dire ancora una volta #sowhite.
Verrebbe e potrebbe, dicevo, perché Sing Sing è un film sì nero, sì politico, sì capace di parlare di razzismo in quel luogo razzista che sono le carceri americane, ma è soprattutto un bel film.
Un film importante, di quelli che hanno quel qualcosa di speciale per imporsi sugli altri film, neri, politici, schierati che siano. E non solo.
Lo è perché è prima di tutto una storia vera.
La storia di chi dietro le sbarre ci è finito presto e la cui vita sembrava segnata.
Ma che è cambiata, grazie all'arte.


Attraverso il teatro e la recitazione, più di un semplice momento di svago per ingannare una condanna all'ergastolo, più di un passatempo o ora d'aria di cui usufruire, diventa terapia, diventa catarsi, diventa insegnamento in un ambiente in cui la rabbia può prendere il sopravvento, la violenza è all'ordine del giorno e la disumanizzazione pure.
È quello che vuole il sistema.
Dice il film e dice John "Divine G" Whitfield, mentore e fondatore del progetto Reabilitation Through the Arts, nelle vesti di autore e di scrittore e nel caso del film in sé di ideatore del soggetto. John non ha voluto passare davanti la macchina da presa, lasciando i suoi panni a un Colman Domingo che sulla scena si impone, gigante gentile e carismatico, dallo sguardo affranto e dal cuore pronto a rompersi.
Non ha voluto lasciarsi sfuggire l'occasione il più egocentrico -parole sue, nessuna accusa- Clarence "Divine Eye" Maclin, che interpreta se stesso in una immedesimazione che si fa doppia terapia. E che non ha reso facili le riprese.
Il resto del cast è infatti composto da altri membri del RTA che interpretano se stessi, che raccontano le loro storie, che lentamente si aprono mentre cercano di entrare nei personaggi e rappresentare uno spettacolo folle in cui Shakespeare lascia lo spazio all'antico Egitto per poi incontrare Freddy Kruger e perfino dei gladiatori… una commedia nata per accontentare le richieste di tutti di un maestro di teatro che è il cliché hippie dei maestri di teatro, in un viaggio nel tempo che si fa viaggio nella memoria, mentre una richiesta di revisione di condanna pende sulla testa dei due protagonisti.


Le riprese non sono state facili, dicevo, perché facile non è convincere chi dietro le sbarre ci fa vissuto per anni, a tornarci.
Tornare a rivivere quel trauma e quell'esperienza, cercando così strutture piene di verde e di vita a incarnare il fantomatico Sing Sing di New York, stringendo il tutto in 19 giorni appena.
Verrebbe da dire anche niente di nuovo, all'interno dei drammi carcerari.
Il buono e il cattivo, che si scontrano e si cambiano, con il teatro di mezzo a mostrare tutta la sua importanza.
Verrebbe, appunto.
Perché non siamo in un romanzo di una stagione diversa, non siamo in un dramma che diventa legale, in cui le colpe e le accuse, l'innocenza e la revisione di una condanna cambiano la scena.
Siamo in un dramma umano, con la sua dose di ironia in una commedia dell'assurdo e in amicizie che riempiono il cuore e lo spezzano.
Ovvio che nella sua classicità e nel suo tessere le lodi per l'arte, l'Academy lo ha nominato.


Ma se si guarda dietro l'etichetta, si trova un film classico e originale.
Si trova un cast affiatato, una storia importante, una fotografia calda data dall'uso della pellicola 16mm che inquadra palcoscenici circondati da una natura irraggiungibile e volti le cui cicatrici raccontano altre storie, una colonna sonora questa sì un po' troppo emotiva ma sostenuta, e infine una regia che abbraccia questi attori professionisti, finalmente.
In un'amicizia che ricorda quella di un altro carcere, le ali della libertà che dà il teatro e il piccolo mondo in cui ci porta, lo rendono un film importante, che l'Academy mi ha permesso di scoprire.

Voto: ☕☕/5

1 commento:

  1. A me invece è parso proprio un tipico film acchiappa Oscar, con poche idee originali, incapace di valorizzare un'importantissima storia vera. Ma a me l'anno scorso non era piaciuto neppure American Fiction, sono una brutta persona!

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