E' già Ieri. -2010-
Un po' Pirandello, un po' Kaufman.
Così Gabriele Salvatores torna a lla commedia.
Con Happy Family abbandona infatti i toni cupi e neri di "Io non ho
paura" e di "Come Dio comanda" per narrare in modo originale la
nascita di un film, e di un amore.
Il protagonista è Ezio, sceneggiatore per
vocazione, impegnato nella stesura di una storia in cui due famiglie agli
antipodi si scontrano, si conoscono e si uniscono causa matrimonio dei figli
adolescenti che non s'ha da fare. Il filo conduttore di ognuno dei personaggi è
però la paura e proprio a chi ha paura questo film è dedicato: c'è chi ha
quella di restare solo, di puzzare, che di morire, di essere abbandonato, chi
di non vivere appieno... ognuno dentro di sè si porta queste angosce che
influenzano le proprie scelte e il modo di affrontare la vita
E' Ezio stesso a raccontare la storia di
ognunodi loro, scrittore quanto mai originale che prende spunto da ciò che lo
circonda (meravigliosa la carrellata finale alla sua scrivania che ce lo
mostra) e che, pirandellianamente, entra
in contatto con i suoi "figli" che rivendicano il proprio diritto a
vivere e ad arrivare al THE END anticipato dal più classico dei blocchi da
scrittore. Perchè si sa, il processo di crescita e formazione deve avvenire,
l'amore trionfare, la morte insegnare, il finale dev'essere completo.
Salvatores si dimostra un maestro ad
orchestrare tutti gli ingredienti a sua disposizione, Abatantuono si riconferma
invece perfetto feticcio del regista che con la sua naturalezza e noncuranza
nel recitare spicca sempre sopra gli altri. Ma sono de Luigi e la Bilello la
vera rivelazione: due timidi a confronto che tengono la scena e che regalano al
film due perle di rara bellezza fotografica (italiana) facendo di Milano
l'altra coprotagonista –emozionante la sequenza notturna sulla sonata di
Chopin.
Il soggetto viene dal teatro (è di Alessandro
Genovesi), ma sarà per l'originalità della narrazione o sarà per l'alchimia fra
gli attori, sta di fatto che Happy Family è riuscito a diventare un prodotto
italiano che italiano non sembra, e forse sta proprio in questo la sua
bellezza.
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