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31 maggio 2014

Laputa - Castello nel Cielo

Once Upon a Time -1986-

Al suo secondo lungometraggio, Hayo Miyazaki ha ben capito la formula giusta per conquistare il suo pubblico e rendere le sue opere immortali.
Il suo creare mondi fantastici, il suo aggrapparsi alla nostalgia del mondo dell'infanzia che diventa protagonista, sono sicuramente gli ingredienti principali che ne decretano il successo. Ma c’è sempre qualcosa in più, c’è quel pizzico di magia via via diverso per ogni suo progetto che riesce a renderlo così unico.


Laputa rispecchia alla perfezione quel creare un universo fantastico aderente al reale, con quel castello nel cielo che lascia a bocca aperta e che si staglia tra le nuvole sopra un villaggio isolato altrettanto meraviglioso. I protagonisti sono poi due giovani ragazzi, Pazu, orfano dalle mille risorse e dalle mille conoscenze, volitivo e generoso, e Sheeta sballottata nella sua vita tra militari e pirati che vogliono impossessarsi della misteriosa pietra che tiene al collo e che solo lei riesce a far funzionare.
Proprio quella pietra li fa incontrare, facendo fluttuare nell’aria Sheeta, che trova così in Pazu un rifugio quasi sicuro inseguita com’è da tutti.
Ma la loro avventura è solo all’inizio, e Miyazaki, dividendo in tre parti ricche di humor e soprattutto di azione la sua storia, ci mostra tutti i voli che la fantasia sa fare, tutte le corse a perdifiato, le svolte e gli aiuti che nella loro strada questi ragazzi incontreranno.
E qui sta quel pizzico in più, non solo nella creazione di un castello incantato architettonicamente imponente che prende spunto nientemeno che da I viaggi di Gulliver di Swift, ma nella composizione di personaggi secondari unici, che rendono più pepata la storia. Parlo ovviamente del vecchio saggio Pon, ma in particolare della ciurma di pirati capitanati dalla folle Dola, inizialmente cattiva ma che poco a poco diventa non solo alleata di Pazu e Sheeta, ma loro amica. Con la sua energia e i suoi modi buffi e bruschi, con i suoi figli a lei succubi e presto vittime del fascino di Sheeta, a lei spetta la parte humor del film.


Laputa, per quanto un filino troppo lungo, scorre così liscio, in acrobazie nel cielo e in sussulti del cuore, trattando temi come l’ecologismo e la sete del potere in modo mirabile. E’ proprio nell’ultima parte, quella ambientata in un castello fluttuante ricco di vegetazioni e animali unici, che la fantasia del disegnatore più si scatena, regalando anche dei robot tuttofare che molto probabilmente hanno finito per influenzare Brad Bird nel suo Il Gigante di Ferro.
Arrivando ad un finale romantico ma, in tutta sincerità, un po’ enigmatico, il film ha potuto segnare nel passato per Miyazaki la sopravvivenza ancora in dubbio dello studio Ghibli, e per noi, ancora adesso, un ottimo esempio della bravura indiscutibile del maestro giapponese.


30 maggio 2014

Only Lovers Left Alive

Andiamo al Cinema

Quando si parla di vampiri al cinema, c'è sempre un po' di terrore.
Non per la vena horror che i film possono prendere con questi protagonisti, ma perchè da Twilight in poi è stato un susseguirsi di succhiasangue buoni per appassionare adolescenti in fase ormonale, per farne una qualche parodia neanche troppo spassosa, o qualche serie tv sul filone trash.
Se i vampiri in questione hanno però le fattezze di Tilda Swinton e Tom Hiddleston e vengono diretti da Jim Jarmusch, tutto cambia.


A cambiare sono i vampiri per primi, non più dediti ad azzannare colli, ma ben più sofisticati nei loro gusti: vista l'epoca in cui gli umani (o zombie, come simpaticamente ci chiamano) non fanno altro che ingurgitare pillole, droga o cibi poco salutari, meglio del sano sangue pulito in laboratorio, prezioso e raro da trovare.
Ricercati nei gusti, lo sono anche nello stile di vita, dandy e artisti, compositori di musica sopraffine (la colonna sonora firmata Jozef van Wissem è perfetta), divoratori di libri, collezionisti di chitarre e isolati dal mondo, di cui si stanno stancando.
Adam e Eve, nomi quanto mai metaforici, vivono così le loro notti, per lo più chiusi nelle loro case a Detroit, lui, a Tangeri, lei. Pochi contatti fedeli, poca vita mondana visti i fasti nel passato che includono amicizie con Byron, Shelley, Shakespeare, Tesla.
Richiamata in America dal pericoloso istinto suicida di Adam, Eve si troverà per l'ennesima volta ad affrontare la vitalità e la poca attenzione con cui la sorella Ava vive la sua di vita, in antitesi alla loro.
Il confronto è l'ennesimo buco nell'acqua, e costringe a una repentina partenza che segna anche un nuovo inizio.


C'è quindi molto simbolismo e molta cultura all'interno del film di Jarmush.
Sorretto quasi interamente da dei protagonisti come la Swinton e Hiddleston trattenuti ma sublimi (anche solo per la fisicità che donano ai loro personaggi) a cui si va ad unire una Mia Wasikowska sempre più prezzemolina ma sempre capace di lasciare il segno, Only Lovers Left Alive avanza con ritmo lento e sonnacchioso, evitando cliché, evitando l'orrore, ma facendo dei due vampiri degli esseri solitari e melanconici, che disprezzano e si prendono gioco della nostra modernità.
Il finale rimescola le carte in tavola, e fa acquistare al tutto un senso convincente dopo 2 ore di musica sopraffine, bevute chic e discorsi molto bohèmienne. Ad allietare gli occhi, poi, una costruzione minimale nel disordine abitativo, con una fotografia accurata e geometrica che esalta gli spazi e gli oggetti di cui Adam e Eve si circondano.
Se si tralasciano alcune scelte quasi parodistiche (vedasi i movimenti veloci sottolineati da un effetto sonoro degno di Paperissima), e il suo lento incedere, il film ha comunque il suo perchè, non fosse altro per la bravura degli attori coinvolti e per la nuova patina maledetta e chic con cui si torna a dipingere i succhiasangue.
Potrebbe essere qualcosa di più, ma senza fare gli snob, si torna ad accontentarsi.


29 maggio 2014

Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema

La stagione naturale al cinema si sta esaurendo, e a vedere dai titoli si fatica a dire il contrario. Nonostante l'uscita di punta firmata Disney sia tra le più attese dell'anno, a fargli da contorno solo un'altra pellicola dal sapore imperdibile, mentre il resto si divide tra cose di nicchia che difficilmente saranno reperibili e filmoni sparatutto che comunque richiamano gli appassionati.
Per capire meglio in che direzione andare, ecco qualche consiglio:

Maleficent
Le operazioni live della Disney sono sempre rischiose, vedasi Alice in Wonderland. A mettere un po' di pepe a questa rivisitazione de La Bella Addormentata nel bosco è sicuramente Angelina Jolie, nei panni di una cattivissima Malefica.
Basterà?
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Dom Hemingway
Un Jude Law sbruffone e rissoso è il protagonista di una ricerca di soldi e figlia dopo 12 anni di carcere. Ricadere nel giro dei furti, è però cosa facile.
Da segnare!
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Edge of Tomorrow
Tom Cruise è ormai affezionato ai kolossal spaccatutto, e affiancato (ahime) da Emily Blunt dà vita all'ennesima pellicola sulla minaccia aliena in un futuro non precisato. Nonostante sia la trasposizione del romanzo omonimo di Hiroshi Sakurazaka, anche no.
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In Ordine di Sparizione
Dalla Norvegia un film di azione e vendetta che vede protagonisti Stellan Skarsgård e Bruno Ganz. La storia è quella di un padre modello che non accetta la morte per overdose del figlio, e inizia così una sua indagine ricca di sangue.
In concorso a Berlino.
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Giraffada
Arriva invece dalla Palestina un film fiaba, che racconta di come un veterinario di uno zoo e suo figlio cercarono un nuovo compagno per la giraffa Rita, dopo la morte del suo Brownie, vittima dei bombardamenti. Ispirata a fatti realmente accaduti, la vicenda è ovviamente intrisa di metafore.
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Song of Silence
Il viaggio del mondo continua in Cina, dove un altro fatto realmente accaduto viene trasposto da Chen Zhuo. La storia è quella di una giovane sordomuta, sballotatta tra madre, zii e padre, alla ricerca di un equilibrio famigliare difficile da trovare.
Distribuzione indipendente, quindi con il contagocce.
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Bologna 2 agosto... I giorni della collera
La prima ricostruzione cinematografica degli eventi drammatici di Bologna porta firme e nomi poco conosciuti. Potrebbe essere un bene, ma visto il Trailer il rischio cantonata è alto, sopratutto visto il tema trattato.





Pane e Burlesque
Quando non si fa i seri, si fanno le commedie. Ecco quindi Laura Chiatti, Sabrina Impacciatore e Caterina Guzzanti sfidarsi a colpi di burlesque in un paesino del Sud Italia.
Ne sentivate il bisogno?
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Resistenza Naturale
Jonathan Nossiter a 10 anni dalla sua inchiesta sui viticoltori francesi in Mondovino, arriva in Italia, per parlare di chi non si è piegato alla standardizzazione ma è legato alle tradizioni e alla sua terra.
Un documentario per appassionati di vino e non solo.
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Goool!
Continua il periodo buio per l'animazione, e si va quindi a pescare in Argentina un film perfetto per il periodo mondiale a cui si ci sta avvicinando. Peccato che sport e cinema difficilmente vadano d'accordo, e il risultato è prettamente per i più piccoli.
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28 maggio 2014


Vi aspettano dal Bradipo per la loro prima intervista!


Maps to the Stars

Andiamo al Cinema

Si accendono le luci e pensi: "Mi devo sentire in colpa se questo film mi è piaciuto?".
Sì, dopo aver massacrato Cosmopolis, dopo aver pensato al peggio ad una nuova collaborazione con Robert Pattinson, dopo aver fatto un breve excursus sul passato del regista, il fatto che il suo ultimo film non mi abbia turbato e solo in parte inquietato, è un bene o male?
Difficile dirlo, davvero, perchè alcune cose in Maps to the Stars funzionano alla meraviglia, altre molto meno.
Funziona la trama, che vede tre storie incrociarsi nel segno del fuoco, vede personaggi ai margini simbolo di una Hollywood decadente, vede dialoghi carichi di ironia e di uno humor nero muoversi nel mondo di oggi, mostrando tutto il marcio del cinema e del suo ambiente.
Funzionano ancora di più gli attori, con una Julianne Moore strepitosa, giustamente premiata a Cannes che qui non si risparmia nel mostrarsi e nell'essere fisica nella sua interpretazione, con una Mia Wasikowska che pian piano scala lo star system anche se finisce in progetti sempre ambigui, e funziona pure Robert Pattinson, decisamente più espressivo ma pur sempre relegato in una limousine, senza passo allungato però.
A funzionare meno sono invece John Cusack in un ruolo urlato, e una realizzazione non eccelsa, che culmina in un effetto speciale francamente orrendo e nella ripetizione al limite dell'ossessione della splendida poesia di Paul Eluard, che perde così in efficacia.


Preso nella sua singolarità, Maps to the Star lascia decisamente il segno, dipingendo al pari delle Bling Ring girls di Sofia Coppola e molto meglio di Lindsay Lohan in The Canyons una società dell'apparire che ha nel fastidioso Benjie Weiss e nella narcisista Havana Segrand gli esempi perfetti.
Cronenberg sembra così voler deridere tutto questo, infarcendo il film di riferimenti all'oggi, tra attori affermati (da Emma Watson a Carrie Fisher, nei panni se stessa, da Anne Hathaway a Ryan Gosling) e piccoli divi che crescono parecchio male, tra pratiche new wave e spirituali.
C'è spazio così anche per una psicologia spiccia, per momenti epifanici e traumi da superare simbolizzati senza neanche troppi misteri, all'interno di una storia, o tre storie, che nel misterioso e nel non detto vorrebbero vivere, ma che invece appaiono poco approfondite nei momenti cruciali e lasciate sospese in un finale quasi forzato, in una soluzione pulp e violenta che comunque un po' ci si aspetta.


Preso quindi all'interno del discorso del regista, il film si fatica ad incasellare, soprattutto perchè con gli ultimi suoi lavoro Cronenberg sembra essersi perso, a partire dal quasi didascalico A Dangerous Method e passando per il più soporifero e più ostico Cosmopolis. Nonostante il richiamo ad un cinema della carne ci sia, e ben marcato sulla pelle della Wasikowska e dalle sempre funzionali musiche di Howard Shore, manca decisamente la stessa sensazione estrema delle prime pellicole.
Come detto, però, quando le luci si accendono il film continua a funzionare e a piacere, preso come affresco sprezzante dell'oggi, dimenticando quanto del regista si è visto o si è detto, tralasciando, almeno per una volta, difetti di sceneggiatura e di carattere.



27 maggio 2014

Mad Men - Stagione 7, Prima Parte

Quando i film si fanno ad episodi

La visione di una puntata di Mad Men provoca l'entrata in una bolla temporale che trasporta ad atmosfere d'altri tempi, a degli anni '60 mai urlati, mai cliché e sempre ricchi di fascino e di stile.
Così, poco importa se i temi raccontati finora si sono ripetuti, se nulla di nuovo sembrava avvenire, perchè quest'atmosfera è tanto cara allo spettatore che difficilmente la si abbandona.
Di cose, però, ne succedono parecchie in questi soli 7 episodi che compongono la prima parte dell'ultima stagione, divisa in due tronconi dalla AMC come già Breaking Bad.


Il Don Draper che ci troviamo davanti dopo il suo momentaneo licenziamento avvenuto a fine sesta stagione, è ben diverso dal Don della quarta, non affoga nell'alcool, non finisce in avventure e storielle di poco conto, ma si controlla, mente per il suo ego alla moglie e ai figli, cercando come può di tirare avanti senza la sua casa -la SC&P-, senza i suoi colleghi.
E' un Don, quindi, che s'impegna, anche quando vede crollarsi tutto davanti, anche quando più per pietà e costrizione torna a lavoro, degradato della sua carica e messo in un angolo. Nella sua preparazione alla battaglia, non mancano le cadute, non mancano le perdite, ma la sua caparbietà è forse quella di una volta.
Pur concentrandosi quasi esclusivamente sulla sua figura (e i finali d'episodi focalizzati sul suo volto lo sottolineano), Mad Men lascia ampio spazio ai suoi comprimari, divisi tra New York e Los Angeles, con l'ormai cresciuta Peggy che proprio da Don ha imparato, a cui non mancano continui scivoloni, ma che proprio nella figura che potrebbe essere allo stesso tempo quella dell'uomo ideale, di padre e di mentore si affida nel momento del bisogno. E così i due assieme danno vita all'episodio più significativo di questa prima parte, in una strategia che ricorda i tempi andati di un'amicizia e di una serie.


Nel frattempo Pete è sempre più draperiano ma privo dello stesso fascino, Betty gioca alla casalinga disperata e alla madre snaturata, Sally cresce a vista d'occhio e fa finalmente confessare al padre la verità, Roger approda finalmente a una sua visione del lavoro.
C'è spazio e tempo per tutti, quindi, per personaggi che ormai si conosce come una famiglia e che si segue sbandare e rialzarsi, senza dimenticare attimi di tagliente ironia e di comicità (in questi episodi affidati alla segretaria svampita di Don).
Perchè se l'atmosfera ricreata è riuscita grazie alla classe con cui la serie viene interpretata e prodotta, il merito è certamente dato dalla scrittura, con sceneggiature fatte di parole calibrate e di semplici sguardi significativi che elevano il prodotto a opera.
Il finale spezzato, lascia carichi di speranza, con qualche lacrima versata e più di un sorriso che corona un addio inaspettato -ma come sempre elegante- metaforizzato da uno sbarco sulla Luna e uno spot d'impatto e emozionante.
Pronti e impazienti per un settembre ancora troppo lontano che ci consegnerà l'ultima parte, continuiamo ancora un po' a crogiolarci in questa bolla ricca di stile.


26 maggio 2014

MArte Awards 2014

Giovani registi, vi si cerca!
La sezione cinema di MArteLive è infatti alla ricerca di nuovi talenti nel settore della regia cinematografica.
I MArteLive Awards sono ormai giunti alla dodicesima edizione, con l’obbiettivo di mettere in evidenza i giovani talenti del campo, dando loro visibilità e la possibilità di essere giudicati ed esaminati da una commissione di esperti del settore.


Per partecipare basta registrarsi nella sezione di competenza all’interno del sito dei MArte Awards, che spaziano tra le diverse arti.
I migliori artisti selezionati parteciperanno così alla finale nazionale nella BiennaleMArteLive 2014, un evento che quest’anno coinvolgerà tutta la città di Roma per sei giorni e sei notti in 30 location differenti e vedrà la partecipazione di oltre 900 artisti tra guest ed emergenti delle varie discipline.
Sono previsti circa 300 spettacoli tra concerti, performance, rappresentazioni teatrali e di danza, proiezioni, installazioni, reading, street art e dj set nelle periferie, videomapping di monumenti e altro in perfetto stile MArteLive.

Cosa aspettate, allora, leggete il regolamento e se avete le carte in regola, iscrivetevi e fatevi conoscere!

Per informazioni:
iscrizioni@martelive.it
info@martecard.eu

Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend

Tra sole, elezioni e uscite poco interessanti, le sale si sono decisamente svuotate in questa settimana, visti i numeri poco esaltanti anche delle prime posizioni. A sovrastare battendo subito il lucertolone giapponese, ci sono gli X-Men, mentre il resto della classifica stupisce per la presenza costante di uno Spiderman e di un Wes Anderson ormai in circolazione da parecchio!
Le new entry arrivano invece da Cannes, con la Rohwacher che dopo la vittoria del Grand Prix si aggiudica anche un quinto posto, seguita da Cronenberg che già divide la critica.


I dettagli:

1 X-Men - Giorni di un futuro passato
week-end € 2.342.725 (totale: 2.342.725)

2 Godzilla
week-end € 874.576 (totale: 4.128.640)

3 Grace di Monaco
week-end € 389.060 (totale: 1.444.092)

4 Ghost Movie 2 - Questa volta è guerra
week-end € 356.621 (totale: 1.376.479)

5 Le meraviglie
week-end € 207.333 (totale: 207.333)

6 Maps to the Stars
week-end € 192.068 (totale: 220.835)

7 Poliziotto in prova
week-end € 150.440 (totale: 150.440)

8 The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro
week-end € 92.978 (totale: 9.063.170)

9 Grand Budapest Hotel
week-end € 72.819 (totale: 4.157.832)

10 Nut Job - Operazione noccioline
week-end € 57.658 (totale: 824.723)

25 maggio 2014

That's 70's Day - Lovelace


La congrega dei blogger si è riunita questo mese per parlare non più di un attore o di un regista che festeggia il suo compleanno, ma addirittura di un'epoca, di un decennale, che da sempre è base ricca di spunti per il cinema.
Sono gli anni '70, signore e signori, gli anni della contestazione giovanile, gli anni dei tumulti per la Guerra in Vietnam, gli anni dell'amore libero e delle droghe, gli anni della rivoluzione sessuale.
E quale film meglio la può rappresentare se non quello dedicato alla vita dell'icona di tutto questo, Linda Lovelace?


Bè, in tutta onestà, forse rappresentanti migliori ce ne sarebbero, perchè passando dal documentario al film live (con intermezzo d'autore rappresentato da Urlo), Robert Epstein e Jeffrey Friedman perdono decisamente tono e efficacia.
Il loro ritratto non solo della pornostar più famosa dell'epoca ma anche del film che cambiò inevitabilmente la sua vita e l'industria del porno, è infatti quanto di più edulcorato possibile.
Riferimenti e momenti sessuali sono ovviamente presenti, ma l'intento dei registi sembra più quello di voler glorificare una persona che semplicemente raccontarla, usando tutti i mezzi pietistici del caso nel farlo: dalla musica lacrimevole alla lieto fine degno di una fiction, edulcorando il più possibile la figura controversa di Linda.
Si parte infatti mostrandocela puritana e per bene all'interno di una famiglia che dopo una sua gravidanza imprevista la tiene in riga, con coprifuoco e controlli, fino all'incontro con Chuck Traynor, che ben presto la sposa e inizia a sfruttarla, vedendo nelle sue capacità amatorie la possibilità di un guadagno.
La Plymouth Distributing non ci penserà due volte, e costruirà attorno alla sua "gola profonda" il film epocale che sdoganò il porno nella cultura popolare, facendo di lei una stella e un'icona.
Tutto bene fin qui, verrebbe da dire, ma passati 6 anni si torna indietro, mostrando tutte le ombre che le luci della ribalta tenevano nascoste: i soprusi, le violenze, gli obblighi a cui Chuck costringeva Linda, la sua lotta per far affiorare la verità, per cancellare quei 17 giorni nel mondo del porno che le hanno inevitabilmente e incancellabilmente cambiato la vita.


E qui il film si perde e si sofferma fin troppo sull'innocentismo della donna, calcando sempre più la mano e dimenticando le possibilità che raccontare questi lati nascosti potrebbe portare -anche se non poi tanto visto che la stessa attrice li raccontò nella sua biografia bestseller Calvario.
Anche l'ambientazione sembra così accessoria, sottolineata solo dai costumi d'epoca e dalla musica funky, sfondo naturale della vicenda che non ha il giusto posto, oscurato dai fatti raccontati che poco tengono conto del contesto culturale. Questo è infatti utilizzato come una cornice, nonostante si tenti attraverso i titoli dei giornali, i filmati delle tv dell'epoca di mostrare la vastità del fenomeno Gola Profonda.
A convincere fin là è anche il cast, con Amanda facciastrana Seyfried a cui manca decisamente l'appeal e l'energia di Linda, con Peter Sarsgaard parecchio cattivo, e poi con star e starlette che appaiono qui e là senza lasciare il segno, da James Franco e Adam Brody, da Juno Temple, Bobby Cannavale all'irriconoscibile Sharon Stone.
L'operazione biopic che voleva quasi dare scandalo, finisce così in una bolla di sapone, facendo quasi il verso a un molto più riuscito e un molto più in linea coi tempi e con il mondo che voleva raccontare Boogie Nights, senza dire nulla di più e nulla di nuovo su un film che continuerà a vivere e a rappresentare, meglio di oggi, anni così tumultuosi.


Per continuare a rivivere o vivere i fantastici 70s, passate anche da questi blog:

24 maggio 2014

Cannes 2014 - I Vincitori


A differenza dello scorso anno, questa edizione del Festival di Cannes è stata seguita gran poco dalla sottoscritta.
Ma i premi meritano sempre il loro spazio, anche perchè vedono una nostra promettente regista vincere inaspettatamente! Oltre alla giovane Rohrwacher, ci sono comunque grandi nomi tra i premiati, a partire dall'altro giovane con un pedigree che conta (Xavier Dolan) fatto vincere assieme al più anziano in gara, Godard.
Un premio se lo aggiudica pure il Cronenberg già in sala, e il Miller de L'Arte di vincere.
Ma ecco cosa la giuria presieduta da Jane Campion ha più apprezzato e che, inutile dirlo, si spera arrivi presto nelle nostre sale:

Palma d'oro
Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan

Gran premio della Giuria
Le meraviglie di Alice Rohrwacher

Miglior regia

Bennett Miller per Foxcatcher

Premio della Giuria
Mommy di Xavier Dolan e Adieu au langage di Jean-Luc Godard

Migliore attore
Timothy Spall per Mr. Turner di Micke Leigh

Migliore attrice
Julianne Moore per Maps to the Stars di David Cronenberg

Miglior sceneggiatura
Andrey Zvyagintsev e Oleg Negin per Leviathan

Camera d'or per la migliore opera prima

Party Girl di Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Theis


Arrietty - Il Mondo Segreto Sotto il Pavimento

E' già Ieri -2010-

Il mondo che è più bello da esplorare all'interno dello studio Ghibli, è sempre quello della fantasia.
Anche se rimane solo dietro ad una sceneggiatura, infatti, l'impronta Miyazaki si può sempre sentire in tutta la sua magia, e qui dà vita all'ennesima fiaba da godere a occhi aperti, carica di tutti quegli elementi che sanno di nostalgico e di fantastico.
Alla sua prima prova da regista, Hiromasa Yonebayashi, si trova così a trasporre una storia dal sapore universale, ambientata in una campagna ideale fuori Tokyo e con due mondi a cui dare libero volto.


I protagonisti sono infatti Sho, fragile ragazzo malato di cuore, mandato dai genitori dalla nonna per riposare prima di una cruciale operazione, e Arrietty, ragazzina coraggiosa e testarda, che assieme ai genitori vive sotto il pavimento della villa di Sho.
Già, perchè Arrietty e la sua famiglia sono forse gli ultimi prendimprestito rimasti, esseri piccoli piccoli che vivono prendendo in prestito cibo e altri oggetti dagli esseri umani, avendo cura di non essere mai scoperti e mai visti, perchè gli umani, si sa, sanno essere spietati.
Ma Arrietty vede qualcosa di diverso in Sho, così come Sho vede qualcosa di diverso in Arrietty, e i due finiscono per instaurare un rapporto d'aiuto e di rispetto, di curiosità reciproca, nonostante le titubanze e le preoccupazioni della famiglia.
Il cattivo della situazione è però dietro l'angolo, nelle sembianze quasi innocenti della domestica Haru, che di questi prendimprestito  si vuole liberare.


L'alchimia tra i due protagonisti, con lei indomita e irriverente, lui timido e rispettoso, rimanda alle storie più classiche, dove l'amicizia e l'incontro tra diversi fa sempre scaturire avventure.
Ma il vero fiore all'occhiello del film sta tutto nella sua animazione, nel suo mettere il mondo al punto di vista abbassato di Arrietty, ingigantendo così mobili, cibo, animali e creando il suo, di mondo, utilizzando oggetti comuni nei modi più disparati e fantasiosi. Ne esce così un capovolgimento impressionante e ricco di fascino, fatto di ambienti unici -casa delle bambole compresa- che mostra tutta la maestria e la bravura dei disegnatori giapponesi.
L'incanto scatta quindi immediato, e la sensazione è quella dei grandi film Ghibli, o anche dei grandi film in generale, che sa di eterno e fanno sorgere un sorriso spontaneo che persiste quando le luci si riaccendono.


23 maggio 2014

To the Wonder

E' già Ieri -2012-

Dei campi di grano poetici, dei movimenti di macchina dal basso che vanno attorno ai protagonisti, una voce fuori campo altrettanto poetica, e il suo soffermarsi sulla natura, sugli animali, sulla loro bellezza.
Sì, siamo di nuovo di fronte ad un film di Terrence Malick.
Ma la differenza con I giorni del cielo, visto e recensito solo qualche giorno fa, è decisamente notevole, e a farla non sono certo i quasi 35 anni di distanza l'uno dall'altro.
Il regista notoriamente lento nella sua concezione di un film e nella sua realizzazione, che si prese una pausa ventennale prima di partorire nuove idee, si è messo nel giro degli ultimi anni a farne due e a metterne in cantiere altrettanti, e forse, proprio questo suo eccesso di progetti lo ha fatto sbandare nel facile e pericoloso rischio della ripetizione.


La bellezza, la poesia e l'incanto di The Tree of Life sono infatti innegabili, e sono riusciti a conquistare il pubblico e la critica, almeno in parte.
Il regista sembra qui voler ripetere la stessa formula, attraverso però un tema molto meno potente e molto meno d'impatto, passando dall'amore e dalla perdita di un figlio, alla fine e alla costruzione di un amore.
I protagonisti sono così una giovane madre francese e un ambientalista americano, che si incontrano a Parigi iniziando una storia d'amore che partirà dalla meraviglia di Mont Saint-Michel per approdare nei campi incontaminati (per ora) del Texas. La loro convivenza non sarà affatto facile, e poco ci è mostrato, molto ci è lasciato intuire sui problemi che li affliggono, tra fede, una figlia insofferente e una passione troppo unilaterale.
Ancora una volta, a parlare sono le immagini, mentre i dialoghi sono per lo più abbandonati e lasciati alla voice over poetica che ci guida e tenta di dare un senso a ciò che si vede, con la natura, l'onirico e il simbolico che spesso prevalgono.


Il problema è però che manca non solo l'effetto sorpresa in questa costruzione, che finisce quindi per essere un effetto ripetizione, ma anche dei protagonisti convincenti: la divina Jessica Chastain viene sostituita da una comunque bella Olga Kurylenko, Brad Pitt assume i panni monoespressivi di Ben Affleck, compare brevemente l'incantevole Rachel McAdams e pure l'abbastanza accessoria Romina Mondello, per non parlare di Javier Bardem, prete in crisi spirituale che è al centro della storia parallela dei due amanti, che sembra non appartenere al film, ma essere messa lì tanto per, come poi anche il tema ambientalista.
A salvare Malick potrebbe essere la fotografia, evocativa, splendente e suggestiva, soprattutto sul fronte parigino, ma anche qui s'incappa in qualcosa di già visto e conosciuto, in carrelli che girano attorno agli attori, che li inquadrano dal basso e li inseguono in continue giravolte che presto stancano.
E a stancare è la sceneggiatura stessa, anzi, il film stesso, che sembra non dire nulla di nuovo, non affrontare nulla da un nuovo punto di vista, nonostante l'occhio solitamente attento del regista, che incespica e riproduce la sua miglior prova, quando in realtà di carte in mano, magari anche migliori, ne avrebbe da giocare.
E così a prevalere è la sensazione di un passo falso, di un'occasione sprecata che brucia più di una semplice delusione.


22 maggio 2014

Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema

Le uscite tornano ad essere relativamente normali, sfornando il blockbuster di turno più qualche nome d'autore direttamente dalla Croisette.
Molte incertezze quindi, e poco per cui correre, meglio fare ordine con qualche consiglio:

Maps to the Stars
Riuscirà David Cronenberg a fare ammenda a quel che è stato uno dei più insostenibili film visti in sala dalla sottoscritta (v, Cosmopolis)? La scelta di riassoldare Robert Pattinson non sembra promettere bene, fortuna che ci sono Julianne Moore, Mia Wasikowska e John Cusack a completare il cast, per una storia ambientata nello spietato mondo dello spettacolo.
L'accoglienza a Cannes, comunque, non è stata delle migliori.
Già da ieri nei cinema.
Trailer

X-Men - Giorni di un Futuro Passato
Potrebbe quasi essere un reboot questo ennesimo capitolo della saga dei mutanti. E se solo il genere comics mi interessasse un po', potrei anche dargli una chance visto che i protagonisti in questione hanno nomi come Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Halle Berry, Ellen Page e Peter Dinklage.
Per il momento, però, lascio il posto agli appassionati.
Trailer

Le Meraviglie
Unica italiana in concorso a Cannes, Alice Rohrwacher presenta un film dal sapore bucolico. Protagonista una giovane campagnola che vorrebbe fuggire dalla sua routine, ma con l'arrivo di un ragazzo da reinserire in società e di una troupe televisiva questa viene già scombussolata. Forse in meglio.
Nonostante il T'appartengo di Ambra, decisamente radical chic.
Trailer



Ana Arabia
Un lungo piano sequenza a rappresentare il racconto orale così tipico delle terre arabe. Amos Gitai segue una giornalista in un quartiere dove israeliani e palestinesi convivono, facendo però più un esercizio di stile che qualcosa di indimenticabile.
La Recensione Veneziana




Cam Girl
Già il nome di Mirca Viola alla regia non promette nulla di buono.
Già il cast formato da Antonia Liskova, Alessia Piovan, Ilaria Capponi, Marco Cocci, Maria Grazia Cucinotta e Enrico Silvestrin fa pensare al peggio.
Già la tematica volutamente scandalosa infastidisce.
Per finire, il Trailer toglie ogni dubbio.




Poliziotto in Prova
Classico film di azione che mescola la mal sopportazione di un fratello per il futuro cognato, l'elemento poliziesco e le tante vicissitudini.
Ice Cube come protagonista non è poi il nome giusto per far ben sperare o per richiamare pubblico.
Almeno si spera.
Trailer

21 maggio 2014

I Giorni del Cielo

Once Upon a Time -1978-

Che cosa fa di un film, un film di Terrence Malick?
Probabilmente pochi elementi servono per distinguerlo dalla massa: dei campi di grano poetici, dei movimenti di macchina dal basso che vanno attorno ai protagonisti, una voce fuori campo altrettanto poetica, e il suo soffermarsi sulla natura, sugli animali, sulla loro bellezza.
Ovviamente tutto questo è racchiuso anche ne I giorni del cielo, ultimo film prima della pausa ventennale che il regista si prese, e che gli ha probabilmente dato il riposo necessario per la sfilza di film in uscita e in lavorazione che ha al momento.


Il tema di questa pellicola sembra riprendere e modificare quello della fuga e dell'insoddisfazione già affrontata con La Rabbia Giovane. Anche in questo caso, infatti, i protagonisti sono due giovani che scappano, abbandonando una vita non facile a Chicago dopo che Bill ha ucciso il suo padrone di fabbrica. Il ragazzo decide così di spingersi nelle enormi distese agricole del Texas assieme alla fidanzata Abby e alla sorella di lei, Linda, fingendosi tutti una famiglia.
Il lavoro da quelle parti non manca, ma Bill, come dice Linda, è quel genere di persona che vuole più di quel che gli serve, e spinge così Abby tra le braccia del proprietario terriero, sperando che la sua malattia li lasci ricchi eredi.
Ma se i conti non vanno fatti senza l'oste, al cuore non si comanda, e i detti hanno sempre la loro base di verità.
Ovvio così aspettarsi una girandola di gelosie e vendette che vedrà la fuga come soluzione estrema a tutti i problemi possibili. Questa volta però, non c'è la gloria ad attenderli (come era invece per Martin Sheen), c'è forse una nuova vita, che continua però a solcare campi già esplorati.


Trattandosi di un film di Malick, è bene ricordare che la trama per quanto ancora lineare rispetto a un The Tree of Life, è inframmezzata da quelli che sono sipari naturalistici di rara bellezza, su cui l'occhio del regista si è probabilmente posato durante le riprese.
Gli elementi di cui sopra sono tutti presenti in questo film, e tutti vanno ricondotti al lato tecnico della fotografia, impeccabile e attenta ai dettagli, capace così di essere metaforica ed evocativa. Non a caso, l'unico premio Oscar delle 4 nominations ricevute, se lo è portato a casa proprio Néstor Almendros.
La musica non è certo da meno, composta e riarrangiata dal nostro Ennio Morricone, riesce a catturare e descrivere i sentimenti sempre più tormentati dei protagonisti, laddove un Richard Gere non riesce espressivamente o la bellezza di Brooke Adams oscura.
Al suo secondo lungometraggio, quindi, il regista conferma di avere delle qualità uniche e probabilmente irripetibili, per raccontare i tumulti del cuore, i sentimenti repressi e la forza della natura come loro metafora.


20 maggio 2014

Orphan Black - Stagione 1

Quando i film si fanno ad episodi

Cosa fareste se trovaste il vostro sosia per strada?
E se il vostro sosia dopo avervi visto si buttasse sotto un treno?
Situazioni al limite dell'impossibile, dite?
Non per Sarah Manning, che tornata in città dopo 10 mesi di fuga, vede la sua copia perfetta suicidarsi sotto i suoi occhi.
E cosa fa lei?
Senza troppa esitazione le ruba prima la borsetta, poi l'identità.
Peccato che Beth Child sia una poliziotta, al momento sospesa perchè colpevole di aver sparato ad un civile, la cui vita era parecchio sottosopra.


Da questa premessa, e da questo pilot, ci si aspetterebbe una serie dove lo scambio d'identità va via via a creare una situazione a rischio, sopratutto se di mezzo ci si mette il cuore -e non solo- con Sarah che si concede al suo non fidanzato Paul.
Invece, già con il secondo episodio, Orphan Black mette in chiaro la sua vena sci-fi, perchè Beth non è l'unica sosia in circolazione, ma ce ne sono come minimo altre 8, tra cui la casalinga disperata di periferia, la secchiona/alternativa universitaria, la tedesca e la psicopatica religiosa la cui missione e farle fuori una ad una.
Il mistero che le lega si fa sempre più fitto, e quando anche la polizia incalza, per non parlare del passato, le cose si fanno ingarbugliate.


Fortunatamente, però, ad essere ingarbugliata non è la sceneggiatura, capace di svilupparsi sia in orizzontale che in verticale non perdendo mai il mordente grazie a un mix sapiente di azione, dubbi e ironia.
A tal proposito, assolutamente necessario l'ormai immancabile personaggio gay, Felix, amico di Sarah ma a poco a poco anche delle altre copie, davvero idolo e irresistibile.
I 10 episodi che compongono la prima stagione vengono così macinati uno dietro l'altro, mantenendo il ritmo l'appeal. Il merito è soprattutto della tuttofare Tatiana Maslany, le cui trasformazioni caratteriali sono davvero impressionanti e convincenti!
A dare il tocco finale, una colonna sonora niente male, e un montaggio intelligente che si sofferma su ambienti freak e classy.
Scoperta con estrema colpa un anno dopo la sua messa in onda, mi sento comunque fortunata, perchè dopo un finale bello corposo, ho già degli episodi ad aspettarmi!
E li vado subito a divorare.


19 maggio 2014

Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend

Passata la Festa del Cinema, gli incassi decollano solo per il blockbuster di turno, ovvero il lucertolone. Si fermano sotto il milione invece, tutti gli altri, a partire dall'ennesimo film parodia destinato ai più giovani e al biopic di classe che non aveva convinto nemmeno a Cannes.
Delle altre nuove uscite nemmeno l'ombra, e non viene da chiedersi perchè.
Unico peccato, però, per gli amanti che sopravvivono.


1 Godzilla
week-end € 2.591.637 (totale: 2.591.637)

2 Ghost Movie 2 - Questa volta è guerra
week-end € 853.610 (totale: 853.610)

3 Grace di Monaco
week-end € 809.457 (totale: 809.457)

4 The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro
week-end € 283.377 (totale: 8.905.455)

5 Un fidanzato per mia moglie
week-end € 162.904 (totale: 1.604.084)

6 Grand Budapest Hotel
week-end € 151.270 (totale: 4.041.862)

7 Nut Job - Operazione noccioline
week-end € 145.852 (totale: 738.753)

8 Fino a prova contraria - Devil's Knot
week-end € 135.612 (totale: 485.661)

9 Brick Mansions
week-end € 134.151 (totale: 1.349.885)

10 Rio 2 - Missione Amazzonia
week-end € 111.054 (totale: 5.823.657)