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28 giugno 2012

Silenzio in Sala

In questo torrido weekend andarsi a rinfrescare in una sala buia potrebbe essere una buona soluzione! Ecco le proposte da non perdere in uscita da domani:

L'amore dura tre anni
Dopo un duro divorzio, il giornalista Marc è convinto che la durata massima di un rapporto amoroso sia quello di tre anni, il tempo che ha impiegato il suo matrimonio a crollare. Su questo argomento scriverà un libro sotto pseudonimo trovando la fama e il successo nel Paese, ma il suo nuovo amore, Alice, riuscirà a resistere alla verità e a non confermare la caducità dell'amore? Adattamento dell'omonimo romanzo da parte del suo autore, Frédéric Beigbeder.

Take Shelter
L'ossessione di un uomo per delle oscure minacce mina in modo inesorabile il rapporto con la moglie e la figlia. Partiti come incubi, ben presto si trasformano in vere e proprie allucinazioni. La trama è così così ma la messa in scena di Jeff Nichols merita.

Quell'idiota di nostro fratello
Il nome farebbe pensare all'ennesima commediola americana senza grosse pretese, in realtà il film è passato per il Sundance e già questo è sinonimo di qualità. Con Jesse Peretz alla regia e Paul Rudd e Zooey Deschanel, questa frizzante pellicola mette in scena i rapporti tra una complicata famiglia e le sue ipocrisie di fronte a chi sa essere sincero, troppo sincero.

E per la serie "I grandi ritorni non finiscono mai", questa settimana nelle sale A qualcuno piace caldo e Cenerentola.

26 giugno 2012

The Town


E' già Ieri. -2010-

Una storia avvicente con aspetti tecnici mozzafiato che ha incantato Venezia due anni fa.
The Town è il classico esempio di trama non del tutto originale ma che trova la sua forza nei fattori tecnici di realizzazione e narrazione.
La storia infatti consiste nel classico conflitto tra onestà e vita facile, tra amore e amicizia, tra dura verità e menzogne per non ferire.
Siamo a Boston, nel quartiere di Charlestown da dove provengono la maggior parte delle gang e dei truffatori. Questi sono i protagonisti del film, un gruppo di disadattati, dal grilletto facile e dalla vita dissoluta -tra cui spiccano i bravissimi Affleck e Jeremy Renner- che porta a compimento rapine perfette e spietate nelle banche della città. Il dramma arriva però quando la direttrice di una di queste banche si innamora senza saperlo proprio dell'uomo che l'ha rapita e derubata e quando l'FBI decide di mettere fine a questi colpi spettacolari.

Il secondo film da regista di Ben Affleck lascia il segno soprattutto per gli aspetti tecnici: per il montaggio, che lascia davvero senza respiro, per la fotografia (ammirabili le riprese aeree di Boston), per la colonna sonora che ben si amalgama con le scene d'azione.
E ovviamente sono queste le più spettacolari e le più avvincenti, nel mezzo l'amore e il conflitto, la forza dell'uno e l'inevitabilità dell'altro dove il tempo sembra scorrere più lentamente per lasciare spazio a pensieri e riflessioni.
Con questo film Affleck, regista, sceneggiatore e attore torna finalmente tra i grandi e fa dimenticare prove d'attore non certo all'altezza.


24 giugno 2012

The Killing - Stagione 2

Quando i film si fanno ad episodi

Repetita iuvant? No, non sempre.
Se la prima stagione di The Killing aveva appassionato il pubblico per i continui colpi di scena, per i nuovi sospetti e gli intrighi politici, nella seconda questo schema viene a stancare, concedendo puntata dopo puntata probabili colpevoli sempre più improbabili. Le carte da giocare scarseggiano e man mano che la rosa dei sospettati diminuisce, la concentrazione si sposta su Linden, vedendone la discesa verso l'inferno dell'ossessione dove anche il ruolo di madre viene meno.
Chi ha ucciso Rosie Larsen, quindi? Solo al ventiseiesimo giorno (che corrisponde appunto alla puntata numero 26) lo scopriremo, con amarezza e anche del scontento, con un assassino filologicamente non corretto, purtroppo. Il finale è comunque commovente, con Rosie finalmente in scena e un po' di sole che entra nella vita dei protagonisti ma non basta, né a Linden stessa né a noi come pubblico.
Ci si aspettava tanto da questa serie, remake dell'omonima danese, ma non si può ripetere il successo, nonostante l'atmosfera cupa e grigia di Seattle e gli intrighi politici ricalchino quelli della prima stagione.
Ora si parla già di rinnovo, con un nuovo caso ovviamente, staremo a vedere se si sapranno risollevare le sorti di quello che, a prima vista, sembrava un nuovo Twin Peaks. Ma Lynch è tutta un'altra cosa.



21 giugno 2012

Silenzio in Sala

Con il caldo ormai già ai suoi massimi, le uscite al cinema si diradano notevolmente. Solo due i consigliati per questa settimana, ecco quali:

Detachment - Il distacco
Un ritratto del sistema scolastico americano, visto con gli occhi di un solitario professore che, nonostante i problemi personali e la difficoltà nei rapporti con gli altri, cerca di educare non solo attraverso le lezioni i suoi studenti. Adrien Brody il protagonista, affiancato da James Caan e Lucy Liu. Il regista è Tony Kaye, lo stesso di American History X.
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Un amore di gioventù
Il film si incentra su un amore che è anche ossessione, quello di Camille -quindicenne- verso Sullivan -diciannove, che si distacca da un sentimento soffocante partendo per il Sud America. Ma quando dopo anni si ritroveranno a Parigi, nulla sembrerà cambiato, e si ritufferanno in una relazione. Film francese, prodotto assieme alla Germania, si distanzia dalle ultime uscite d'oltralpe da commedia, virando per toni maturi e drammatici. Da vedere.
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19 giugno 2012

Il Grinta

E' già Ieri. -2011-


E’ stato il grande deluso alla notte degli Oscar 2011. Dieci candidature ma nessuna portata a segno.
Il Grinta è il film che segna il ritorno dei fratelli Coen dopo il mezzo fiasco di pubblico (soprattutto) e di critica (in parte) che è stato l’enigmatico A serious man del 2009.
Il western portato in scena quest’anno non è un mero remake dell’omonimo film del 1969 con John Wayne, ma una nuova e personale trasposizione del romanzo da cui anche questo era tratto.
Il film racconta la vicenda e la forza di Mattie Ross che rimasta orfana del padre, ucciso dal delinquente Chaney, decide di vendicarlo ingaggiando il cercatore di taglie Rooster chiamato appunto Il Grinta.
Al viaggio verso la sua ricerca si unirà anche il texas ranger LeBouef, interpretato da un baffuto Matt Damon.
La ricerca che mescola indagini e sangue sarà occasione di conoscenza, riflessione, litigi e confronto. Se da un lato infatti Il Grinta non disdegna l’uso smodato di armi e alcool, dall’altra la ragazza e il ranger hanno una visione più eroica e devota della giustizia.
Interpretato da un sempre bravo Jeff Bridges, Il Grinta acquista quella ruvidezza e dissolutezza in più. Il suo amore per il whiskey, la sua noncuranza del pericolo o dei rimorsi, la morte vista come semplice lavoro sono portati all’estremo mentre l’attore ormai è sempre più identificabile nella parte dell’ubriacone che si redime.
Ma la miglior performance è sicuramente quella di Hailee Steinfeld, alla sua prima interpretazione in un film cinematografico e ingiustamente non premiata con  l’oscar come miglior attrice non protagonista.
La sua Mattie è tanto caparbia quanto fragile, donna ma ancora bambina. Nella sua sete di vendetta si nasconde in realtà la ricerca di un obiettivo, di una fuga. Una fuga anche senza inseguitori come nel finale, un bellissimo salto nel tempo, scopriamo essere stata la sua vita intera.
Il Grinta non eccelle certo per originalità di trama ma ciò che davvero colpisce e che lo rende un gran bel film è come questa trama ci viene mostrata. I fratelli Coen sanno come fare il loro mestiere e la fotografia e il montaggio del film sono impeccabili, perfetti. Perfino la più classica cavalcata di transizioni del viaggio diviene un’opera nell’opera!
Il Grinta è dunque un film visionario, non per gli effetti speciali utilizzati per rendere più spettacolare la natura ma per la sua naturale registrazione in modo straordinariamente poetico.



15 giugno 2012

W./E. - Edward e Wallis

Andiamo al Cinema.



Madonna è un personaggio strano. Tanto sopra le righe e sguaiata in musica quanto professionista e originale alla regia. Dopo il sorprendente esordio  4 anni fa con Sacro e Profano è tornato dietro la macchina da presa per questo progetto presentato lo scorso anno al Festival di Venezia, dove però non è stato così acclamato. Peggio ancora è andato alla prima in Inghilterra dove gli inglesi, sempre pronti a criticare chi inglese vorrebbe essere ma proprio non è, hanno accolto il film di Miss Ciccone con sonori fischi.

In realtà, nonostante queste premesse poco invitanti, W./E. è un film elegante e raffinato (forse troppo in alcuni punti) in cui la grazia della sua protagonista -la brava Abbie Cornish-si espande contagiando l'intera messa in scena.
Al centro della storia c'è Wally, bella americana che si ritrova senza volerlo prigioniera di un matrimonio senza più amore, prigioniera in un appartamento cupo e con un marito che quasi sicuramente la tradisce. Per lui ha abbandonato il lavoro tanto amato da Sothesby e ora l'unica ragione che le rimane in cui sperare è quella di avere un figlio, ma questo non arriva. Wally però ha un'altra passione, o meglio ossessione, che la mantiene viva, quella del travolgente amore tra la divorziata americana Wallis Simpson e re Edward che per lei rinunciò al trono. Così  quasi in parallelo, vediamo il nascere di questo amore, il suo incessante cammino verso lo scandalo fino ad un epilogo ai più ignoto mentre Wally prende coscienza della sua situazione e ne fugge grazie all'incontro con l'affascinante Evgeni.
Un racconto declinato al femminile quindi, in cui le ragioni del cuore prendono il sopravvento e in cui la raffinata eleganza traspare ad ogni inquadratura grazie ad abiti, fotografia e movimenti di camera. Madonna riesce infatti ad avvolgere il pubblico con una vicenda romantica e fragile e lo fa con la musica. La colonna sonora riempie i vuoti del film, scandendo col ritmo calzante del pianoforte la costruzione delle scene e sorreggendo così in modo mirabile i gesti e i movimenti delle due protagoniste.

I punti positivi sono quindi molti, il film entra dentro in punta di piedi ma resta e impressiona. Le critiche si fanno sentire solo quando questa eleganza rischia di soffocare la vera vicenda ma il montaggio ristabilisce con facilità l'equilibrio.
Ora la vera domanda a cui bisognerebbe trovare risposta è come possano convivere nella stessa persona chi riesce a portare tanta grazia e chi tanto clamore per nulla. A Madonna basta poco per andare a segno, dovrebbe ricordarlo anche sul palco.

14 giugno 2012

Silenzio in Sala

Il primo fine settimana estivo si caratterizza per delle uscite poco impegnate ma In Central Perk ha trovato per voi questi tre film a cui dare un'occhiata e un graditissimo ritorno da non perdere!

Le Paludi della morte - Texas Killing Fields
Prima prova alla regia per la figlia del prossimo presidente alla giuria di Venezia Michael Mann, Ami Canaan. Un poliziesco vecchio stile che si caratterizza per ambienti in cui il serial killer e gli agenti che gli danno la caccia su muovono: le paludi desolate del Texas. Un grande cast: Sam Worthington, Jessica Chastain e Jeffrey Dean Morgan.
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Adorabili amiche
Commedia dolceamara francese tutta volta al femminile.Le tre protagoniste sono delle cinquantenni molto diverse tra loro che si ritrovano per andare al matrimonio del loro comune ex. Un film on the road frizzante e godibile.
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C'era una volta in Anatolia
Un poliziesco anomalo in cui lo stesso assassino porta i poliziotti che lo hanno catturato alla ricerca del cadavere. Nessuna caccia al colpevole, solo un'indagine, lunga una notte, che porta ognuno a riflettere. Presentato in concorso all'ultimo festival di Cannes dove ha vinto il Gran Premio della Giuria.
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The Blues Brothers
In concomitanza con il trentennale dalla tragica morte di John Belushi, torna nelle sale una pietra miliare del cinema! Un'occasione unica e (forse) irripetibile per vedere su grande schermo le gesta dei fratelli Jake e Elwood.
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11 giugno 2012

Spartacus: Vengeance

Quando i film si fanno ad episodi.

Avevamo lasciato Spartacus e i gladiatori in un mare di sangue e di rabbia che li aveva liberati dalle catene opprimenti della schiavitù, li ritroviamo a distanza di qualche settimana intenti a fuggire e a massacrare i romani sul loro cammino. Abbandonata la sabbia dell'arena lo scontro è ora in terra aperta, dove continuamente ci si deve guardare le spalle e dove i nemici si sono fatti più potenti e siedono sul Senato di Roma, con il ritorno del legato Glabro al centro della vendetta. Divisi in fazioni interne, con Spartacus da una parte e i galli dall'altra, le difficoltà da superare per i ribelli saranno molte, ma c'è ovviamente posto per l'amore: da quello tormentato tra il protagonista e la schiava Mira a quello da ricongiungere tra Crisso e Nevia. In un'escalation di sangue e di gesta, con colpi di scena e inattese ricomparse, il clou è sicuramente rappresentato dall'episodio numero cinque, forse il più bello dell'intera produzione.

Ad ogni modo, la seconda stagione, più complessa e più impegnativa, porta lo spettatore in un mondo nuovo. Si deve ristabilire l'equilibrio perché non solo le costanti lotte nell'arena non vi sono più ma anche la maggior parte dei personaggi, per ovvi motivi, non è più in scena. I nuovi intrighi, con figure meno carismatiche come la giovane Sepia, non reggono il confronto con le redivive della prima stagione Ilithyia e Lucretia, così come, purtroppo, il nuovo Spartacus interpretato da Liam McIntyre manca della forza emotiva e del fascino di Andy Withfield.
Ma i fan non disperino, dopo l'iniziale confusione, si ritrova la carica di un tempo mossa dalla foga di vendetta e che porta ad un finale epico che prelude ad un'ancor più adrenalinica terza stagione. Non ci resta che aspettare quindi.



7 giugno 2012

Silenzio in Sala

Weekend di grandi e graditi ritorni e di nuovi arrivi... ecco cosa ci aspetta!

W.E. Edward e Wallis
Seconda prova di regia per Madonna, che con con questo film racconta il tormentato amore tra la divorziata Wallis Simpson e re Edward, che per lei rinunciò al trono. La storia si intreccia a quella odierna di Wally, intrappolata in un matrimonio infelice e in attesa di una svolta. Fischiato sonoramente alla sua presentazione londinese, arriva ora nei cinema per lasciare il verdetto al pubblico.
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7 Days in Havana
Presentato a Cannes, il film è un viaggio all'interno della città cubana raccontata da 7 registi diversi (tra cui Benicio del Toro e Emir Kusturica) per altrettanti giorni di avventure. Tra stereotipi e punti di vista originali, per farsi incantare dalla magia dell'Havana.
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La carica dei 101 & La bella e la bestia
Ritornano al cinema questi due grandi classici Disney per riportare in sala chi da sempre li ama e per farli scoprire ad un nuovo pubblico. Da non perdere!

5 giugno 2012

Marilyn

Andiamo al Cinema.


Ci si prova da sempre a far rivivere quel mito intramontabile che fu Marilyn Monroe. L’attrice icona del cinema, ormai resa immortale da segreti, amanti e una morte misteriosa, conta numerosi film copia e ancora più numerose sosia. Ci voleva ordine, e soprattutto eleganza. E così c’ha pensato una squadra all british, il regista Simon Curtis e il produttore de Il discorso del re, trasportando a Londra la diva in quella che è stata la tormentata produzione de Il principe e la ballerina ad opera del grande Laurence Olivier. Il dietro alle quinte del film mostra finalmente una Marilyn reale, bella e fragile, consapevole del suo ruolo di bomba sexy ma incapace di accettarlo, combattendo quindi strenuamente per far brillare prima di tutto il suo essere un’attrice. La storia, vera, è tratta dal romanzo di Colin Clark, che a sua volta parte dai suoi diari dell’epoca in cui, giovane ventitreenne, divenne il terzo assistente alla regia del film. In questa veste ebbe modo di entrare finalmente a contatto con il mondo del cinema a cui tanto ambiva, ma soprattutto di avvicinare la grande stella e diventarne insperabilmente amico, aiutante e amante.
Il film ruota tutto attorno a questa situazione, con la troupe che deve subire i capricci della diva Marilyn, con Olivier attratto dalla sua bellezza ma al tempo stesso in forte scontro con il suo metodo di lavoro… nella realtà come nella finzione quindi, tutto sta sulle spalle di Marilyn/Michelle Williams, che regala un’altra splendida performance che l’ha portata alla sua terza nomination all’Oscar in pochi anni. La Williams, seppur lontana dalla fisicità e dalla luminosità della Monroe, grazie ad un trucco strategico e ad un’interpretazione finalmente vera e lontana dai cliché (che qui appaiono proprio per svelare la vera personalità tormentata che stava dietro la maschera) porta sullo schermo la Marylin più onesta, nel privato come nel lavoro, incantando.
Il fascino di un film come questo sta tutto qui: riportare l’aura di un tempo, trasmettere il respiro di un’epoca passata non solo attraverso un’attenta rielaborazione di luoghi e costumi, ma anche attraverso scelte stilistiche che proprio alle commedie leggere degli anni ’60 fanno riferimento. Gli attori, tutti straordinariamente bravi -da Kenneth Branagh/Olivier a Julia Ormond/Vivien Leigh e Judi Dench/Sybil Thorndike- si calano nei loro ruoli alla perfezione, rendendo ancora più splendente la luce della stella di Marylin. Rivederla sullo schermo, per quanto fugacemente e con una storia di per sé semplice, è la vera magia che ci regala questo film.

3 giugno 2012

Torta Cacao-Amaretti!

Il Fabbricatorte.

Non è un dolce fresco ed estivo ma il suo profumo vi conquisterà! Questa torta è ottima per una buona colazione e se servita con della crema chantilly diventa perfetta anche per un dopo cena all'insegna delle coccole!

INGREDIENTI

2 uova
150g di zucchero
180g di farina
125g di burro
200g di amaretti
60g di cacao
1 bustina di lievito

PROCEDIMENTO

Iniziare mescolando assieme zucchero e burro stemperato, aggiungere poi le uova e creare una crema senza grumi. Amalgamare man mano la farina, il lievito e il cacao. Infine sbriciolare gli amaretti ed incorporarli al composto. Mescolare per bene il tutto, versare in una tortiera imburrata ed infarinata o coperta con della carta forno, quindi infornare per 30 minuti a 180° e... Buon Appetito!!




1 giugno 2012

Cosmopolis

Andiamo al Cinema.


Un regista come David Croneberg, un adattamento, il primo!, di un romanzo di Don DeLillo, un protagonista come Robert Pattinson con la voglia di scrollarsi di dosso i panni dell'eterno vampiro, la partecipazione a Cannes.
Gli ingredienti per un gran bel film ci sarebbero tutti. Ci sarebbero, sì, perché il risultato è tutt'altro, purtroppo.
Chi si appresta a vedere un film come Cosmopolis deve essere in primis avvertito della sua complessità che sta tutto nel vero autore della storia, in Don DeLillo, romanziere tanto geniale quanto difficile che negli anni ha saputo ispirare gente come David Foster Wallace tanto per citarne uno.
La verbosità, i dialoghi non sense e scollegati tra loro derivano quindi dalla sua prosa e messi in immagini non solo perdono forza ma obbligano lo spettatore al difficile ruolo di studente, sempre attento e vigile a ciò che si dice.
La trama piatta, con un protagonista monocorde e insensibile a ciò che lo circonda non aiuta. Vedere Robert Pattinson nei panni del ricco e menefreghista Eric Packer lo eleva sì dallo status di attore per teenager ma seguirlo nel suo folle progetto di rifarsi il taglio dal barbiere incurante delle proteste e dei pericoli a cui si espone vista la concomitanza della visita del Presidente degli Stati Uniti a New York rende il tutto ancora più soffocante. Non a caso la maggior parte del film è girata all'interno della limousine che trasporta Eric per la città e quando se ne esce è solo per rifugiarsi in stanze altrettanto chiuse e protettive, gli altri innumerevoli personaggi entrano ed escono dalla scena approcciando in modo diverso il protagonista (chi visitandolo, chi evitandolo, chi facendoci sesso).
La vera azione, quella scossa di adrenalina che finalmente ti cattura e che riesce a salvare, in parte, l'opera, arriva solo nel finale con un memorabile Paul Giamatti e un altrettanto memorabile scontro verbale, ovviamente.
Cronenberg voleva soddisfare i suoi fan, rimasti delusi dalla sua precedente prova in A dangerous method così distante dalle sue corde, ma il risultato è quel che è. La paranoia della protezione, la paura della malattia (affrontata con check up quotidiani -e che forse rappresentano le scene più cronenberghiane) temi cari al regista ci sono, ma sono così immerse nella prolissità dei dialoghi da non emergere e dal disturbare ulteriormente. Nonostante un cast spettacolare che oltre i già citati comprende anche Juliette Binoche e Samantha Morton, una regia comunque attenta nelle scelte fotografiche e nei movimenti di macchina, lo spettatore riesce a svegliarsi dal suo torpore solo con lo sparo di una pistola.