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4 luglio 2025

Scomode Verità

Andiamo al Cinema

Pansy ce l'ha con tutti.
Ce l'ha con la commessa che le chiede se ha bisogno di aiuto, certo che no, sa arrangiarsi lei!
Ce l'ha con la cassiera con quella sua faccia e quel suo atteggiamento annoiato, e con la donna dietro di lei in fila che la critica per come critica la cassiera e con l'altra donna ancora in fila, che chiede ad entrambe di non fare drammi e muoversi.
Ce l'ha con il figlio che non combina niente, che non lavora, ciondola in casa o va a passeggiare senza meta per il quartiere.
Ce l'ha con il marito, che lavora e si spacca la schiena, che entra in casa con le scarpe sporche, in una casa senza calore, senza colore.
Ce l'ha con il mondo, Pansy, e ce l'ha con se stessa per avercela con il mondo.
Ce l'ha con la madre, soprattutto, che se n'è andata dopo anni in cui lei se n'è presa cura e non ha nemmeno avuto la decenza di farsi trovare da lei, lì, morta sola in casa.
Ma dalla sorella.


Una sorella che è il suo opposto.
Che non ha marito, ma ha una casa piena di calore e colore e di piante e di luce. 
Ha due figlie che stanno facendo carriera, o forse no, ma hanno grinta, hanno soprattutto un legame e un'intesa che loro due non hanno più. O forse non hanno mai avuto.
Le metti a confronto, queste vite, e fa male.
Senti il dolore di Pansy, senti il suo bisogno di starsene chiusa in casa, dentro un letto, avvolta nella coperta, e chiudersi a quel mondo che non sopporta e che sembra ricordarle quanto ha sbagliato.
È troppo tardi per cambiare tutto?
Per buttare tutto, marito compreso da quella casa che pulisce maniacalmente?
Urla, Pansy, urla e si aggrappa ad ogni minimo dettaglio, inflessione, sguardo, per continuare ad attaccare.
A lamentarsi, a inveire, risucchiando tutta l'energia della stanza.
Senza lasciare spazio a un marito che ha capito di non essere mai stato amato, e un figlio a cui nessun futuro è stato mai garantito.


Ci prova Chantal ad aiutarla. 
A venirle incontro. 
Ad ascoltarla e capirla, a spronarla, ma sembra sempre troppo. O troppo poco.
Lei che da parrucchiera diventa confidente, diventa psicologa, ci prova.
Non può che schiacciare la visione del mondo, l'atteggiamento verso il mondo, di Pansy, facendo di Scomode Verità un film decisamente scomodo, non facile da consigliare, che gira tutto attorno a un personaggio scomodo come quello di Pansy.
Marianne Jean-Baptiste è impressionante, ingiustamente non considerata nella stagione dei premi, nei panni di una donna difficile da amare, che poco si sopporta, ma verso cui si prova una pena infinita capace pure di commuovere, sul finale. 
Un finale sospeso e doloroso dove i personaggi scomodi sono chiamati a una piccola scelta, a un piccolo passo, che sembra troppo grande, ormai, per loro.


Scomode Verità è un film che si incastra all'interno della filmografia di Mike Leigh, regista ormai 82enne, che mette da parte le parentesi storiche -e un filo soporifiche- come Turner e Peterloo e torna a raccontare la semplicità quotidianità di semplici famiglie inglesi, si addentra in case diverse e esperienze diverse, nella diversità fra due sorelle e due stili di vita, di gestione del dolore e di elaborazione del lutto.
Lascia campo libero alle sue attrici, e non sbaglia, in un film come questo fatto di parole, di sfoghi, dolorosi, e di sguardi.
In un film molto verboso, molto parlato, molto urlato che sì, non è facile da consigliare e non è facile da affrontare, ma che resta attaccato addosso come quei dolori sottili, silenziosi, costanti, che non sembrano cedere mai.

Voto: ☕☕/5

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